L’ARCOBALENO

1a Domenica di Quaresima (Anno B)

stabilisco la mia alleanza con voi
Se vado con la memoria alla mia infanzia, quando arrivava la Quaresima sapevamo, di certo, che al venerdì doveva essere assolutamente di magro. L’atmosfera, in generale, era un po’ grigia, complice quasi sempre un mese di marzo piovoso e mutevole. Poi, però, arrivava la Pasqua e tutto rinasceva, riprendeva vita, complice un mese di aprile vivace e splendente. Se vado con la memoria alle mie escursioni in montagna, quando incappavamo in un temporale bestiale, era buona se trovavamo un riparo di fortuna per aspettare che tutto finisse. E, poi, vuoi mettere la meraviglia del cielo che si squarcia e tutto torna più chiaro e, all’orizzonte si installa l’arcobaleno:“…pongo il mio arco sulle nubi, perché sia il segno dell’alleanza tra me e la terra…tra me e voi e ogni essere vivente in ogni carne.” (dal Libro della Genesi)Quanti significati può avere, oggi, quell’arcobaleno, quel segno che sembra riconciliare una natura sconvolta. Dico sembra, perché se rileggiamo con la dovuta attenzione quella la Parola, ci accorgeremo che quell’alleanza sconvolta dal peccato è risanata da Dio con tutti gli uomini, con tutti i viventi che sono in ogni carne, la propria carne, anche quella di quel vivente appena concepito e che, oggi, come tale, non è trattato dalle leggi degli uomini. Questo mondo si trova, allora, nella stessa condizione dei tempi di Noè. Attorno a noi, quante cose rattristano il cuore del Padre: guerre, avidità, immoralità, infedeltà, indifferenza. Dio ne sarà nuovamente disgustato al punto di mandare un nuovo diluvio? Può essere, alcune profezie vanno in quella direzione, ma non mi ci voglio addentrare, piuttosto medito su: “…buono e retto è il Signore, indica ai peccatori la via giusta, guida i poveri secondo giustizia, insegna ai poveri la sua via.” (dal Salmo 24)
Perché noi cristiani non ci dobbiamo perdere d’animo: raccolti nell’arca santa della Chiesa, come Noè, cerchiamo solo di essergli graditi: egli saprà renderci benedizione e segno del suo amore per molti. Amore che si fonda sulla giustizia e sulla sconfitta del peccato, infatti: “…carissimi, Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio.” (dalla prima Lettera di San Pietro Apostolo)
Pensavo che praticare la giustizia fosse fare tutte le cose giuste. Una volta, in un ritiro, la guida spirituale spiegava che “giusto” è colui che è al giusto posto davanti a Dio. Chi, cioè, fa la sua volontà umilmente, come un figlio amato, cercato, guidato e ricondotto davanti a Dio. Ecco, allora, come dovremmo porci, come peccatori, perché tali siamo, oltre che, proprio per i peccati, dei poveri che hanno bisogno di essere accompagnati sulla giusta via. Ad una condizione, che ci viene posta proprio ora, in questo preciso momento, di questo tempo che anche per noi è compiuto: “…il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo.” (dal Vangelo secondo Marco)
Cristo è il Re di quel Regno, Lui è il Regno, se non lo capiamo e se non c’inginocchiamo davanti al suo trono non siamo degni di essere suoi discepoli. Non si tratta di restaurare nobiltà d’altri tempi, ma di mettere al centro quel trono che altro non è che il tabernacolo. Dirò di più, siccome quel tabernacolo, quanto meno, il primo in senso storico, si trova sotto il seno di Maria, abbiamo un aiuto in più per arrivare a Lui: il cuore di una mamma, della Madre di Dio. Che ci sussurra con dolce insistenza, a Lourdes come a Fatima, come in centinaia di altri posti da lei visitati: “convertitevi e credete al Vangelo”.

Gen 9,8-15 / Sal 24(25) / 1Pt 3,18-22 / Mc 1,12-15
digiemme