Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe (Anno B)
Fino a non molto tempo fa era normale
pensarla come recita la Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo che
all’art. 6 afferma: “La famiglia è il nucleo naturale della società e ha
diritto a essere protetta dalla società e dallo Stato”. Oggi siamo lontani
mille anni luce dall’attuazione di quel principio. Meno male che è finita la
legislatura, per quanto riguarda l’Italia, perché tanti danni in una volta sola
mai si erano visti, con tutta quella serie di leggi e linee guida
anti-famiglia. Che, infatti, come ci raccontano le ultime statistiche sta
scomparendo. Sempre più “famiglie” composte da singole persone, sempre meno
figli. E nessuno che mette mano ad un deciso cambio di rotta. Anzi.
Pure nella
Chiesa, nel mondo cattolico si sono tirati i remi in barca e guai a parlare di
principi non negoziabili, di difesa del matrimonio, di libertà di educazione
dei propri figli, di sana dottrina. Ci si è solo appiattiti sull’immigrazione e
sullo ius soli. Che desolazione!
Ci viene, ancora una volta, a consolazione la
Parola già fin dall’ascolto dei versetti tratti dal Libro della Genesi:
“…Guarda in cielo e conta le stelle, se
riesci a contarle e aggiunge: -tale sarà la tua discendenza-. Egli (Abramo)
credette al Signore.”
Anche quando non riusciamo ad andare oltre
l’orizzonte di questo deserto, anche quando non capiamo dove si vuole arrivare,
crediamo, come Abramo, e non cessiamo di aver fiducia nei progetti di Dio. E preghiamo
con il Salmo:
“…Rendiamo grazie al Signore ed invochiamo il
suo nome, proclamiamo fra i popoli le sue opere.”
Non diamo retta a chi ci dice che tutte le
religioni sono uguali, abbandoniamo coloro che vogliono costruire una Religione
Mondiale, cerchiamo solo e sempre di portare a tutti gli uomini il messaggio
che Gesù Cristo, incarnandosi, ha voluto rivolgere a tutti gli uomini di tutti
i tempi. E se ci diciamo suoi discepoli non possiamo che abbracciare e
sostenere chi di quel messaggio si fa propugnatore.
Come Abramo, infatti, anche noi siamo nella
condizione che ci ricorda la Lettera agli Ebrei:
“…Egli aspettava, infatti, la città delle
salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso.”
Ecco, noi stiamo vivendo in quella città che
è la Chiesa di Cristo, fondata sul suo Sacrificio per amore nostro e per
salvarci dalla dannazione. Da questa città si può irradiare la forza e la luce
per intravedere e costruire la città dell’uomo.
Questa forza e questa luce, oggi, possiamo
acquisirla, in aggiunta alla grazia dei Sacramenti, dalla Santa Famiglia di
Nazaret:
“…Il padre e la madre di Gesù si stupivano
delle cose che si dicevano di lui.” (Vangelo di Luca)
Il padre e la madre, non il genitore 1 e il
genitore 2. Un uomo e una donna, fin da principio legalmente sposati, marito e
moglie che si attengono alle disposizione di legge per fare crescere il proprio
figlio nella cura e nei doveri per il suo bene e quello della sua famiglia.
Perché la famiglia non è un’isola. Tant’è vero che ci vengono proposte altre
due figure, importanti per capire il senso della vita: il vecchio Samuele e la
profetessa, anch’ella vecchia, Anna:
“..C’era un uomo di nome Simeone..c’era anche
una profetessa, Anna, aveva ottantaquattro anni …” (Vangelo di Luca).
In pochi versetti siamo immersi nella
comprensione del ruolo di ciascuno, indipendentemente dalla propria età. In
poche parole la Parola si presenta nel grembo di una donna, nel tenero volto di
un neonato, nella forza e nella libertà di due sposi, nella caducità della vita
al suo tramonto.
E noi ci siamo stati e ci stiamo dentro.
Gen
15,1-6;21,1-3 / Sal 104(105) / Eb 11,8-11;12,17-19 / Lc 2,22-40
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