VEGLIARE COME UNA SENTINELLA



Prima Domenica di Avvento (Anno B)
Nella casa che ci è stata affidata c’è sempre qualcuno che è pronto ad uscire per andare incontro al Signore, a Lui che ci viene incontro come annuncia il profeta Isaia:
“…Tu vai incontro a quelli che praticano con gioia la giustizia e si ricordano delle tue vie.”
Invece per quelli che non vivono per la giustizia si aprono altre vie, che si allontanano sempre più dalla casa propria, come pure da quella del Padre. Vediamo già, però, quali sono i frutti di questa lontananza: case senza più famiglie, senza figli, case che sono solo rifugi di solitudini, di ripiegamenti su sé stessi, di litigi, di incomprensioni, di separazioni.
Fino a quando, Signore, l’uomo potrà fare a meno di te? Le tenebre sono sempre più fitte, anche coloro che dovrebbero guidarci con le loro lampade sono al buio e ci lasciano, addirittura ci spingono nel profondo della notte. La vita, la nostra vita per l’eternità è in pericolo a causa dei nostri peccati e nessuno dei tuoi, Signore, ci viene in aiuto. Ci lasciano morire fin dal grembo di nostra madre, ci lasciano morire al tramonto del nostro tempo perché disturbiamo e non serviamo più a niente. E si sentono pure gratificati. Ma Tu, Signore, non ci abbandonare:
“…fa’ che ritorniamo, fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi.” (Salmo)
La certezza della nostra salvezza è, quindi, radicata in Gesù Cristo, eppure non basta perché c’è bisogno della nostra parte attiva:
“…fate attenzione, vegliate perché non sapete quando è il momento. E’ come un uomo che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito e ha ordinato al portiere di vegliare.”
Non ci sono dubbi, se è sicuro che il Signore ci viene incontro, è pure assodato che non potremo mai sapere quando, dove e come. Ecco, allora, quel “vegliate”, state all’erta perché se siete trovati nella disattesa dei vostri compiti, grande sarà l’ira del padrone che ritorna a casa.
Quando sentiamo che le chiese sono sempre più deserte, che ci sono sempre meno “portieri” e, pertanto, i diavoli entrano alla grande, che mettono tutto l’impegno perché siano abbandonate, vendute, trasformate in mense o palcoscenici di squallide pseudo - liturgie, allora si comprende quell’avvertimento e l’inevitabile rovina.
Vegliare, assume un duplice valore per sé stessi e per coloro che fanno parte di quella casa. Riguardo a ciascuno di noi, emerge la constatazione che ognuno debba preoccuparsi di farsi trovare candido come una colomba. Non si può pensare continuamente di confidare nella misericordia del Signore se volutamente si omette di vivere alla sua sequela. Cosa comporti è presto detto, vivere secondo i precetti della sua Casa, nel servizio disinteressato verso chi si trova in difficoltà, in primis, quelli chiamati ad abitare in quella casa.
Il secondo valore suscitato dall’ascolto di quel “vegliate” richiama la funzione di chi per compito è tenuto a farlo: la sentinella. Questi è vigile, guarda lontano, riconosce le possibili minacce, dà l’allarme, organizza la difesa, è il primo ad essere pronto a dare la propria vita per il bene della propria casa. In parole povere è il primo a prendersi cura di coloro che sono stati affidati come bene prezioso. Se a questa sua opera si aggiunge anche il compito di “portiere”, colui che apre o chiude la porta, abbassa o alza il ponte levatoio, capiamo che il richiamo a vegliare assume un connotato non più statico, bensì oltre modo missionario. Tant’è vero che San Paolo ce lo conferma nella sua lettera ai Corinti:
“…Egli vi renderà saldi sino alla fine, irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo.
Quando il Signore, perciò, ci dice “fate in modo che giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati”, non si rivolge solo ai primi discepoli, ma a tutti, anche a noi.
Is 63,16b-17.19b;64,2-7 / Sal 79(80) / 1Cor 1,3-9 / Mc 13,33-37

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