Va Domenica T. O. (Anno B)
…venuta
la sera, dopo il tramonto…, sembra quasi l’inizio di una poesia, di una
contemplazione del sole che scende dietro l’orizzonte e scolora tutto
d’intorno. Anche i Vangeli hanno un non so che di poetico che aiutano a capire
il linguaggio e i gesti nel quotidiano di Gesù:
“…venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati … Guarì molti…e scacciò molti demoni.” (dal Vangelo secondo Marco)
Non so perché, ma questo breve passaggio evangelico mi spinge a queste considerazioni: la sera è il termine della vita, dopo che questa, come il sole, ha brillato per il tempo necessario; giunge, quindi, il momento di essere presentato al cospetto del Signore, con le proprie malattie, cioè i rimorsi e i dolori che sono ormai parte di noi stessi; con i mali che abbiamo intenzionalmente alimentato, per cui ci siamo pure venduti l’anima al diavolo e questi non ci molla più. Ecco, in quella sera, accompagnati dalle premure e dalle preghiere dei nostri cari, il Buon Dio ci guarda e ci guarisce, ci ama e scaccia i demoni nel profondo del loro inferno. Ci risana, nella pienezza di una vita senza fine.
“…venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati … Guarì molti…e scacciò molti demoni.” (dal Vangelo secondo Marco)
Non so perché, ma questo breve passaggio evangelico mi spinge a queste considerazioni: la sera è il termine della vita, dopo che questa, come il sole, ha brillato per il tempo necessario; giunge, quindi, il momento di essere presentato al cospetto del Signore, con le proprie malattie, cioè i rimorsi e i dolori che sono ormai parte di noi stessi; con i mali che abbiamo intenzionalmente alimentato, per cui ci siamo pure venduti l’anima al diavolo e questi non ci molla più. Ecco, in quella sera, accompagnati dalle premure e dalle preghiere dei nostri cari, il Buon Dio ci guarda e ci guarisce, ci ama e scaccia i demoni nel profondo del loro inferno. Ci risana, nella pienezza di una vita senza fine.
Il
Vangelo, però, dice che gli portavano “tutti” e che Gesù guarì “molti”, che
scacciò “molti”, non “tutti”. Per alcuni, vuol dire, che dopo quel tramonto, la
vita senza fine si svolgerà in Purgatorio, per altri all’Inferno. E’ la logica
conseguenza del libero arbitrio, della libertà di rifiutare la Legge di Dio e
Lui stesso.
Quella libertà di cui si parla in questa prima domenica di febbraio in cui, come in ogni anno, da 43 anni a questa parte, si celebra la “Giornata per la Vita” indetta dai vescovi italiani nell’imminenza della promulgazione della legge che ha sancito il diritto di abortire legalmente. Una legge che ha permesso impunemente la soppressione di sei milioni di esseri umani. Da allora, ma anche prima, una fiumana di persone ha, però, deciso di dedicare la propria vita, il proprio tempo a favore della vita nascente.
“…pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti, per guadagnare il maggior numero,…mi sono fatto tutto per tutti, per salvare a ogni costo qualcuno.” (dalla prima Lettera di San Paolo ai Corinti)
Non è difficile individuare nei volontari dei Centri di Aiuto alla Vita, persone che ragionano con lo stesso metro dell’apostolo, con tutte le difficoltà che questo comporta, con tutte le sofferenze che l’uccisione di una creatura all’alba della sua vita innesta nei loro cuori, nel loro corpo stesso. Si può addossare loro:
“…così a me sono toccati mesi di illusione e notti di affanno mi sono state assegnate.” (dal Libro di Giobbe)
Ogni bimbo che nasce è segno che Dio non si è ancora stancato dell’uomo, ma ogni bimbo che viene rifiutato drammaticamente e dolorosamente (di sicuro per il bambino) è segno dell’azione luciferina nel mondo, complice quell’uomo che s’illude di essere sufficiente a sé stesso. Quell’uomo malato o posseduto dal demonio.
Così a quei volontari, consci dei propri limiti, della propria povertà di mezzi e di consensi, altro non resta che confidare nella preghiera:
“…risana i cuori affranti e fascia le loro ferite. Egli conta il numero delle stelle e chiama ciascuno per nome.” (dal Salmo 146)
C’è proprio da crederci se, non solo i volontari, ma il mondo intero hanno bisogno di essere risanati, di essere curati, di essere presi in braccio, consolati, come una mamma consola il suo bambino. C’è la certezza, cari amiche e amici dei Centri di Aiuto alla Vita, che quelle vite spezzate e gettate nel contenitore dei rifiuti speciali non sono perdute perché ciascuna è chiamata per nome.
Quella libertà di cui si parla in questa prima domenica di febbraio in cui, come in ogni anno, da 43 anni a questa parte, si celebra la “Giornata per la Vita” indetta dai vescovi italiani nell’imminenza della promulgazione della legge che ha sancito il diritto di abortire legalmente. Una legge che ha permesso impunemente la soppressione di sei milioni di esseri umani. Da allora, ma anche prima, una fiumana di persone ha, però, deciso di dedicare la propria vita, il proprio tempo a favore della vita nascente.
“…pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti, per guadagnare il maggior numero,…mi sono fatto tutto per tutti, per salvare a ogni costo qualcuno.” (dalla prima Lettera di San Paolo ai Corinti)
Non è difficile individuare nei volontari dei Centri di Aiuto alla Vita, persone che ragionano con lo stesso metro dell’apostolo, con tutte le difficoltà che questo comporta, con tutte le sofferenze che l’uccisione di una creatura all’alba della sua vita innesta nei loro cuori, nel loro corpo stesso. Si può addossare loro:
“…così a me sono toccati mesi di illusione e notti di affanno mi sono state assegnate.” (dal Libro di Giobbe)
Ogni bimbo che nasce è segno che Dio non si è ancora stancato dell’uomo, ma ogni bimbo che viene rifiutato drammaticamente e dolorosamente (di sicuro per il bambino) è segno dell’azione luciferina nel mondo, complice quell’uomo che s’illude di essere sufficiente a sé stesso. Quell’uomo malato o posseduto dal demonio.
Così a quei volontari, consci dei propri limiti, della propria povertà di mezzi e di consensi, altro non resta che confidare nella preghiera:
“…risana i cuori affranti e fascia le loro ferite. Egli conta il numero delle stelle e chiama ciascuno per nome.” (dal Salmo 146)
C’è proprio da crederci se, non solo i volontari, ma il mondo intero hanno bisogno di essere risanati, di essere curati, di essere presi in braccio, consolati, come una mamma consola il suo bambino. C’è la certezza, cari amiche e amici dei Centri di Aiuto alla Vita, che quelle vite spezzate e gettate nel contenitore dei rifiuti speciali non sono perdute perché ciascuna è chiamata per nome.
Gb 7,1-4.6-7 / Sal
146(147) / 1Cor 9,16-19.22-23 / Mc 1,29-39
digiemme