Battesimo del
Signore (Anno B)
Giovanni Battista era sicuramente un uomo
forte, un grande, come Abramo, come Noè, come Mosè, come Davide, eppure per
quanto la grandezza di questi fosse incomparabile, né tra loro, né tra altri
“nati da donna, è sorto uno più grande di Giovanni”. Una testimonianza che
viene per bocca di Gesù.
Il precursore diviene così un punto fermo da
cui partire alla sequela del Cristo. Non dimentichiamo mai il suo:
“E proclamava: “viene dopo di me colui che è
più forte di me…”(Vangelo).
Riconoscere questa forza che viene da Dio
vuole dire mettersi nelle disposizioni giuste per ascoltare innanzitutto il
profeta Isaia:
“…l’empio abbandoni la sua via e l’uomo
iniquo i suoi pensieri…perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le
vostre vie non sono le mie.”
Quante volte nella vita succede di cambiare
rotta, cambiare opinione su alcuni fatti, di rielaborare pensieri che si
credeva immodificabili.
Chi ha i capelli bianchi può confermarlo senza vergognarsene. E se è così per le vicende che ci coinvolgono, figurarsi se decidiamo di confrontarci con i pensieri, la Parola del Signore, salvo poi accorgersi che al cospetto di tale luce si sta veramente bene. Allora, davvero, ci avvieremo verso vie che mai avremmo immaginato e, sempre secondo Isaia:
Chi ha i capelli bianchi può confermarlo senza vergognarsene. E se è così per le vicende che ci coinvolgono, figurarsi se decidiamo di confrontarci con i pensieri, la Parola del Signore, salvo poi accorgersi che al cospetto di tale luce si sta veramente bene. Allora, davvero, ci avvieremo verso vie che mai avremmo immaginato e, sempre secondo Isaia:
“…in quel giorno direte: rendete grazie al
Signore e invocate il suo nome, proclamate fra i popoli le sue opere, fate
ricordare che il suo nome è sublime. Cantate inni al Signore perché ha fatto
cose sublimi.”
Certo, cantiamo inni, cantiamo la vita perché
il Signore è il nostro creatore, ricordiamolo sempre, il suo nome è eccelso,
ricordiamolo, pronunciamolo ogni volta ne avremo l’occasione, senza timidezza.
Certo, lasciamo a lui il merito delle nostre
opere perché illuderci che siano solo farina del nostro sacco vuole dire
mentire. Ascoltiamo attentamente la prima Lettera di Giovanni: “…in questo
conosciamo di amare i figli di Dio: quando amiamo Dio osserviamo i suoi
comandamenti. In questo,infatti, consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi
comandamenti e i suoi comandamenti non sono gravosi.”
Le nostre opere, quelle che insegnano ad
amare i figli di Dio, dimostrano che le vie sono state ben seguite, soprattutto
perché abbiamo imparato cosa sono i comandamenti.
La Legge Morale su di noi, che ci viene
consegnata ogni giorno, nel linguaggio semplice dei comandamenti, è la stella
del mattino, è la lampada che arde e risplende in Cristo nostro Signore.
E’ per questo che i suoi comandamenti non
sono gravosi. Lo sarebbero stati se non avessimo avuto l’Incarnazione e, oggi,
la Grazia del Battesimo.
Fermo restando che quanto valeva per Giovanni
Battista:
“…io non sono degno di chinarmi per slegare i
lacci dei suoi sandali.” (Vangelo),
vale anche, e soprattutto, per noi , non ci
rimane che fare come Andrea e Giovanni l’Evangelista che decisero di seguirlo,
quasi con timore, chiedendogli solo “Signore dove abiti?” “Venite e vedrete” e
pare di cogliere che questo imperativo valga anche per noi, la differenza è
che, ora, noi sappiamo dove abita. Nel Tabernacolo della sua Chiesa, nei suoi
Sacramenti, a cominciare dal Battesimo, nel tabernacolo dei cuori di chi chiede
solo di essere amato.
Ascoltare quei battiti di tutta la vita della
Chiesa; ascoltare quei battiti di ogni vita significa che ci siamo avvicinati
un po’ di più alla casa del Signore.
Is 55,1-11 / Sal da Is 12,2-6 / 1Gv 5,1-9 / Mc 1,7-11
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