LA FATICA DI AMARE

VIIa Domenica T.O. Anno C

Il Vangelo di oggi è veramente difficile da digerire perché è faticoso amare tutti. Eppure Gesù ci chiama
in disparte e: “… a voi che ascoltate io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per quelli che vi trattano male. (dal Vangelo secondo Luca)
Ho molto da ridire su parecchie cose che accadono oggi, volute ed imposte da persone che dovrebbero preoccuparsi del bene comune ed invece sono protesi solo alla realizzazione di interessi di parte e ad un progetto sociale e politico ben definito. Stanno facendo del male a tanti e lo fanno con cattiveria, perciò è veramente difficile ricambiare simpatie e astensioni di giudizio sul loro operato. Gli errori bisogna denunciarli, il comportamento deve essere stigmatizzato perché bisogna soccorrere “gli orfani e le vedove”, cioè coloro che soffrono per le ingiustizie di questo mondo, anche perché: “… il Signore renderà a ciascuno secondo la sua giustizia e la sua fedeltà.” (dal primo Libro di Samuele)Cioè, bisogna dare atto alla giustizia a cui, in ultima istanza, tutti siamo soggetti davanti a Dio, e questo ci rende forti nell’accettare quei trattamenti che riteniamo calunniosi o discriminatori, che ci turbano, ci disorientano e pure ci angosciano. Entriamo in lotta con noi stessi, d’altronde siamo impastati come esseri viventi che cadono, che peccano, che si alzano contro le ingiustizie, che sbagliano, bisognosi di motivazioni che superino la nostra orizzontalità: “… fratelli, il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l’ultimo Adamo, divenne datore di vita.” (dalla prima Lettera di San Paolo Apostolo ai Corinti)
La croce con la sua verticalità s’innalza sul nostro orizzonte, ci dice che la vita è anche sofferenza, anche inaudita, come quella che spezza ogni speranza: per il piccolo figlio che aspetta di nascere; per il nonno che non potrà più vedere, rinchiuso in un ospizio, i figli, i nipoti; per i giovani cui vengono rubati i migliori anni dell’adolescenza con i miraggi del tutto e subito, della pornografia, degli stupefacenti.
Su quella croce, però, lo sappiamo è inchiodato quell’Adamo, Gesù Cristo, che attrae, come una potente calamita, tutte le sofferenze del mondo, e in quale modo! Ecco perché ritorna, ogni volta che lo vogliamo, lo accettiamo, ad essere colui che ci ridà la vita, anche quando ci sembra ormai inutile e dannosa. Se a prima vista il discorso, apparentemente scontroso ed incomprensibile, del Vangelo richiede uno sforzo non da poco per accettarlo, è pur vero che: “… come è tenero un padre verso i figli, così il Signore è tenero verso quelli che lo temono.”  (dal Salmo 102)
Mio papà era severo, lo temevamo, quando era necessario si sfilava la cinghia, ora io non arriverei a tanto con nessuno, ma quelle sere che stavamo sul divano e ci raccontava le sue storie, cantava alcune canzoni del suo tempo, ecco quel padre è quello che ci dava serenità, sicurezza, anche se in quella casa abitava sorella povertà.
Lui non era più di tanto religioso, le preghiere non ce le ha insegnate lui, e neppure la mamma. Adesso, però, capisco: loro, papà e mamma, ci hanno messo l’amore, tutto ciò che avevano, eravamo i loro figli, anche la richiesta, per noi, del Battesimo, e la Grazia ha fatto il resto. Che magari è anche poco, ma in una cosa sono sicuro di non sbagliare, confrontandomi con il Vangelo di oggi: il pregare. Soprattutto per gli altri, per tutti quelli che mi fanno imbestialire, per tutti quelli che non seguono la Legge del Signore, affinché possano ravvedersi in tempo. Per godere della vita nuova, dell’Amore di Dio.
1Sam 26,2.7-9.12-13.22-23 / Sal 102(103) / 1Cor 15,45-49 / Lc 6,27-38

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