12 ottobre 2024

LASCIARE TUTTO

 Domenica XXVIII TO  
 Anno B

 

Vivere come se Dio non esistesse può tornare comodo perché non c’è da rendere conto a nessuno, se non ad alcune regole che il mondo, di volta in volta, si da.
E’ comodo, inoltre, perché, in sostanza, cerchi di realizzare i tuoi interessi e le tue passioni seguendo solo il tuo istinto ed applicando la tua intelligenza e furbizia. Le tue giornate, i tuoi anni scorrono, così, secondo le tue intenzioni, ma c’è un ma: “…non vi è creatura che possa nascondersi davanti a Dio, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi di colui al quale dobbiamo rendere conto.” (dalla Lettera agli Ebrei)

Certo, se uno è proprio convinto che non esista un qualsiasi Dio, che dopo la morte non ci sia null’altro, non gli importerà più di tanto delle leggi e del giudizio che i credenti attestano nei confronti del loro Dio. Noi come credenti, noi altri, in quanto uomini, come possiamo misurare la sincerità di tali posizioni, come possiamo farcene un giudizio? Solo colui che vede il fondo dei cuori, solo lui capisce ed interviene con la sua grazia, sempre comunque soggetta alla piena libertà di accettazione da parte dell’uomo. Un po’ come avvenne per il tale di cui parla il Vangelo. Un po’ come avviene anche per chi, come me, si lascia attrarre dal messaggio evangelico, ma non riesce a sganciarsi dalle “ricchezze” che sostengono la propria vita.
Lasciare tutto: nel corso della vita, soprattutto negli anni giovanili, è ricorrente questa suggestione, seppure poi le condizioni oggettive della famiglia, del lavoro, invitano alla prudenza. Cosa di per sé ragionevole, infatti:“…pregai e mi fu elargita la prudenza, implorai e venne in me lo spirito di sapienza.” (dal Libro della Sapienza)
E’ cosa buona fare i conti con queste virtù, se si riesce a coltivarle, anche perché permettono di discernere quali comportamenti intraprendere, innanzitutto, nei rapporti con gli altri. San Giovanni Bosco diceva che “è più facile arrabbiarsi che sopportare, è più facile minacciare il bambino piuttosto che persuaderlo; direi persino che la nostra impazienza e il nostro orgoglio riescono meglio a imporgli punizioni piuttosto che rialzarlo e sopportarlo con dolcezza.” Ecco, penso che il Buon Dio, alla fin fine, faccia proprio così con noi, sicuramente con me. Ciò spiega l’invocazione del salmista:“…sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio: rendi salda per noi l’opera delle nostre mani, l’opera delle nostre mani rendi salda.” (dal Salmo 89)
Allora, lasciamo andare per la sua strada quello che vive come se Dio non esistesse e guardiamo a quanti hanno davvero costruito una qualche opera nel corso della loro vita proprio perché sospinti dai comandi evangelici: in famiglia, sul lavoro, in società, nella Chiesa. Vediamo che non sono cose di poco conto; penso alla passione per il servizio verso il bene comune, alle opere che si realizzano nel volontariato, alla generosità e alla condivisione di quanti cercano di accogliere i più piccoli, i più poveri, i più indifesi fra gli uomini anche quando il mondo ne legittima l’oppressione.
Eppure il Signore, il Buon Dio ci dice che non basta, perché: “…non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o campi per causa mia e per causa del vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni e la vita eterna che verrà.” (dal Vangelo secondo Marco)
Ora, non si può discutere su quanto afferma perentoriamente Gesù. Molti santi ne hanno confermato la bontà. San Pio X ha lasciato detto che Dio non è inerte verso gli uomini, è un Dio vero, creatore dell’universo, onnisciente, giustissimo legislatore che punisce i colpevoli e assicura premi alle virtù. E questo ci rassicura, ma Gesù, oltre a cento volte tanto, assicura anche persecuzioni. Qui sta l’inghippo: lasciare tutto, va bene, ma affrontare persecuzioni non è cosa da sottovalutare. Ci vuole coraggio, anche prudenza, e sapienza, nell’opporci al mondo con azioni e testimonianze mirate, a testa alta, perché stare alla sequela di Gesù vuole dire riconoscere e riaffermare la sua Gloria. Per il bene nostro e quello dell’umanità tutta.
Sap 7,7-11 / Sal 89(90) / Eb 4,12-13 / Mc 10,17-30
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