L’ARCOBALENO DI DIO



Prima Domenica di Quaresima(Anno B)
Dopo un temporale la visione dell’arcobaleno è sempre un bel vedere che rende sereni. Sembra di stare in mezzo, di essere l’interfaccia di una realtà che abbraccia cielo e terra. Il protagonista, infatti, non è l’arcobaleno, ma ciò che esso rappresenta dal punto di vista emozionale per chi, estasiato, lo ammira come segno della bellezza del creato e come dono del Creatore. 
Infatti:“…questo è il segno dell’alleanza che io pongo tra me e voi e ogni essere vivente che è con voi per tutte le generazioni future.” (dal Libro della Genesi)
Quando si legge di “generazioni future” si fa riferimento alla nostra, siamo noi che veniamo chiamati in causa. Perciò siamo la controparte di quella alleanza che presenta, come logica, diritti e doveri. Il diritto principale che ci contraddistingue è quello della libertà di rifiutare questa alleanza e di vivere senza riconoscere alcun diritto a Colui che ci ha creato. La negazione dei nostri doveri. Questo avviene soprattutto quando ci mettiamo al centro del nostro mondo pensando di poter determinare ciò che è giusto o sbagliato a seconda degli umori, delle mode, delle utopistiche illusioni che coltiviamo, del potere che possiamo gestire. Salvo scoprire poi che niente è come vorremmo, perché tutto si trasforma lasciando una striscia di errori e di malefatte da vergognarsene per tutto il resto della vita. Hai voglia poi di:“…i peccati della mia giovinezza e le mie ribellioni non li ricordare: ricordati di me nella tua misericordia, per la tua bontà Signore.” (dal Salmo 24)
Il Buon Dio conoscendoci fin dal profondo, dal primo uomo fino all’ultimo fra di noi, non poteva intervenire sulla nostra ottusità obbligandoci a riconoscerlo come Padre, ma per amore nostro scelse di sacrificare il suo Figlio Gesù Cristo dando compimento a quella alleanza sancita con il Sì della fanciulla Maria in quel di Nazareth. L’esperienza concreta e tangibile della vita terrena di Gesù si suggella, così, per tutte le “generazioni future”, tanto che Pietro nella sua Prima Lettera può dire:“…Cristo è morto una volta per sempre per i peccati…reso vivo nello spirito. E nello spirito andò a portare l’annuncio anche alle anime prigioniere che un tempo avevano rifiutato di credere.”
Questo passo allude alla probabile discesa di Cristo agli inferi nel tempo intercorso fra la sua morte e la sua risurrezione per la liberazione dei “santi”, cioè dei giusti che attendevano la sua venuta nella fedeltà all’alleanza stabilita da Dio con il suo popolo. Giusti come, appunto, Noè e la sua famiglia, come pure di tutti quelli che non conoscendolo hanno vissuto come rivolti, in attesa, verso la sua attestazione.
Per questo mi piace pensare a tutte le creature che sono state uccise prima di nascere, con l’aborto volontario, come a figli privilegiati e salvati dalla sua morte in forza della sua discesa negli inferi di quella umanità che non ha accettato la sua alleanza.
Per questo diventa essenziale il messaggio del Vangelo di oggi:“…dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il Vangelo di Dio e diceva: “il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino, convertitevi e credete al Vangelo.”
Non c’è più tempo, l’arcobaleno è apparso, quante volte per ciascuno di noi è apparso, non possiamo più fare finta di niente: o estasiati accettiamo la proposta, oppure andiamo per la nostra strada, lontani dal Regno di Dio, verso le lande della morte. Sappiate, però, che non ci sarà una seconda discesa negli inferi.
Gen 9,8-15 / Sal 24(25) / 1Pt 3,18-22 / Mc 1,12-15
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