Prima Domenica di Quaresima (Anno C)
Leggendo e ascoltando attentamente la Parola di questa prima domenica di Quaresima emerge con evidenza il ripetersi dell’espressione “Signore, tuo Dio”. Come ad indicare un rapporto personale, quasi preferenziale che siamo invitati a tenere con colui che è il Creatore della vita. Nel momento e nell’ora in cui ci accorgiamo di non essere, ciascuno di noi, un frutto del caso, da quell’istante sentiamo di non essere più soli, cogliamo una presenza potente dentro di noi che ci mette in movimento, che ci fa cercare la sorgente della nostra esistenza. Che ci porta all’ascolto di questa Parola cui rendiamo grazie per la gioia che ci dona, per le prospettive che si aprono davanti a noi: essere figli di Dio, cui tutto dobbiamo. Questa consapevolezza fa sì che ci sforziamo di offrire a nostra volta tutte le nostre primizie:
“…le deporrai davanti al Signore, tuo Dio, e ti prostrerai
al Signore, tuo Dio.” (dal Libro del Deuteronomio”
E’ una prescrizione trasmessa da Mosè al popolo ebraico, ma
vale ancora oggi, anche per noi quando siamo davanti al Tabernacolo, quando
riceviamo la Comunione: prostrarsi vuole dire inginocchiarsi, anche fisicamente
se possibile, ma soprattutto sentirsi un niente nei confronti di chi ha dato la
vita per noi, senza dimenticarcelo mai. Deporre la cesta delle primizie non può
limitarsi all’offerta che viene raccolta durante l’offertorio, bensì tenere
sempre in mente e nel cuore il primo posto per Lui perché:
“…chi abita al riparo dell’Altissimo passerà la notte
all’ombra dell’Onnipotente. Io dico al Signore: “Mio rifugio e mia fortezza,
mio Dio in cui confido.” (dal Salmo)
Dicono che bisogna abbattere i muri ed è vero se questi ci
tengono fuori dalla fortezza che è la Chiesa del Signore, dove posso trovare
riparo e rifugio dai miei peccati, dalle mie miserie, dove anche nel buio delle
mie notti vedrò l’ombra della sua luce che mai si attenua, neppure quando le
mie notti le spreco nella perdizione e nell’oblio. Le tentazioni, infatti, sono
sempre dietro l’angolo:
“…non di solo pane vivrà l’uomo…il Signore, tuo Dio,
adorerai: a lui solo renderai culto…non metterai alla prova il Signore, tuo
Dio…” (dal Vangelo di Luca)
Se anche Gesù ha subito le tentazioni, figurarsi noi. Solo
che le nostre risposte non sono all’altezza perché siamo attirati, in modo subdolo,
dai piaceri che vengono dal mondo: la lussuria che ti fa desiderare sempre di
più, per goderne le prelibatezze; il potere che ti permette di guardare gli
altri dall’alto in basso; la spudoratezza che sfida anche Dio quando si vuole
divinizzare, costi quel che costi, l’uomo. Riusciremo, in questo forte tempo di
quaresima, a crearci dentro di noi, ma anche attorno a noi, uno spazio simile
al deserto, dove poter trovare, nel silenzio e nella preghiera, quelle povere
ed umili risposte da dare al tentatore per eccellenza? Per far sì che il tutto
rimanga solo nelle buone intenzioni proviamo ad iniziare con una buona
conversione che scaturisca dal riconoscimento dei nostri peccati: ecco il primo
frutto della nostra cesta. Poi accentuiamo le penitenze che giustamente ci verranno
impartite dedicandoci alle opere di carità che testimoniano la bontà della fede
in Gesù Cristo:
“…poiché non c’è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che
Lui stesso è il Signore di tutti.” (dalla Lettera di San Paolo ai Romani)
E se Dio è Padre e Signore di tutti allora non possiamo che
presentarlo e ripresentarlo, per quanto ci è dato di fare, alle genti tutte
affinché tutti possano gioirne nel riconoscerlo.
Dt 26,4-10 /
Sal 90(91) / Rm 10,8-13 / Lc 4,1-13
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