XXVI Domenica del Tempo Ordinario
"I Vangeli illustrati"- di Odo Tinteri |
D’altra
parte, chi non è disposto ad imbracciare le armi della fede, deve sicuramente
sottostare agli ammonimenti di Amos: “ guai agli spensierati di Sion, a quelli
che si considerano sicuri…”.
Questi
sono come il ricco del Vangelo di Luca che pensa solo a sé stesso. Agogna la
ricchezza per dedicarsi ai bagordi, sperpera e si prende gioco di chi non
riesce come lui. Si vanagloria, s’incensa con feste e pranzi, ossequioso con i
forti ed arrogante con i deboli.
L’altro
soggetto che incontriamo nel racconto evangelico è Lazzaro, un povero. Non ci
viene raccontato perché è povero, solo che la sua condizione è veramente
miserevole. Sembra di guardare la fotografia dei poveri che continuano ad
aumentare oggi anche fra di noi.
Comunque,
di questo povero viene riportato il nome, a differenza del ricco. E’ un indice
importante perché è segno di rispetto, di amicizia, di consolazione.Mentre
il ricco si perde nell’anonimato perché è lontano, perché è ripiegato su sé
stesso.
Ritorna il concetto evangelico sulla ricchezza e sulla povertà, là dove le condizioni di vita vantaggiose sono trappole disseminate da evitare per meritarsi la vita eterna.
Ritorna il concetto evangelico sulla ricchezza e sulla povertà, là dove le condizioni di vita vantaggiose sono trappole disseminate da evitare per meritarsi la vita eterna.
E
il come meritarsela è suggerito dal Salmo: “…beato chi ha speranza nel Signore
suo Dio…che rende giustizia agli oppressi, dà il pane agli affamati”
Ecco
come il ricco potrà conquistarsi un posto nel Regno di Dio.
Ritorniamo,
quindi, a quel ricco che sapeva bene quale avrebbe dovuto essere la sua
condotta. Credeva di poter vivere per sempre, ma la morte non fa differenza, si
presenta ai ricchi e ai poveri. Questo appuntamento vale per tutti e per lui vi
fu come destinazione l’inferno.
C’è
di buono che di fronte all’irreparabile pensa ai suoi famigliari e supplica per
loro, affinché non incorrano nel medesimo destino, ma: “…se non ascoltano
Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”.
(Lc 16,31).
Pure
loro, quindi, pure noi, sicuro, hanno e abbiamo Mosè e i Profeti.
La
responsabilità se non li si ascolta è solo di ciascuno. Non c’è verso, vale
anche per noi, se non ascoltiamo la Parola di Dio, non basteranno tutti i santi
del calendario per farci aprire gli occhi sull’abisso dell’inferno.
Invero,
noi che ancora frequentiamo la Chiesa di Dio, ascoltiamo, partecipiamo, ma non
lottiamo, questo è il nucleo. Basta vedere quello che è successo in Belgio:
uccidono con l’eutanasia un minore con i benefit della legge e i cristiani di
quel paese non lottano per fermare un omicidio. Una chiesa amorfa, quella
belga, che si è inchinata al mondo, che non ha più alcuna speranza, che merita
di finire all’inferno, sempre che ci creda ancora. Quello che vale per il
Belgio, non illudiamoci, vale anche per altri paesi cosiddetti cattolici. Se
non cambiano registro, se non riprendono ad ascoltare la Parola di Dio e a
spendersi per essa, costi quel che costi, il castigo di Dio non tarderà oltre
ad arrivare. O forse è già arrivato?
Chiesa,
ritorna ad essere Chiesa, cristiano, ritorna a combattere la tua battaglia, la
buona battaglia per la fede.
Am 6,1a.4-7 / Sal 145(146) /
1Tm 6,11-16 / Lc 16, 19-31
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