14 maggio 2022

LE TRIBOLAZIONI

Quinta Domenica di Pasqua  ( Anno C)

Ecco la "TENDA" di Dio fra gli uomini

E’ terribilmente penoso vivere in questo preciso momento storico. Stiamo assistendo a degli avvenimenti che mai e poi mai avremmo potuto immaginare: due anni di assurdità pandemiche che hanno snaturato il buon vivere civile, ancora oggi si costringono i bambini a stare anche per otto ore con la mascherina; una guerra assurda nel pieno dell’Europa, con migliaia di morti innocenti, senza che l’Europa sappia o voglia imporre la pace, anzi, succube degli Usa, soffia sul fuoco del disastro nucleare e dell’impoverimento sociale. Anche guardando alla vita della chiesa non c’è da stare allegri. D’altronde, al riguardo, si era stati avvisati: “… dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni.” (dagli Atti degli Apostoli)

Lo diceva l’apostolo Paolo, valeva per gli ascoltatori di allora, ma vale anche per noi. Per me sicuramente. Lo accetto perché avevo fatto mio un ragionamento che avevo letto da qualche parte, giusto per non appropriarmi di un pensiero che non è mio, che diceva: “la fede è un po’ come una scommessa: se non credi, perdi Dio e la vita eterna; se credi, guadagni Dio e la vita eterna.” Mi sono deciso e ho scommesso sulla seconda, d’altra parte sono un battezzato e sui sacramenti non si scherza. Dopo di che mi sono messo e mi metto continuamente alla ricerca di quel Regno, stando attento alle profondità delle domande sul senso della vita dentro di me, dentro il cuore dell’uomo. Le risposte le possiamo trovare in quel regno che è Dio stesso; è Dio in persona in tutta la sua ricchezza, che deriva dall’unità che esiste tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Per non volare troppo in alto mi è sufficiente sapere che:“… buono è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si espande su tutte le creature.” (dal Salmo)
Allora anche nelle tribolazioni, quando si hanno queste disposizioni, cercando, volendo, desiderando, si sente nel più intimo dell’animo quella tenerezza. Che possiamo, a nostra volta, trasmettere nei confronti di chi ci sta vicino. E’ una questione di feeling, una questione, per dirla con una parola di vuota moda, di pace.  Non quella, infatti, delle bandiere arcobaleno, adesso anche delle mascherine, ma quella che ci viene da Dio. Lui ha comandato che gli uomini siano in pace e in buon accordo, che viviamo nell’unità di cuore e di pensiero:“… vi do un comandamento nuovo, che vi amiate gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli.” (dal Vangelo secondo Giovanni)
E se non sappiamo vivere questo comandamento, ecco che “Dio non accoglie il sacrificio dell’uomo che vive nella discordia. Comanda che si allontani dall’altare per riconciliarsi prima col fratello, affinché possa gradire le preghiere presentate nella pace. Il più grande sacrificio che si possa offrire a Dio, è la nostra pace, la concordia fraterna.” (San Cipriano, vescovo e martire)
Solo così potremo sperare di vivere pienamente il regno anche qui in terra e potremo capire:“… io Giovanni, vidi un cielo nuovo e una terra nuova.” (dal Libro dell’Apocalisse di San Giovanni Apostolo)
Dove saremo veramente riconosciuti come discepoli di Gesù. Anche se dovremmo sforzarci, prima di tutto, di esserlo anche in questa terra ancora nostra. Come tentò di fare la triste cantante Mia Martini (in questi giorni si ricorda l’anniversario della sua morte) con uno dei brani più belli (poco conosciuto) composto da un giovane Claudio Baglioni nel 1971, dal titolo “Gesù è mio fratello”, che dice: “Gesù ci dissero un giorno che eri morto, morto per sempre insieme a Dio, tuo Padre … così fu il vuoto attorno a noi e dentro di noi … soli restammo chiusi tra la noia e la paura, aggrappati a paradisi artificiali … e così ti abbiamo perduto, ti abbiamo aspettato, ti abbiamo cercato e abbiamo trovato Te nell’occhio delle stelle, nel sapore del mattino, nel sorriso di chi ama … e fu come riavere la vista dopo mille anni, fu come scoprire là nella boscaglia folta il sentiero perduto.”
In quella fitta boscaglia che sono le tribolazioni, c’è sempre, perciò, la possibilità di ritrovare il sentiero che porta al Regno.
At 14,21b-27 / Sal 144(145) / Ap 21,1-5a / Gv 13,31-33a.34-35
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