VIVA CRISTO RE

Nostro Signore Gesù Cristo
Re dell’universo

Una domenica sì, una domenica no, sento parlare di questo Regno di Dio. Ma cos’è questo regno, per cui molte persone non si sottrassero alla morte violenta gridando “viva Cristo Re!”? Loro sapevano che Gesù è il Re di quel regno e, quindi, erano disposti a difendere con la vita la loro fede in lui: “… davvero degni di fede i tuoi insegnamenti. (Dal Salmo)
Davvero ammirabili, non per niente sono tutti beati o santi quegli uomini e quelle donne che di fronte al plotone di esecuzione, in Messico come in Spagna, non rinnegarono quella fede, quegli insegnamenti che avevano ricevuto fin dalla loro nascita, che in quei tempi coincideva, solo una questione di un giorno o due, con l’immediato Battesimo presso la parrocchia d’origine. Loro crescevano con la consapevolezza di fare parte di quel Regno.
Erano piccoli, erano pochi, ma attorno a loro cresceva e si consolidava l’amore di Cristo. Le case, le chiese erano costruite come delle regge, in cui la sua signoria trovava spazio, sia nella povertà del desco che nella ricchezza e bellezza di quei tabernacoli che erano al centro dell’adorazione. Erano piccoli, erano pochi, innocenti ed indifesi, ma il loro coraggio, la loro audacia, il loro martirio hanno alimentato ed effuso quell’amore che è giunto fino a noi. Come ne beneficiamo? Siamo ancora più piccoli, siamo ancora più pochi, proprio ora che il Regno del nostro Re è sotto attacco, un attacco concentrico, come forse non si è mai visto, e noi siamo sempre più colpevolmente disarmati. Vero che abbiamo la promessa che gli inferi non preverranno sulla sua Chiesa perché: “… il suo potere è un potere eterno, che non finirà mai e il suo regno non sarà mai abbattuto.” (dal Libro del profeta Daniele)
Tutto vero, ma se siamo suoi discepoli, nel momento della lotta, nel momento della testimonianza, dobbiamo essere pronti come degli scudi, capaci di respingere tutto il male che viene scagliato contro la sua Santa Chiesa. E non si tratta neppure di capire da dove partono le bordate, sappiamo che il pericolo maggiore viene dal fuoco amico, perché in ogni caso abbiamo dalla nostra la certezza che: “… ogni occhio lo vedrà, anche quelli che lo trafissero e per lui tutte le tribù della terra si batteranno il petto.” (dal Libro dell’Apocalisse di San Giovanni Apostolo)
Intanto, adesso comprendiamo perché all’inizio della Messa ci battiamo il petto. Perché facciamo parte di quelle tribù, perché ci rendiamo conto che anche con i nostri peccati contribuiamo a disgregare l’unità della fede in Cristo, acceleriamo il degrado sociale con l’acquiescenza a leggi mortifere ed ingiuste, lasciamo spazio a coloro che consegnano Cristo ai potenti di questo mondo, che potranno così prendersi beffe:“… sono forse io Giudeo (domanda Pilato)? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me.” (dal Vangelo secondo Giovanni)
E’ tremendo! Ancora noi, la sua gente, noi, i suoi sacerdoti, lo stiamo consegnando ai Pilato del nostro tempo. Ancora adesso, quando Gesù ci chiede “chi dite che io sia”, non sappiamo rispondergli con fermezza che è il nostro Re, non riusciamo a capire che:“… io sono re. Per questo io sono nato per questo sono venuto al mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce.”
Ed è talmente Re che nasce in una povertà estrema, nel caldo oblativo di una famiglia. Lo amiamo anche per questo, perché ha percorso tutto il travaglio che ciascuno di noi ha compiuto per venire al mondo. E’ il Re su cui poggia, nella verità, tutta la vita, tutta la nostra capacità di amare. Cominciando in famiglia: se ami Gesù più di quanto ami tua moglie, lei può fidarsi di te; lo stesso vale per il marito; se ami Gesù più di quanto ami i tuoi figli, loro si sentono in buone mani; se ami Gesù più di quanto ami il tuo prossimo, lui saprà riconoscere il vero Re di questo mondo.

Dn 7,13-14 / Sal 92 / Ap 1,5-8 / Gv 18,33b-37
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