“Ricordati sempre il fuoco del viaggio,
il pane e il vino,
gli amici di un tempo, gli amici che verranno,
la gioia del cammino”.
Claudio
Chieffo
Alle 7,00 in punto siamo già appoggiati sui paracarri che proteggono il
sentiero, sotto il cartello che indica quanti chilometri mancano a Carrion De
Los Condes.
C’è una luce strana, fra il buio e il chiarore, in lontananza, dell’aurora.
Anche un automobilista si ferma e scende dalla macchina per fotografare
quell’indefinito cielo. Arriviamo alla cittadina del cartello, giusto in tempo
per una sostanziosa colazione e, conoscendo cosa ci aspetta, trascuriamo di
fermarci per ammirare i variopinti negozietti di Calle Pina Blasco, il ponte
medioevale sul Rio Carrion, il Monastero de San Zoilo, ultimo balaurdo di arte,
storia e religiosità prima della spianata verso Calzadilla de la Cueza.
Prima d’imboccare il sentiero che per 17 chilometri ci guiderà verso il nulla,
tocchiamo la bella località dell’antica Abadia de Benevivere. Già il nome è
tutto un programma e lo si può intuire anche solo guardando le mura esterne
sormontate da alte piante e alcuni punti cadenti della cinta, quanto basta per
lasciarti intravedere la bellezza di ciò che sta all’interno.
Però, tanto non si può entrare, è chiuso, ritorniamo a bomba e ci riconcentriamo
su quanto ci aspetta. Un paesaggio piatto, monotono, interrotto dall’andamento
stanco di qualche pellegrino che ci precede. A proposito, davanti a noi c’è una
persona che al suo zaino ha appeso un grande sacchetto di plastica, tirato in
modo che stia aperto, perché ogni tanto si abbassa e raccoglie bottiglie,
lattine, involucri che trova ai bordi del sentiero e li mette nel suo
sacchettone sulle spalle. E’ infatti, nonostante tutto, una costante quella di
buttare dove capita i propri rifiuti, piccoli o pochi che siano, anche sul
cammino. E dire che il rispetto verso la natura dovrebbe essere più spiccato fra
chi la può meglio apprezzare camminando. Tant’è, le abitudini sono dure da
infrangere. Ebbene, quella persona, quella ragazza, quella magnifica donna era
la nostra solitaria amica Melania. Non l’avremmo più rivista sul nostro andare.
Sul diario di bordo di San Nicolas avevo letto una definizione del Cammino:
Il cammino si
compone di tre parti:
la nascita, da
Roncesvalle, attraverso la Navarra e la Rioja;
la morte, la
parte centrale del Cammino, Castilla y Leon;.
la
resurrezione, la Galicia…Santiago.
Ecco noi stiamo assaporando proprio la seconda parte, ma anche questa ha la sua
importanza e ha i suoi momenti di gloria. Come quando, proprio all’inizio della
strada che s’immette nella sconfinata campagna, ci si affianca un’ambulanza ed i
volontari di quella “croce” ci offrono alcune bottiglie di acqua.
Così carichi di scorte e di fiducia nella provvidenza che è sempre dietro
l’angolo, ci immergiamo nella solitudine dell’ambiente, come pure nella
solitudine del nostro essere che ci trascina in quegli intimi luoghi della mente
e del cuore che solo la preghiera giornaliera riesce a colmare e a goderne nello
spazio e nel tempo. E guarda caso, a noi va proprio bene, perché a circa metà
del percorso, là dove ci sono quattro o cinque piccoli arbusti, un
intraprendente personaggio del posto vi ha impiantato un rustico fatto di assi
e/o cartelli pubblicitari dove vende bibite, panini e offre alcune sedie su cui
riposarsi. A noi non risultava ci fosse questa “oasi”, una specie di “anguriera”
dei nostri tempi, perciò vedete bene come la provvidenza arriva quando meno te
l’aspetti.
Così come non ti aspetti, proprio quando la stanchezza ti sale sulle spalle, di
vedere, come un miraggio, un mezzo campanile all’orizzonte. Segnalava la
chiesetta all’interno del camposanto di Calzadilla de La Cueza.Ci arriviamo
sfiniti e subito all’ingresso del paese c’è l’albergue comunale su cui ci
precipitiamo per prendere possesso di una meritata branda.
Sembra ben tenuto, con tanto di piscinetta nella quale sguazzano decine di
persone, ma è solo un’impressione dettata dal bisogno. In realtà è mal gestito
da un gruppo di brasiliani e se non fosse che l’unica alternativa era un Hostal
da 40 euro a persona, avremmo volentieri fatto trasloco. Purtroppo il paese è
molto piccolo, saranno cinquanta anime, le pecore dentro un ovile vicino alla
chiesa erano di più, e non riserva alcun interesse. Perciò, dopo i dovuti
traffici, pulizia, riposo, lavaggi, stesura biancheria, il giro del paese ci ha
impegnato per cinque minuti, lasciandoci tutto il tempo necessario per i vespri
e per il dovuto relax (lontano dalla piscina) in attesa della cena che avevamo
nel frattempo prenotato nell’hostal da 4 stelle.
Per fortuna, il menù del pellegrino è stato di qualità buona in rapporto anche
al prezzo. Motivo per cui abbiamo potuto andarci a coricare ben pasciuti, perché
l’indomani, avevamo deciso, ci saremmo alzati molto presto. Un’esperienza, anche
questa, da fare.