Presentazione del Signore
Anno C
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Al tramonto della vita, quando ci si accorge
che le forze si attenuano progressivamente, quando gli entusiasmi stentano ad
accendersi, si capisce che l’attesa è l’ultima fase della vita. L’importante è
che sia un’attesa attiva quanto meno nella speranza che il mondo possa
migliorare, perché sai che ci sono le condizioni. Perché sai che l’attesa, in
fin dei conti, è il mistero della consapevolezza del tempo che ci sovrasta. Un
mistero che, proprio attraverso la luce che è Gesù Cristo, rivela la grandezza,
l’originalità e l’unicità di ogni vita umana. L’aveva capito il buon Simeone
che, come riferisce il Vangelo, ci dovrebbe essere da esempio: “…ora puoi
lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a
tutti i popoli, luce per rivelarti alle genti.” (dal Vangelo secondo Luca)Andare in pace, ecco come vorremmo camminare,
come pellegrini verso la vita che verrà. Con “timore e gioia, due sentimenti
che abitano il cuore veramente cristiano” (San Giovanni Crisostomo)
Con timore, perché le prove non mancheranno
mai, con gioia affinché le difficoltà, e pure le sofferenze, possano essere
affrontate in perfetta letizia. Non può essere diversamente perché, d’altra
parte, abbiamo chi ci viene sempre in aiuto: “…infatti, proprio per essere
stato messo alla prova e aver sofferto personalmente, egli è in grado di venire
in aiuto a quelli che subiscono la prova.” (dalla Lettera agli Ebrei)
San Francesco diceva “tanto è il bene che mi
aspetto che ogni pena mi è diletto”, ma ben pochi riescono come lui. In questa
domenica viene celebrata l’annuale “giornata per la vita” che ha lo scopo di
suscitare riflessioni sulle cause che spingono al rifiuto della vita, oggi
drammaticamente marcato con la strage dell’aborto volontario. Al di là delle
implicazioni legislative, sociali e politiche, è pur vero il dramma, la prova,
la sofferenza che si trovano a dover affrontare le donne, le mamme, le coppie,
le famiglie che devono scegliere fra la vita o la morte. Occorre, allora, contare
su quell’aiuto che viene da Cristo, quella luce che illumina ogni momento buio
della vita, anche grazie alla testimonianza e alla solidarietà di chi crede
nella sua Parola. Bisogna ritornare a guardare alle cose che contano con una
disponibilità che si rinnova anche grazie, per esempio, all’indizione di questo
Anno Santo: “…allora l’offerta di Giuda e di Gerusalemme sarà gradita al
Signore come nei giorni antichi, come negli anni lontani.” (dal Libro del
Profeta Malachia)
Allora l’offerta della Chiesa, la propria
personale offerta quale discepolo del Signore, diverranno segno concreto di
condivisione, di conversione, di trasformazione di questo mondo ripiegato su sé
stesso. Non è impossibile, “trasmettere la vita, speranza del mondo” è il tema
su cui dobbiamo riflettere. Con un imperativo, che viene indicato dal salmista:
“…alzate, o porte, la vostra fronte, alzatevi soglie antiche, ed entri il re
della gloria.” (dal Salmo 22)
Tutti i popoli, tutte le genti dovrebbero,
perciò, aprire i propri ordinamenti, le proprie risorse al Vangelo di Cristo,
lasciarsi illuminare dalla bontà della sua vita, ma soprattutto ciascuno di noi
dovrebbe aprire la porta del proprio cuore. Da qui che bisogna cominciare. Il
Signore è buono e parla a noi, ci dice “sono io”, ascoltiamolo e la paura si
allontanerà. Celebriamo oggi la sua presentazione al tempio come festa
importante perché sostanzialmente il Signore si presenta a noi per invitarci a
seguirlo sulla strada verso la vita che va oltre la vita. Per quanto questa
strada potrà essere accidentata, sarà sempre illuminata, c’è la sua luce sulle
prove della vita. Per questo potremo percorrerla con letizia.
Ml 3,1-4
/ Sal 22(23) / Eb
2,14-18 / Lc 2,22-40
digiemme