IIIa Domenica T.O. (Anno B)
Il
tempo è fermo, è l’uomo che s’inserisce nel tempo con la sua esistenza, che
sboccia, s’instaura, cresce, matura, invecchia, muore. In una cronaca che viene
regolata dall’andamento del giorno con la notte, che si ripete nel rapporto fra
la terra e il sole. In questa realtà nulla cambia, neppure l’uomo, la storia
puntualmente si ripete. Oggi viviamo le medesime condizioni e sensazioni di
quegli uomini che dovevano affrontare le pestilenze.
Tocchiamo con mano la paura di ciò che non si conosce.
La paura è una di quelle caratteristiche fondamentali della nostra condizione umana. Diventa una malattia quando paralizza l’uomo, la sua libertà, le sue scelte, quando tutto si ferma a causa della paura. C’è paura per la salute, per il futuro e si è pronti a sacrificare tutto, anche la vita stessa di chi non si ritiene più utile. Da qui il consenso all’eutanasia, all’eugenetica, all’aborto, alle logiche gender, all’ecologismo anti-uomo. Da qui il rifiuto di Dio, come Padre e Creatore della vita. Per ritornare a nuovi idoli che poi sono vecchi come quelli narrati nell’Antico Testamento, come quelli che spingevano gli Aztechi ai sacrifici umani, come quelli che spingono agli aborti per coltivare ed utilizzare tessuti cellulari ai fini dell’industria farmaceutica o cosmetica. Perciò, in quella città di Ninive probabilmente si viveva quanto si vive oggi:“…alzati, va a Ninive, la
grande città, e annuncia loro quanto ti dico…ancora quaranta giorni e Ninive
sarà distrutta.” (dal Libro del Profeta Giona)
Perciò
non dobbiamo meravigliarci se quell’imperativo all’allibito Giona possa essere
ripetuto anche per la nostra città, quella proprio dove abitiamo noi. Il
problema è che all’orizzonte non s’intravedono profeti degni di questo nome, in
una chiesa appiattita sulle ragioni del mondo, che tutto giustifica, sulla
falsa linea di una misericordia del tutto, o quasi, inattendibile. Non
scalfisce neppure San Paolo: “…questo
vi dico fratelli: il tempo si è fatto breve…passa infatti la figura di questo
mondo.” (dalla Prima Lettera ai Corinti)
Quelli
di Ninive si pentirono e furono graziati. Anche noi, quindi, possiamo sperare
nel perdono, purché riflettiamo seriamente su quanto la Parola ci suggerisce.
Cioè, l’essere consapevoli che in questo tempo, che ci apre al mondo, ci
stiamo, ci dobbiamo stare per realizzare il progetto di Dio su di noi. Il mondo
passa, ma noi no, noi siamo per l’eternità. Diamo retta al Signore:“…fammi
conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri.” (dal Salmo 24)
Fu
così che il tempo fu segnato in modo definitivo dall’Avvento di Gesù Cristo,
che venne per tracciare il sentiero principale, da seguire fiduciosi nonostante
le asperità e le salite, abbandonando le gaudenti vie delle abbaglianti città.“…il
tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino: convertitevi e credete al
Vangelo.” (dal Vangelo di Marco)
Crediamo
al Vangelo che ascoltiamo ogni domenica, mettiamoci in gioco, cercando di
essere credibili. Ora non occorre vestirsi di sacco e spargersi il capo di
cenere per le piazze, sul lavoro, in televisione, in chiesa, verrebbe da
mettere, invece, mano alle opere di carità, allontanandoci da quanto puzza di
sfruttamento politico. Per essere coerenti, veri testimoni di quel regno che è
già instaurato in mezzo a noi, oggi, nel tempo dell’anno domini 2021, perché il
Regno è Gesù Cristo, Re del tempo e della storia di tutti gli uomini. Adesso si
capisce: quel Regno è in quel Tabernacolo, in quel pane e in quel vino che
diventano il suo corpo offerto per la nostra salvezza. Per noi, qui, nel tempo
che è nostro.
Gn 3,1-5.10 / Sal 24 (25) / 1Cor
7,29-31 / Mc 1,14-20
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