1 novembre 2021

COSE DELL’ALTRO MONDO

Martedì 2 novembre
Commemorazione dei defunti

Esiste un altro mondo? Un’altra terra?
“… sono certo di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi.” (dal Salmo)
Di solito si usa citare questa Parola durante il rito funebre, quasi come augurio per il defunto o come consolazione per quelli che lo stanno piangendo. In quei momenti quanti si staranno interrogando sul destino di quel congiunto o amico: inferno o paradiso? Si cerca, nei discorsi e nelle esternazioni delle condoglianze, di evidenziare le qualità, la bontà, la dirittura morale, l’onestà di chi si trova sul catafalco, quasi ad esorcizzare una brutta destinazione, oppure, più benignamente, come a montare una ingenua  raccomandazione per una buona collocazione nella vita dell’aldilà.
Eppure, ben si sa che il giudizio è già stato emesso. Tutto ciò ci ricorda il vecchio catechismo di San Pio X che insegnava i Novissimi, le cose ultime: Morte, Giudizio, Inferno, Paradiso. Solo la morte la vediamo con i nostri occhi, il resto dipende dal nostro modo di vivere qui in terra, in questa valle di lacrime. Diceva, infatti, San Filippo Neri, che di Paradiso se ne intendeva: “chi non sale spesso in Cielo col pensiero mentre è in vita, corre grandemente il pericolo di non salirvi neanche dopo la morte.” La Parola di questa giornata e l'appena trascorsa Festa di Tutti i Santi ci aiutano e ci invitano a capire quale sarà il nostro viaggio dopo la morte: “… i miei occhi lo contempleranno (il Signore) e non un altro.” (dal Libro di Giobbe)
Giobbe ne era tanto convinto che era pronto a metterlo nero su bianco su un libro: “… oh , se le mie parole si scrivessero, se si fissassero su un libro.”
E noi siamo pronti allo stesso modo? Non credo, parlo soprattutto per me naturalmente. Solo con gli anni che si avvicinano agli ottanta o li superano si comincia a pensare che il tempo è vicino, eppure la maggior parte delle persone continua la vita come se la morte riguardasse sempre e solo gli altri. Anche perché di fronte agli ultimi istanti di vita si apre il grande problema del senso della propria e altrui vita. A cosa è servita? L’ho goduta o sprecata nel niente? Indipendentemente dalle risposte che ognuno si darà o si potrà dare, penso che dovremmo sempre appoggiarci al Salmo, senza avvilirci:“… spera nel Signore, sii forte, si rinsaldi il tuo cuore.”
Anche perché la speranza è l’ultima a morire. Perciò non possiamo determinare o sapere cosa avviene nel Giudizio, neppure nel nostro. Possiamo solo pregare:“… fratelli, la speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.” (dalla Lettera ai Romani)
Non mi scordo, infatti, che quell’amore mi è stato riversato nell’atto del Battesimo. Da quel momento ho assunto tutti gli anticorpi necessari per respingere tutti i virus del mondo e credere solamente a Gesù Cristo perché:“… questa, infatti, è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.” (dal Vangelo secondo Giovanni)
Non lo vediamo forse Gesù Cristo ogni volta che il sacerdote innalza l’ostia consacrata alla nostra contemplazione? E al momento della Comunione? E non lo vediamo forse nel volto e nel corpo del povero, del più piccolo fra gli uomini, quelli disprezzati e abbandonati che solo Santa Madre Teresa di Calcutta andava a recuperare? Ecco, le cose dell’altro mondo sono ben presenti in questo mondo, sta a noi saperle vedere e saperle amare. Il Giudizio ne terrà sicuramente conto.

Gb 19,1.23-27a  /  Sal 26 / Rm 5,5-11 / Gv 6,37-40
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