Quarta Domenica T.O. (Anno B)
So bene che le vostre vite, le nostre vite,
sono piene di preoccupazioni da mattina a sera e che, spesso, ci trascinano
lontano dal porto della nostra spiritualità ancorata presso la Chiesa. Lo
sapeva bene anche San Paolo: “…io vorrei che foste senza preoccupazioni.
Questo lo dico per il vostro bene, non per gettarvi un laccio, ma perché vi
comportiate degnamente e restiate fedeli al Signore, senza deviazioni.” (dalla
prima lettera ai Corinti).
L’Apostolo analizza le preoccupazioni di chi
è sposato e deve fare i conti con le provocazioni del mondo, come pure di
coloro che non sono sposati e debbano preoccuparsi di come piacere al Signore.
Per tutti non è facile, ma si sono fatte delle promesse e bisogna mantenerle,
non perché prigionieri di un laccio, bensì per restare fedeli al Signore.
Coloro che, malgrado le buone intenzioni,
deviano e non si comportano da buoni cristiani, non possono che appellarsi al
salmista fiducioso: “…è lui il nostro Dio e noi il popolo del suo
pascolo, il gregge che egli conduce. Se ascoltaste la sua voce!” (dal Salmo
94/95).
Se ascoltaste, oggi!, un oggi che è sempre
attuale perché è l’oggi di ogni uomo, di ogni epoca, passata e presente, un oggi
che è anche futuro.
Perciò, oggi, questa mattina, siamo
coscienti, in questa chiesa, nelle nostre case di stare nel suo pascolo, di
essere, sì, un poco dispersi, ma convinti che in qualsiasi momento Lui vorrà,
verrà e ci radunerà e come suo gregge ci proteggerà dai lupi che hanno
furtivamente superato i recinti dell’ovile. Stiamo, quindi, attenti alla sua
voce perché:“…se qualcuno non ascolterà ciò che egli dirà
nel mio nome, io gliene domanderò conto.” (dal Libro del Deuteronomio).
Qui la Parola del Signore è categorica, ma
ancor di più è fulminante quando con
altrettanta decisione ammonisce:“…ma il profeta che avrà la presunzione di
dire in mio nome una cosa che non gli ho comandato di dire…quel profeta dovrà
morire.” (dal libro del Deuteronomio).
Purtroppo di simili personaggi è percorsa la
nostra Chiesa e nessuno li caccia fuori:“…ed ecco nella sinagoga vi era un uomo
posseduto da uno spirito impuro.”
E ci stanno alla grande, ben riveriti, che
sanno parlare e sparlare di coloro che ancora credono nei valori non
negoziabili della vita, che sanno ribaltare verità fino a ieri roccia del bene
sociale come la famiglia, il matrimonio.
Allora teniamo ben presente che ciascuno di
noi ha il dovere di smascherare coloro che, soggiogati e infiltrati dal demonio,
cercano di demolire dall’interno la nostra Chiesa e, di conseguenza, la nostra
società. Facciamo il possibile, restando in comunione fra di noi, rinsaldandoci
nell’ascolto:“…entrato di sabato nella sinagoga,
insegnava…Egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità,…un insegnamento
nuovo, dato con autorità.” (dal Vangelo di Marco).
Gesù Cristo è il nostro pedagogo, colui che
insegna davvero, con quella voce dolce, non autoritaria, ma richiamante
un’autorità che viene prima di tutti i secoli, dalla profondità infinita della
vita creata e donata a ciascuno di noi.
Una voce che illumina con un insegnamento
nuovo, il Vangelo della Vita, che va oltre tutte le profezie perché in Gesù
Cristo si sono tutte adempiute e, per noi, oggi, la voce del profeta è
sigillata sull’altare della sua Parola.
Dt 18,15-20 / Sal 94(95) / 1Cor 7,32-35 / Mc 1,21-28
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