Seconda Domenica di Pasqua
(Divina
Misericordia) Anno C
E’ tempo di crisi nella cattolicità, più di
300 milioni di cristiani vivono in luoghi dove sono minacciati per la loro fede
e altri, come noi, che vivono in zone libere, sono vilipesi, disprezzati,
derisi, emarginati. E’ una situazione, ormai, fuori controllo e, nonostante gli
ultimi avvenimenti inequivocabilmente raccontino una realtà tragica, chi
dovrebbe guidare e fortificare il popolo di Dio, si volta verso altri
indirizzi. L’eresia serpeggia ed allora non rimane che pregare con il Salmo: …è
meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nell’uomo. E’ meglio rifugiarsi nel
Signore che confidare nei potenti.” (Salmo 117). E se ci si rifugia evidentemente si rende
necessario entrare in luoghi riparati, protetti, ma neppure le chiese sono
risparmiate dalla distruzione fisica.
Gli uomini potenti di oggi sono impegnati in
altre faccende, perciò, non si può confidare in loro. Occorre trovare nuove
risorse, nuove determinazioni che salvaguardino le radici della nostra gente,
della nostra fede tramandata da generazione in generazione.
Ben consapevoli delle nostre difficoltà.
D’altronde anche ai tempi apostolici era così:“ Io Giovanni, vostro fratello e
compagno nella tribolazione, nel regno e nella perseveranza in Gesù…” (dal
Libro dell’Apocalisse)
Se già allora il discepolo prediletto era
così schietto ed immediato, a maggior ragione lo saranno, così dovrebbe essere,
anche i vescovi, i sacerdoti, i diaconi, i religiosi di oggi. Dovrebbero
portare solo ed unicamente a Gesù e nella perseveranza annunciare a tutti gli
uomini che solo in Gesù c’è la vita. Una volta tutto ciò avveniva in modo
convinto ed appassionato con l’irradiazione di missionari a tutto tondo.
Discepoli del Signore cui la fiducia nella missione della Chiesa e la forza
nella Parola venivano corredate con una testimonianza simile a quella dei primi
apostoli:
“…Molti segni e prodigi avvenivano fra il
popolo per opera degli apostoli.” (dagli Atti degli Apostoli)
Quali segni e prodigi costellano oggi le
nostre comunità, quali vocazioni germogliano ben lo vediamo, purtroppo, da
cinquant’anni a questa parte. Il mondo si è infiltrato nei luoghi cardini
dell’organizzazione ecclesiale e, poco per volta, come ha denunciato anche
recentemente sua Santità Benedetto XVI, ha svilito e sfilacciato il volto della
Chiesa di Cristo. Eppure il Vangelo è lì, nitido, chiaro:“ Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece
molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono
stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché,
credendo, abbiate la vita nel suo nome.” (dal Vangelo di Giovanni).
Basta e avanza, quindi, credere in piena
adesione al mandato assegnato ad ogni cristiano: annunciare il suo Battesimo
perché solo con quello diveniamo fratelli in Gesù e figli di Dio.
Non ci sono scuse, è questo che dobbiamo
vivere per avere la vita. Certo, potremo cadere, prendere tempo, essere stanchi,
ma facciamo nostro un colloquio fra Gesù e Santa Faustina. Kowalska:
“…Quando sei obbediente mi prendo la tua
debolezza e al suo posto ti do la mia forza. Sono molto stupito che le anime
non vogliano questo scambio con me.”
Cerchiamolo questo scambio, possiamo farlo in
ogni momento, guardando al tabernacolo, che sia messo al centro delle chiese,
accogliendolo nella Santa Eucaristia e nel suo nome riavremo la vita.
At 5,12-16 / Sal 117(118) / Ap 1,9-11°.12-13.17-19 / Gv 20,19-31
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