Settima Domenica T.O. (Anno C)
La gratitudine non è una moneta molto in
voga, anzi direi che è ormai fuori corso. Puoi fare tutto il bene del mondo, ma
il giorno dopo è già dimenticato. Al punto che ti domandi se ne è valsa la
pena. Secondo il Signore che parla attraverso il Salmo non ci possono essere
tentennamenti:
“…Egli perdona tutte le colpe, guarisce tutte
le tue infermità, salva dalla fossa la tua vita, ti circonda di bontà e
misericordia, sazia di bene la tua vecchiaia, si rinnova come aquila la tua
giovinezza.” (dal Salmo 102)
Non solo non si aspetta la tua gratitudine,
ma ti mette pure nelle condizioni di vivere ancora meglio. Lui perdona,
guarisce, salva, circonda, sazia, rinnova. Tutti verbi che denotano un
movimento verso ciascuno di noi.
Come cambierebbe il mondo se pure noi ci
ponessimo sulla stessa lunghezza d’onda. Pensate, magari, invero, non
cambieremo il mondo, ma per la persona oggetto delle nostre premure sarebbe il
cambiamento del suo mondo. E’questo il modo che ci permette di comprendere il
passaggio che leggiamo nella Lettera di San Paolo Apostolo ai Corinti:“…E come
eravamo simili all’uomo terreno, così saremo simili all’uomo celeste.”
Il peccato originale ci appiattisce sulla
figura di Adamo, l’uomo terreno, ma la croce di Gesù ci innalza alla
somiglianza dell’uomo celeste. A patto che si riesca a trasmettere il senso
ultimo di quel Sacrificio sulla croce e cioè la salvezza per ogni vita che si
affaccia sulla terra. Per chi, invece, disconosce questa verità, la tentazione
di comportarsi come il luogotenente di Davide è sempre latente.
Rovina i nostri piani: uccidiamolo, tanto più
se indifeso come Saul che dormiva profondamente; posso dire: come il bambino
nel grembo materno che più indifeso non si può, oltretutto esente da ogni colpa.
Ma Davide dice ad Abisai:“…Non ucciderlo! Chi
mai ha messo la mano sul consacrato del Signore ed è rimasto impunito?” (Dal
primo Libro di Samuele)
Saul era Re, un consacrato del Signore, con
tutti i suoi limiti; tanto più e quanto più, allora, per i bambini non nati,
amati e voluti dall’Amore infinito del Signore. Tutti questi delitti non
rimangono e non rimarranno impuniti. D'altronde anche il Vangelo di Luca è
chiaro e semplice al riguardo:
“…E come volete che gli uomini facciano a
voi, così anche voi fate a loro…Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata,
colma e traboccante vi sarà versata nel grembo perché con la misura con la
quale misurerete, sarà misurata a voi in cambio.”
Come hanno fatto a noi i nostri genitori
facendoci nascere, accogliendoci, amandoci, belli o brutti che eravamo,
programmati o imprevisti nel nostro arrivo, così genitori di oggi fate con i
vostri figli, perché tali sono fin dal momento del loro concepimento, anche quando
sono due sole cellule.
Date vita e vi sarà data vita, oltretutto per
l’eternità. Ringraziate per questo perché nella misura con cui sarete capaci di
gratitudine, fra l’altro dovuta, per il dono della vita, in misura maggiore ne
avrete in cambio. Tali misure non le potremo valutare solo con le bilance (anche
con quelle nel corso della vita terrena, perché in fondo
ci piace gustare il senso dell’abbondanza), in quanto abbiamo un altro
strumento molto più personale: la nostra anima. Quella promessa di sovrappiù
passa, quindi, attraverso la grandezza e la profondità dell’anima, nascosta e
fiduciosa nell’Amore del Signore.
Che tutto contiene e, per rendere l’idea,
utilizza l’immagine del grembo, fondamentalmente il luogo privilegiato da cui e
presso cui si sviluppa e si custodisce la
vita. Così è stato anche per la nostra.
1Sam
26,2.7-9.12-13.22-23 / Sal 102(103) / 1Cor 15,45-49 / Lc 6,27-38
diegiemme