C’è
da farsi tremare le vene dei polsi. Questo passo del Vangelo è difficilmente
digeribile, è ostico, il Buon Dio ci presenta il fuoco, ci nasconde la pace, dà
per certa la divisione in ogni casa, in ogni città, fra amici e compagni, fra
popoli e razze.
“Sono
venuto a gettare fuoco sulla terra e come vorrei che fosse già acceso…”(Luca).
Mi
viene da pensare che, essendo Lui il fuoco, possiamo stare allora certi che non
è un fuoco di distruzione, quello che riduce tutto in cenere, non è neppure un
fuoco di guerra, quello che brucia vite e speranze.
E’,
sicuramente, quel fuoco che accende i cuori.
Immediata torna alla mente
l’immagine dei discepoli di Emmaus quando si dichiarano l’un l’altro “non
ardeva forse in noi il nostro cuore?...”. E’ il fuoco che ti mette la voglia di andare per il mondo, di raggiungere persone e luoghi. Pensiamo a San Francesco che pure prese il Vangelo alla lettera e fra le tante cose che tradusse nella sua scelta di vita è ricordato anche il suo andare ai confini della cristianità per convertire alla vera fede gli invasori maomettani.
E’
il fuoco che illumina la nostra esistenza, che ci guida sulla strada verso la
terra promessa, la vita eterna. Il popolo di Dio in fuga dall’Egitto, aveva una
colonna di fuoco che lo guidava verso la libertà. Il profeta Elia scomparve
agli occhi del discepolo su un carro di fuoco.
Si
dice che “ha il fuoco vivo addosso” proprio per significare l’instancabile
desiderio di fare, di muoversi come a voler scaldare coloro che stanno attorno
con il proprio entusiasmo, con la propria fiducia nella vita, nell’annuncio di
speranza, della Parola:
“…ho
annunciato la tua giustizia nella grande assemblea, vedi non tengo chiuse le
labbra, Signore, tu lo sai.” (Salmo).
Tenere
fisso lo sguardo su di Lui significa seguirlo sulla strada verso il Padre, significa
andare e lasciare tutti, con il rischio di non essere compresi: o sei con Dio,
oppure sei con “mammona”, con il potere, con le catene addosso di cui ti devi
liberare, anche con la forza, anche con la spada. Tutto questo comporta
divisione: “Pensate che sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico,
ma divisione”.
Non
è guerra, ma non è neppure pace, perché è difficile farsi capire da chi non
vuole capire, è difficile spiegare che bisogna annunciare il Regno di Dio e per
questo Regno essere disposto a dare la propria vita, a portare la croce di
Cristo, a soffrire per il bene della Chiesa, a rinunciare a tutto per prestare
fede alla promessa: non ci sarà pace sulla terra perché la pace vera è quella
della vita eterna. Questo mondo è solo una vigna o un campo di grano che devono
solo portare frutto: frutti di opere buone con la Grazia di Dio e questo, lo
capiamo bene, è già un bell’inizio.
Ger 38,4-6.8-10 / Sal 39(40) / Eb 12,1-4 / Lc 12,49-53
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