I LACCI SENZA NODI

Battesimo del Signore (Anno B)

In certi momenti della giornata, quando ascolto le notizie che arrivano da ogni parte del mondo in tempo reale, sento che c’è qualcosa che non quadra. So bene che le informazioni sono centellinate, passano solo quelle che vanno in una certa direzione, quella degli interessi dei proprietari dei giornaloni, delle televisioni e dei produttori cinematografici. Sento che non dovrei farmi prendere dalla rabbia, dall’angoscia per come manipolano la gente, per il tradimento del giornalismo, per la disonestà intellettuale di quanti si vendono per quattro soldi. Sento un vuoto dentro di me che neppure le preghiere quotidiane, a volte, riescono a riempire. Mi dico che non è giusto, provo sollievo se riesco a trovare una chiesa aperta che mi abbraccia con il suo silenzio, con la sua solitudine illuminata da qualche sparuto lumicino. Cerco, però, quello più forte, quella luce di lampada che segnala il tabernacolo e rileggo: “…cercate il Signore mentre si fa trovare, invocatelo mentre è vicino. L’empio abbandoni la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri.” (dal Libro del profeta Isaia)
So bene che non sono le mura di una chiesa a stabilire dove ti è più vicino il Signore, però io so che Lui è lì in quel cubicolo e che mi aspetta per porgermi la sua consolazione sul petto. Perché è il cuore di ciascuno il luogo più prezioso dove Lui cerca di prendere definitivamente dimora.
E quando succede:
“…ecco, Dio è la mia salvezza; io avrò fiducia, non avrò timore, perché mia forza e mio canto è il Signore.”  (Salmo dal Libro del profeta Isaia)
Per certi versi, allora, non penso più a quegli empi, a quegli uomini iniqui che si perdono lontani dal Signore, e fanno perdere altri, so che devo pregare anche e soprattutto per loro, però capisco pure come i miei difetti, i miei peccati limitano la missione e la vocazione che ciascuno ha in forza del Battesimo. Chi, come i discepoli di Giovanni, su sua sollecitazione, lasciano tutto è si mettono a seguire Gesù, chi come altri discepoli, come ciascuno di noi, cerca di essere incorporato in Gesù affinché riveli lo scopo della loro vita. Che è quello di amarlo perché Lui è al di sopra di tutti, è in tutti, è di tutti e perché amandolo si possa preparare la strada che porta a Dio. Una strada attraverso la quale ci si accorge dei bisogni altrui. Con grande umiltà perché come Giovanni: “…io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali.” (dal Vangelo di Marco)
Però, come servizio, lo slegare o il legare i lacci di chi da solo non ci riesce è da ritenersi un gesto d’amore, un segno e una testimonianza:
“…in questo infatti consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi comandamenti e i suoi comandamenti non sono gravosi.” (dalla Prima Lettera di Giovanni)
Dal come si succedono quelle notizie di cui dicevo, sembrerebbe, che i suoi comandamenti siano, invece, gravosi perché nessuno li vuole più osservare, addirittura li si vuole dissacrare perniciosamente. Non c’è scampo, comunque, la potenza di Dio si è sprigionata nella persona di Gesù, suo Figlio, vero Dio e vero uomo in cui si è compiaciuto. Non c’è spazio o angolo in cui nascondersi, in cui disperarsi. Nel momento in cui vediamo passare Gesù, in cui lo conosciamo, è Lui che si fa trovare, in quell’istante siamo portati alla conoscenza di noi stessi, perché siamo portati alla conoscenza di Dio come sorgente del nostro essere. A questo punto non possiamo più smentirci, non possiamo più fare finta di niente, dimoriamo nel suo Amore, così come vuole che altri dimorino nel nostro. Possa tutto, in questo nostro nuovo modo di essere, volgersi, quindi, a sua gloria, poiché, dopotutto, ciascuno di noi è sotto la sua mano e in Lui è ogni forza è bontà.

Is 55,1-11 / Sal da Is 12,2-6 / 1Gv 5,1-9 / Mc 1,7-11

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