XVIII Domenica del Tempo Ordinario
Crede
di essere il centro dell’universo, si atteggia come se tutti gli sguardi
fossero su di lui, solo i suoi problemi sono
degni di essere risolti, che gli altri
si arrangino: stiamo parlando dello stolto.
Tutto è venuto e tornerà alla polvere |
Tutta
la Parola di oggi è un invito a non lasciarsi influenzare da simile soggetto,
anzi lo mette sull’avviso, eppure lui continua imperterrito:
- la vanità diventa sempre più il suo metro di comportamento;
- la cupidigia è il suo punto di arrivo, essere sempre più, avere sempre più, potere sempre più;
- l’impurità non è solo una questione d’immagine, ma è pure infangare ciò che di bello può è sa dire il cuore, cioè intimo di ogni espressione nascosta dell’uomo;
- le passioni sono i gesti e le azioni negative del suo animo umano che, pur di soddisfarle, tutto si sopporta e si fa sopportare;
- i desideri cattivi che medita combaciano con il male che si può fare a sé stessi e che si vuol fare agli altri.
- la vanità diventa sempre più il suo metro di comportamento;
- la cupidigia è il suo punto di arrivo, essere sempre più, avere sempre più, potere sempre più;
- l’impurità non è solo una questione d’immagine, ma è pure infangare ciò che di bello può è sa dire il cuore, cioè intimo di ogni espressione nascosta dell’uomo;
- le passioni sono i gesti e le azioni negative del suo animo umano che, pur di soddisfarle, tutto si sopporta e si fa sopportare;
- i desideri cattivi che medita combaciano con il male che si può fare a sé stessi e che si vuol fare agli altri.
Spesso
tutti coloro che hanno questi comportamenti, che fanno queste scelte sembrano
vincenti, tutte le fortune sono con loro, fanno sempre più soldi, riescono
impuniti, la furbizia li accompagna…ma “vanità delle vanità, dice Qoelet,
vanità delle vanità, tutto è vanità” (Qo).
E’
un correre dietro al vento, dice ancora Qoelet, perché intanto tutto sarà
lasciato, senza che niente servirà per il giorno del giudizio.
Ancora
più spesso, però, anche coloro che non raggiungono l’apice della ricchezza,
degli agi, del lusso, della lussuria riescono a vivere, nella povertà di mezzi,
nel fango della miseria, nel dispregio della condizione umana, nello stesso
medesimo peccato: non
si “arricchiscono presso Dio” (Lc).
A Te, Signore, che sei nostro Rifugio |
Ed
è quanto fra una generazione accadrà se, già fin d’ora, non sapremo più indicare
dov’è il rifugio per far fronte all’attuale situazione.
Par
di sentire l’intramontabile canzone dei Nomadi “Dio è morto”. Par di capire che
stiamo vivendo in un mondo di “stolti”
, par di capire che non vogliamo accettare l’invito di Paolo: “Fate
morire dunque ciò che appartiene alla terra: impurità, immoralità, passioni, desideri
cattivi e quella cupidigia che è idolatria”.
Par
di capire che anneghiamo nelle nostre vanità, quando è giunta l’ora di aprire
gli occhi: “fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia…stolto questa notte stessa ti
sarà richiesta la vita…” (Lc).
“Dio è morto” sì, ha lasciato che lo
mettessero in croce, ma poi, anche la canzone lo dice, dopo tre giorni è
risorto, e lo ha fatto per noi, anche oggi, quando rinnoviamo il suo sacrificio
nell’Eucaristia, in questo specifico ed immanente momento in cui Lui rinnova il
sacrificio con la sua vita, con la sua passione, con la sua morte e con la sua
resurrezione.
Perché
non vuole lasciarci nelle mani della morte, noi che siamo i suoi tesori e le
sue ricchezze, rinviandoci così all’accumulo di tesori e di ricchezze, ma solo
per il suo Amore.
Qo 1.2;2,21-23 / Sal 89(90) /
Col 3,1-5.9-11 / Lc 12,13-21
digiemme