ASCOLTARE CHI?

Seconda Domenica di Quaresima  (Anno C)

Questi è il mio figlio, l’amato......
I tre Vangeli sinottici riportano pressoché le stesse parole quando sul monte Tabor si udì la voce di Dio:
“Questi è il mio figlio, l’amato: ascoltatelo!”
Il momento della trasfigurazione è strettamente collegato al Battesimo di Gesù presso il Giordano, dove attraverso lo Spirito Santo si sentirono le medesime parole. Ora, noi siamo nelle medesime condizioni dei tre apostoli che Gesù portò con sé. Abbiamo ricevuto il Battesimo, abbiamo seguito, bene o male, la sua dottrina e quando ci disponiamo a rendergli omaggio andando a Messa, praticamente porta anche noi con sé. Forse sarebbe meglio una bella giornata di spiritualità, come un andare verso un deserto per meglio capire in quali condizioni, in quale stato d’animo stiamo vivendo. Magari stiamo come Pietro, Giacomo e Giovanni che: “… Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno, ma quando si svegliarono videro la sua gloria.” (dal Vangelo secondo Luca)

Anche noi ci lasciamo andare dalla stanchezza, non tanto per la salita al monte, quanto per la fatica del vivere che ci abbatte nella confusione e nello scoramento per quanto succede intorno a noi. Nella società, come nella chiesa. Infatti: “… molti si comportano da nemici della croce di Cristo.” (dalla Lettera di San Paolo Apostolo ai Filippesi)
I cristiani sono i più perseguitati al mondo per via della loro fede, questo è ormai un dato appurato e la schiera dei martiri continua a crescere. L’odio e l’indifferenza, però, vanno a braccetto anche all’interno della stessa chiesa. Già Paolo VI confidava che lo amareggiava il vedere predominare all’interno del mondo cattolico un pensiero di tipo non-cattolico, profetizzando che potesse diventare, un domani, il pensiero più forte. Come d’altronde sta avvenendo, e come succedeva già ai tempi di Paolo al punto che “… si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi e non pensano che alle cose della terra.”
Per cui stanno cercando di imporre una religione, universale, che richiami sì la figura di Gesù Cristo, ma senza la croce. Ma senza la croce non c’è la resurrezione. Senza la croce la sofferenza è incomprensibile, soprattutto se innocente. Lo scrittore giapponese Shusaku Endo scriveva: “credo di capire perché in ogni casa (dell’occidente, dell’Europa) c’è l’immagine di quell’uomo in croce. In fondo al cuore degli uomini c’è il desiderio di avere qualcuno per tutta la vita, qualcuno che non tradisca, che non lo abbandoni.”
E’ per questo che la croce la portiamo sempre con noi, al collo, sul bavero, ci segniamo davanti a delle difficoltà, attingiamo all’acqua santa con il segno della croce. Un versetto del Salmo, che non è stato proclamato, dice “… Mio padre e mia madre mi hanno abbandonato, ma il Signore mi ha raccolto.” Ecco come siamo raccolti: siamo portati con Lui sul monte del “Sacrificio” dove la trasfigurazione avviene nel pane e nel vino che viene offerto e di fronte alla quale non possiamo che tacere come fecero i discepoli, ancora impauriti per via di quella nube che li avvolse. Il “mistero” ci avvolge come successe ad Abramo, e  la paura di non essere all’altezza ci assale: “… mentre il sole stava per tramontare, un torpore cadde su Abramo, ed ecco terrore e grande oscurità lo assalirono.” (dal Libro della Genesi)
A noi assale il terrore della guerra, della discriminazione, del rifiuto, del buio incombente che abbruttisce il tramonto con progetti di morte, eutanasia e aborto come piedistalli del superuomo che vuole espellere Dio dalla sua creazione. Che dire, chi ascoltare quindi? Non ho dubbi: “… il Signore è mia luce e mia salvezza: di chi avrò timore? Il Signore è difesa della mia vita: di chi avrò paura?” (dal Salmo). Di nessuno, se saprò sempre e solo ascoltare Lui.

Gen 15,5-12.17-18 / Sal 26(27) / Fil 3,17-­-4,1 / Lc 9,28b-36
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