Non si può negare che, da tempo, nella famiglia si insinuano ideologie spesso veicolate dai mass media che ormai rappresentano la fonte principale di "culturazione" della società.
Così i benpensanti hanno
introdotto il concetto di genere
partendo dall’asserzione secondo cui essere maschio o femmina in virtù della
sessualità con cui si nasce, è frutto di antiche, anzi vecchie filosofie che avrebbero schiavizzato la
persona umana.
Qualcuno ha pensato di
“liberare” l’essere umano dalla propria sessualità e ha cominciato a far circolare
l’ideologia gender per la quale una
persona è maschio o femmina in funzione della sua soggettiva percezione di sé e
non in virtù della propria struttura biologica: vale a dire che oggi mi sento
femmina ma domani mi percepisco maschio.
Un altro attacco alla
famiglia: per questo il CAV Lomellino sezione Gambolò, con la collaborazione del Parroco Don Paolo Nagari e
il patrocinio dell’Amministrazione Comunale, ha proposto nella serata di venerdì
30 ottobre presso l’Auditorium di Gambolò un importante incontro sul tema “Difendiamo la famiglia naturale: riflessioni
sul gender”.
Il primo relatore Prof.
Tommaso Scandroglio, Docente di Etica e Bioetica presso l’Università Europea di
Roma, ha motivato in modo scientifico e razionale quanto sia infondata e
pregiudizievole la teoria gender. Davanti
ad un’attenta platea ha spiegato che la sessualità caratterizza l’identità
dell’individuo e permane anche nel caso in cui l’individuo di sottoponga a una
modifica chirurgica del proprio apparato sessuale. La struttura biologica
sessuale inscritta nel nostro Dna è immutabile, tanto che negare la propria
sessualità significa negare se stessi.
Il filosofo con valide
motivazioni ha sottolineato che l’essere maschio o femmina rientra nel concetto
di natura. Che cos’è la natura: sono le inclinazioni tese verso il bene
autentico della persona. La natura inscrive nella coscienza di ogni uomo quelle
inclinazioni che permettono di raggiungere un fine che dia senso e pienezza
all'esistenza.
Come la conoscenza è una
inclinazione naturale che permette di sviluppare l'intelletto, così la
sessualità, per come è strutturato l’apparato sessuale, conduce alla fecondità.
Quindi, il relatore ha precisato che è contrario alla natura il rapporto sessuale
(come quello omosessuale) che fisiologicamente non può portare alla fecondità;
a ciò ha aggiunto che il concetto di natura comporta la complementarietà che
anche da un punto di vista sessuale non è possibile tra persone dello stesso
sesso.
Scandroglio ha avvertito che
l’applicazione del gender porta ad
assurde conseguenze come la formazione di unioni di tre o più persone dello
stesso sesso o anche unioni di persone omosessuali con eterosessuali (fatto che
si è verificato in Olanda). Se si accetta il gender poi è veramente breve il passo che conduce a pretendere
l’adozione di un bambino o a “fabbricarlo” mediante l’affitto di un utero.
Se si pensa: ma tutto ciò
è solo un potenziale pericolo, si sbaglia.
Il prof. Scadroglio ha elencato
i provvedimenti normativi, tra cui il decreto “Buona Scuola”, che lasciano
spazio, attraverso il rimando a direttive, all’introduzione delle teorie gender
nelle nostre scuole.
Il docente ha rivelato che
sono stati stampati e distribuiti libri scolastici in cui si scrive di due papà
o di due mamme, vi sono scuole ove sono state abolite le festa della mamma e
del papà per non discriminare e turbare quei bambini che avendo o due papà o
due mamme non possono festeggiare una delle due feste. E poiché il gender distrugge la propria identità
sessuale ecco che si è pensato di dare delle determinazioni agli insegnamenti
per indottrinare i bambini e le bambine inculcando loro fin dalla scuola
materna un avviamento alla scoperta della propria sessualità (anzi per il
gender sarebbe errato, e tra un po’ proibito, usare il termine sessualità)
quindi si dovrebbe parlare del proprio genere, con criteri che sono aberranti.
Chi di noi pensa: ma per fortuna
non in tutte le scuole ciò avviene, ma non preoccupiamoci tanto si tratta di
casi di isolati, vien da osservare che è proprio questa indifferenza che lascia
aperta non una breccia, ma un’autostrada a direzione unica senza ritorno.
Per questo è importante
informarsi e il relatore ha saggiamente invitato i genitori a svegliarsi e a
prestare attenzione e a riappropriarsi del proprio esclusivo ruolo educativo
esercitando il diritto e dovere di verificare e controllare sia il materiale
didattico sia le varie proposte avanzate dalla scuola.
Ma cosa nasconde ancora più in profondità il gender?
La seconda relatrice la Prof. Marisa Orecchia,
Presidente di Federvita Piemonte e vicepresidente di “Verità e Vita “ di
Bologna ha ricordato a chi nega l’esistenza della famiglia naturale che l’art
29 della Costituzione italiana sancisce questo principio: “la
Repubblica riconosce
i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”. Ha
precisato che i politici costituenti, mentre erano in disaccordo sul concetto di
indissolubilità del matrimonio, erano invece profondamente unanimi nel riconoscere
e innalzare a verità costituzionale che la famiglia naturale, intesa come
unione tra uomo e donna, è luogo di relazione dove la singola persona viene
educata, cresciuta, accolta, diventando così luogo di formazione sociale per il
bene del Paese.
A chi pensa che sono soltanto
vecchi e superati pensieri, occorre dire quanto sia stato dannoso negare queste
affermazioni e giocare con esse.
Come ha ricordato la
relatrice, l’apparato legislativo costituito dalla legge sul divorzio seguita
da quella sull’aborto e seguita dalla legge sulla fecondazione artificiale, ha determinato lo stato di agonia della famiglia.
Con la legge sul divorzio,
si è ingenerata la convinzione quasi generale che la famiglia non è più il luogo
sicuro di formazione delle persone perché da un momento all’altro può
sciogliersi . Questo avviene con conseguenze gravi e pesanti sui figli e sulla
società.
La legalizzazione dell’aborto
ha trasformato la famiglia da luogo dove la vita nascente è protetta e
custodita a luogo in cui il concepito diventa un problema e, attraverso la donna lasciata nella sua solitudine in nome
di una falsa libertà, si autorizza a negare la maternità e sopprimere un figlio, con
conseguenze gravi per la donna.
La
legge 40 (sulla fecondazione artificiale) era stata pensata come male minore,
incurante del fatto che per un figlio da abbracciare ne sacrifica tantissimi
altri. La famiglia è diventata il luogo non dell’apertura alla vita, anche
attraverso l’adozione, ma del decisionismo procreativo, dello “scelgo io se e
quando voglio”. Per non dimenticare il rifiuto della persona sofferente con
l’eutanasia.
A
questo panorama si aggiunge il gender.
Ma
perché tutto questo?
I due
relatori sono concordi nell’evidenziare che si vuole portare l’uomo a
considerarsi capace di un’autocreazione, che è sufficiente a se stesso. Insomma
si vuole inculcare la negazione di sentirsi persona creata da Dio, Padre Creatore.
In questo modo l’uomo è legittimato a fare quello che vuole e come vuole, abbattendo
i limiti dati dal fatto di sentirsi creati.
Arrivando
a negare il Creatore, l’uomo non è più frutto di un atto di Amore ma di sé
stesso e si trova solo e abbandonato, in balia di interessi egoistici propri e
di altri, che lo porteranno alla sua negazione.
Come ricorda San Giovanni Paolo II nelle sue catechesi sul libro della
genesi, “La creazione perciò, come azione di Dio, significa non soltanto
chiamare dal nulla all’esistenza, …ma significa donazione… ogni creatura porta
in sé il segno del dono originario e fondamentale”.
Per
questo occorre riflettere e non restare indifferenti.
aerre