23 febbraio 2019

LA GRATITUDINE DOVUTA


Settima Domenica T.O. (Anno C)
La gratitudine non è una moneta molto in voga, anzi direi che è ormai fuori corso. Puoi fare tutto il bene del mondo, ma il giorno dopo è già dimenticato. Al punto che ti domandi se ne è valsa la pena. Secondo il Signore che parla attraverso il Salmo non ci possono essere tentennamenti:
“…Egli perdona tutte le colpe, guarisce tutte le tue infermità, salva dalla fossa la tua vita, ti circonda di bontà e misericordia, sazia di bene la tua vecchiaia, si rinnova come aquila la tua giovinezza.” (dal Salmo 102)
Non solo non si aspetta la tua gratitudine, ma ti mette pure nelle condizioni di vivere ancora meglio. Lui perdona, guarisce, salva, circonda, sazia, rinnova. Tutti verbi che denotano un movimento verso ciascuno di noi.

Come cambierebbe il mondo se pure noi ci ponessimo sulla stessa lunghezza d’onda. Pensate, magari, invero, non cambieremo il mondo, ma per la persona oggetto delle nostre premure sarebbe il cambiamento del suo mondo. E’questo il modo che ci permette di comprendere il passaggio che leggiamo nella Lettera di San Paolo Apostolo ai Corinti:“…E come eravamo simili all’uomo terreno, così saremo simili all’uomo celeste.”
Il peccato originale ci appiattisce sulla figura di Adamo, l’uomo terreno, ma la croce di Gesù ci innalza alla somiglianza dell’uomo celeste. A patto che si riesca a trasmettere il senso ultimo di quel Sacrificio sulla croce e cioè la salvezza per ogni vita che si affaccia sulla terra. Per chi, invece, disconosce questa verità, la tentazione di comportarsi come il luogotenente di Davide è sempre latente.
Rovina i nostri piani: uccidiamolo, tanto più se indifeso come Saul che dormiva profondamente; posso dire: come il bambino nel grembo materno che più indifeso non si può, oltretutto esente da ogni colpa.
Ma Davide dice ad Abisai:“…Non ucciderlo! Chi mai ha messo la mano sul consacrato del Signore ed è rimasto impunito?” (Dal primo Libro di Samuele)
Saul era Re, un consacrato del Signore, con tutti i suoi limiti; tanto più e quanto più, allora, per i bambini non nati, amati e voluti dall’Amore infinito del Signore. Tutti questi delitti non rimangono e non rimarranno impuniti. D'altronde anche il Vangelo di Luca è chiaro e semplice al riguardo:
“…E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro…Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo perché con la misura con la quale misurerete, sarà misurata a voi in cambio.”
Come hanno fatto a noi i nostri genitori facendoci nascere, accogliendoci, amandoci, belli o brutti che eravamo, programmati o imprevisti nel nostro arrivo, così genitori di oggi fate con i vostri figli, perché tali sono fin dal momento del loro concepimento, anche quando sono due sole cellule.
Date vita e vi sarà data vita, oltretutto per l’eternità. Ringraziate per questo perché nella misura con cui sarete capaci di gratitudine, fra l’altro dovuta, per il dono della vita, in misura maggiore ne avrete in cambio. Tali misure non le potremo valutare solo con le bilance (anche con quelle nel corso della vita terrena, perché in fondo ci piace gustare il senso dell’abbondanza), in quanto abbiamo un altro strumento molto più personale: la nostra anima. Quella promessa di sovrappiù passa, quindi, attraverso la grandezza e la profondità dell’anima, nascosta e fiduciosa nell’Amore del Signore.
Che tutto contiene e, per rendere l’idea, utilizza l’immagine del grembo, fondamentalmente il luogo privilegiato da cui e presso cui si sviluppa e si custodisce   la vita. Così è stato anche per la nostra.
1Sam 26,2.7-9.12-13.22-23 / Sal 102(103) / 1Cor 15,45-49 / Lc 6,27-38

diegiemme