IL FRUTTO DELL’ALBERO


Ottava Domenica T.O.(Anno C)
Dai “quaderni spirituali” del beato Alberto Marvelli traggo lo scritto che spiega come “se un uomo è accecato, è stolto se afferma che non c’è il sole; così se uno non crede, è stolto a dire che Dio non esiste”. Questo pensiero è molto ben supportato dal Salmo: “…Come sono grandi le tue opere, Signore, quanto profondi i tuoi pensieri! L’uomo insensato non li conosce e lo stolto non li capisce.” Mi ha colpito l’inquadramento dell’uomo stolto che siccome non capisce la grandiosità della creazione, non vi riconosce la paternità del Signore. Vive, o meglio, si ostina a vivere come il “buon selvaggio” incurante del come nasce, cresce, si sviluppa la propria esistenza. Tutt’al più tenterà di dissimulare quella condizione con concetti filosofici e pure astrusi principi morali. Per smascherare questa impostazione è sufficiente il breve passaggio tratto dal Siracide: “…Il frutto dimostra come è coltivato l’albero, così la parola rivela i pensieri del cuore.”

Basta farci caso con una minima capacità critica del linguaggio per scoprire le intenzioni di chi, a parole, predica bene, pontifica bene, cui, però, poi interessa solo rispondere al suo padrone: il mentitore per eccellenza. Chi non crede, da stolto, lo nega, chi, invece, si maschera dietro ad una religione o ad un mito, è servo di chi vuole l’uomo assoggettato al suo malevolo potere. Domandiamoci, perciò, con San Paolo: “…La morte è stata inghiottita nella vittoria. Dov’è o morte, la tua vittoria? Dov’è o morte, il tuo pungiglione?” (dalla Prima Lettera ai Corinti)
La morte non avrà mai vittoria, pur se a prima vista sembri il contrario, soprattutto in questi ultimi tristi tempi. Il suo pungiglione colpisce senza interruzione e ad azionarlo è sempre la mano dell’uomo. Mano che si nasconde dietro linde facciate di ospedali dove in bianche e asettiche sale parto si sminuzzano figli di uomo con l’aborto; mano che si nasconde dietro sterili laboratori dove vogliono creare l’uomo a loro commissionato, cestinando i non conformi o azotando in attesa di tempi adatti; mano che si nasconde dietro i pulsanti di quei legislatori che legalizzano l’eutanasia, che vogliono riaprire alla prostituzione di stato, che esportano e trafficano esseri umani come carne da macello.
Il Vangelo di oggi ci aiuta, opportunamente, a capire come riconoscere quei falsi professionisti del potere che vogliono mantenerlo presentandolo come esclusivo servizio al bene comune, mentre in realtà è solo finalizzato al loro specifico interesse.
“…Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero, infatti, si riconosce dal suo frutto.” (dal Vangelo di Luca)
Ora proviamo a raccogliere i frutti a nostra disposizione. Molti si presentano belli e lucidi, molti altri appetitosi ed esotici, altri strani ed incomprensibili, eppure sono tutti a portata di mano. Sappiamo che non tutti i frutti sono buoni o adatti alla nostra alimentazione, perciò stiamo attenti nelle nostre scelte. La nostra mano, indugi, e non si allunghi come quella dei nostri progenitori. Abbiamo attorno troppi alberi dai frutti non buoni, identificarli non è facile, ma con la fede nel Signore, seguendo il suo Vangelo sapremo distinguere il cibo buono per la nostra anima.
Sir 27,4-7 / Sal 91(92) / 1Cor 15,54-58 / Lc 6,39-45 


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