7 gennaio 2017

LA VOCE



Battesimo del Signore
Battesimo di Gesù - Duomo di Milano
Nei Vangeli di parole veramente dette da Gesù in persona ce ne sono poche. Eppure la voce del Signore è ciò che sentiamo dentro di noi, più di ogni altro richiamo. Evidentemente è una voce che non sentiamo con le orecchie, come è pur vero che per cogliere i suoi richiami dobbiamo fare tanto, ma tanto silenzio attorno a noi. Proviamoci, iniziando ad ascoltare il Salmo: “…la voce del Signore è forza, la voce del Signore è potenza”.
E’ una forza che trasforma le nostre debolezze in risorse, è una potenza che tutto può ottenere da noi perché siamo figli dell’Altissimo, in potenza, e lo possiamo definitivamente diventare perché il Cristo, l’unto del Signore, il Figlio di Dio,  ha ricapitolato tutto in lui con la sua vita terrena, con la sua condivisione in tutto, tranne che il peccato.
E’ una voce ancora più forte che si esprime al momento del Battesimo di Gesù, quando: “…ed ecco una voce dal cielo che diceva questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento”. (Vangelo).
Notate come in questo evento vi sia la pienezza dell’Amore: “…egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di Lui.” (Vangelo).
Il Mistero della Trinità appare qui in tutto il suo splendore. Quest’Amore che si dipana dal Padre al Figlio, attraverso lo Spirito si rivolge a tutti noi, spettatori di quel Battesimo, preludio e prerequisito per la santità del nostro.
Ne abbiamo conferma se leggiamo con attenzione gli Atti degli Apostoli: “…Dio non fa preferenza di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia,…annunciando la pace per mezzo di Gesù Cristo.”
Solo così potremo capire anche la metodica per accogliere in noi quest’immenso amore: temere Dio non perché fa paura, bensì perché ci sovrasta nella sua bontà; praticare la giustizia perché è la sua impronta nella creazione; annunciare la pace non perché c’è guerra e sono necessari dei colloqui, ma perché è condizione fondamentale per entrare in relazione con Lui.
Se faremo queste tre cose, state certi che le profezie di Isaia si ripeteranno ancora oggi, anche fra di noi: “…non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta, proclamerà il diritto con verità. (Is 42, 3).
Infatti, quante canne incrinate, mentre ci addentriamo nel canneto che è il nostro parentado, la nostra via, la nostra città, e spesso, per la fretta, le spezziamo definitivamente come quelle povere donne che vengono condotte agli ospedali per abortire. Sono canne incrinate e vengono spezzate. E i loro figli uccisi sono come lo stoppino della fiamma che verrà soffocata.
Con il suo Battesimo, Lui che non ne aveva bisogno perché senza peccato, Gesù ci dice che quelle situazioni possono essere superate e sanate. Ora anche noi, infatti, abbiamo su di noi la forza del nostro battesimo che, in grazia dell’Amore trinitario, ci ha liberati dal peccato. Possiamo, quindi, anzi dobbiamo, nella sequela di Gesù Cristo, proclamare il diritto con verità. Questi è innegabile se riconosciuta e vissuta secondo il comandamento “Io sono la via, la verità, la vita”. Il diritto, perciò, va costruito su questa base per essere certi che sia un “diritto” per la vita, non per la morte.
Si spiega, così, perché con il battesimo siamo rinati a vita nuova. Non ci svii il fatto che l’abbiamo ricevuto in tenera età: già allora, innocenti e puri, eravamo nella migliore condizione per cogliere e sentire quella “voce”.
Is 42,1-4.6-7 / Sal 28(29) / At 10,34-38 / Mt 3,13-17

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