Terza Domenica di Quaresima (Anno C)
Credete
forse che quei poveracci che muoiono in Ucraina o in Siria, piuttosto che nello
Yemen o nelle altre 25 parti del mondo dove si combattono guerre più o meno
dimenticate, siano più peccatori, più colpevoli di tutti noi? Oggi, in questa
domenica di quaresima è sostanzialmente la domanda che viene rivolta dalla
proclamazione del Vangelo a tutti quelli che si apprestano ad ascoltarla con
devozione e con sincera fede: “…
credete che quei galilei fossero più peccatori di tutti i galilei per aver
subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo
stesso modo.” (dal Vangelo secondo Luca)Questo
passo del Vangelo ad una prima lettura può anche sembrare un tantino cinico,
sembra quasi che non ci sia pietà per quei morti sotto la torre o uccisi dagli
sgherri di Pilato. Seguono, però, questi versetti, una logica di ragionamento
che servisse per colpire, come con un pugno nello stomaco, coloro che
ascoltavano, in quel momento, Gesù. Il cui scopo era, evidentemente, il
pressante invito alla conversione. Ed è l’invito che, prepotentemente, arriva,
oggi, a coloro che si avvicinano alle chiese in queste domeniche di preghiere
moltiplicate per la cessazione dell’uso delle armi. Inaspettatamente, in tanti
si sono avvicinati alle chiese riempiendo chiese come non avveniva da tempo, ma
come si consumano tali momenti alla luce dell’ammonimento che ci viene dal
Libro dell’Esodo? “… non avvicinarti oltre! Togliti i sandali dai piedi, perché
il luogo sul quale tu stai è suolo santo.”
C’è il significativo ritornello di un canto dal titolo “Adoro Te” che invita a meditare con queste parole: “Adoro Te, fonte della vita, adoro Te, Trinità infinita. I miei calzari leverò su questo santo suolo, alla presenza tua mi prostrerò.”
Ecco, sono versetti che se ripetuti continuamente, meditati profondamente, ti spingono all’inginocchiamento, all’umile richiesta di perdono. Ed invece su questi santi suoli se ne vedono di tutti i colori: bandiere di parte, caciara e spropositi, spettacoli indecenti, come quelli di danze varie, il tutto, comunque, giustificato dal buon proposito di raccolta fondi da impegnare in beneficienza. Può anche essere lodevole, ma non è quella la “location” adeguata, perché il sacrilegio, è bene saperlo, non paga mai. Anzi, come ci ricorda San Paolo: “… quindi, chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere.” (dalla prima lettera ai Corinti)
Perché è anche facile sentirsi a posto con la coscienza con i nostri buoni gesti di solidarietà, ma poi continuare a costruire armi e a mandarle dove le adoperano per creare nuove sofferenze. In poche parole, non siamo in grado di misurare quelle sofferenze con la sofferenza della croce che Gesù Cristo ha subìto proprio per evitare tutto questo. Per spiegarci che solo con gli occhi della fede in Lui, potremo tornare a vedere, con realismo, in quell’abisso di violenza e di morte che attirerà inevitabilmente tutti noi come in parte sta già avvenendo. Perciò, solo se preghiamo, soprattutto in adorazione, le sofferenze avranno una soluzione perché: “… il Signore compie cose giuste, difende i diritti di tutti gli oppressi.” (dal Salmo)
Infatti, Dio condivide queste sofferenze con i suoi amici, e poi bussa alla porta di chi lo ama. E ci dice: “Daniele, Maria, Mauro, Nicola, Alessandro, Carla … mi dai una mano a portare la croce?”
Ecco perché occorre una vera conversione, per dare una risposta a quella domanda.
Es 3,1-8a.13-15 / Sal 102(103) / 1Cor 10,1-6.10-12 / Lc 13,1-9
digiemme
C’è il significativo ritornello di un canto dal titolo “Adoro Te” che invita a meditare con queste parole: “Adoro Te, fonte della vita, adoro Te, Trinità infinita. I miei calzari leverò su questo santo suolo, alla presenza tua mi prostrerò.”
Ecco, sono versetti che se ripetuti continuamente, meditati profondamente, ti spingono all’inginocchiamento, all’umile richiesta di perdono. Ed invece su questi santi suoli se ne vedono di tutti i colori: bandiere di parte, caciara e spropositi, spettacoli indecenti, come quelli di danze varie, il tutto, comunque, giustificato dal buon proposito di raccolta fondi da impegnare in beneficienza. Può anche essere lodevole, ma non è quella la “location” adeguata, perché il sacrilegio, è bene saperlo, non paga mai. Anzi, come ci ricorda San Paolo: “… quindi, chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere.” (dalla prima lettera ai Corinti)
Perché è anche facile sentirsi a posto con la coscienza con i nostri buoni gesti di solidarietà, ma poi continuare a costruire armi e a mandarle dove le adoperano per creare nuove sofferenze. In poche parole, non siamo in grado di misurare quelle sofferenze con la sofferenza della croce che Gesù Cristo ha subìto proprio per evitare tutto questo. Per spiegarci che solo con gli occhi della fede in Lui, potremo tornare a vedere, con realismo, in quell’abisso di violenza e di morte che attirerà inevitabilmente tutti noi come in parte sta già avvenendo. Perciò, solo se preghiamo, soprattutto in adorazione, le sofferenze avranno una soluzione perché: “… il Signore compie cose giuste, difende i diritti di tutti gli oppressi.” (dal Salmo)
Infatti, Dio condivide queste sofferenze con i suoi amici, e poi bussa alla porta di chi lo ama. E ci dice: “Daniele, Maria, Mauro, Nicola, Alessandro, Carla … mi dai una mano a portare la croce?”
Ecco perché occorre una vera conversione, per dare una risposta a quella domanda.
Es 3,1-8a.13-15 / Sal 102(103) / 1Cor 10,1-6.10-12 / Lc 13,1-9
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