1 novembre 2015

SANTI E PECCATORI

Siamo un popolo di santi e peccatori? Può essere. In forza del Battesimo che abbiamo ricevuto, la santità dovrebbe essere il nostro timbro, come dire, l’impronta specifica della nostra esistenza al punto che solo al passare si venga indicati come i “santi”. Così, d’altronde, venivano chiamati i primi seguaci di Gesù Cristo. In realtà, proprio perché passiamo nella storia e nel tempo, da questi ne risultiamo anche plasmati e condizionati. Per cui le tentazioni di seguire altri percorsi alternativi alla “buona novella” della Parola, sono veramente coinvolgenti. Essere peccatori è, quindi, fisiologicamente possibile in forza del libero arbitrio nel scegliere ciò che non è il bene, vivere, cioè, secondo il mondo, allontanando dal proprio orizzonte ogni riferimento ad un Dio creatore, quale Sommo Bene. E nonostante Giovanni ci dica che
siamo fin d’ora, cioè fin dal nostro primo istante di esistenza, figli di Dio e lo dice a ragion veduta. Infatti, lo siamo in forza del Sacrificio di Gesù Cristo che così ricapitola tutto nel Padre mediante lo Spirito Santo nel tempo e nella storia: il Padre è creatore in forza dell’Amore, il Figlio è redentore in forza del Sacrificio, lo Spirito è sostegno in forza della Promessa. Noi possiamo, perciò, essere santi solo e in forza del Mistero Trinitario, cui ci abbandoniamo perché coscienti di essere “del Signore” (Salmo 23). Ma ritorna il dualismo. Confermiamo di essere del Signore e, per ripicca, cosa succede: vediamo che i santi continuano ad essere…insultati, perseguitati…, e a causa del nome del Signore, vengono derisi, calunniati, giudicati in falsità. Ce lo ricorda il Vangelo. Una bella prospettiva, ma i santi non demordono, sono veri servi del Signore, testimoniano la loro fede forti di sapere che “…grande sarà la loro ricompensa”. Non si illudano, invece, i peccatori. Non si illuda il mondo che vuole fare a meno di Dio e delle sue leggi. La profondità della sua pazienza non la conosciamo – neppure quelli di Sodoma e Gomorra, se è per questo –, in ogni caso avendo perso per strada il “timor di Dio” ed essendoci appesantiti con il fardello della “misericordia senza giustizia”, non ci rimane che leggere attentamente l’Apocalisse.   L’Angelo può imprimere il sigillo sulla fronte (quelli che camminano a testa alta) dei servi (i santi) del nostro Dio, poi potrà cominciare a devastare la terra, il mare, le piante…In parole più esplicite, per i peccatori, resterà un mondo (l’inferno?) di deserto, aridità, siccità, fuoco. Già si colgono i primi segni: se l’ordine naturale della società umana vuole fare a meno della famiglia, progetto primario di Dio creatore, se l’inizio e la fine della vita umana è stabilita per legge, negazione della dignità di ogni essere umano, cos’è se non l’anticamera dell’inferno?
Forse alcuni vi collaborano inconsapevolmente, ecco l’alternarsi dell’essere “santi e peccatori”, ma altri, i “padroni” del mondo, svolgono il loro compito con accanita ricercatezza. Sono peccatori e basta, cui non dobbiamo neppure concedere la “festa di Halloween”, il ballo di Satana che ringrazia. Dobbiamo, invece, finché possiamo, opporre l’immensa schiera di Santi di ieri, che in cammino con i santi di oggi, testimonia che un altro mondo è possibile e che noi vogliamo costruirlo…”proseguendo sulla strada che han percorso i Santi tuoi…”.


digiemme.