XXI Domenica del Tempo Orinario
All’ascolto
della Parola restiamo con uno stato d’animo che si strascica incerto verso due
condizioni:
-
quella della felicità: ”Genti tutte, lodate il Signore, popoli tutti, cantate
la sua lode, perché forte è il suo
amore per noi e la fedeltà del Signore dura per sempre” (Salmo);
-
quella della inquietudine: “…sforzatevi di entrare per la porta
stretta…(Vangelo).
Provo,
allora, a riflettere.
Isaia
ci preannuncia che:…”Io verrò a radunare tutte le genti…e li manderò…alle Isole
lontane che non hanno udito parlare di me”.
Il
Vangelo al versetto 29 “Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e
da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio” ce lo conferma.
Quanto
sopra spiega e potenzia l’atteggiamento della preghiera che recita il Salmo e
giustifica la condizione di chi si sente felice quando partecipa al banchetto
eucaristico.
E
fin qui tutto bene, poi arriva la mazzata. In sintesi, se volete salvarvi
sforzatevi di entrare nel mio regno dalla porta stretta e sbracciatevi pure
perché molti cercheranno di entrarci, ma pochi ce la faranno.
Siccome non sono mai stato uno capace di sbracciare, la vedo nera: quelli come me “saranno chiusi fuori” e hai voglia di dire che “prendevo la Comunione”, che partecipavo alle catechesi, niente, tanto più che adesso la “Comunione” la vogliono dare a tutti e basta…, adesso fanno venire in Chiesa gli Imam …, figuriamoci se basta quel poco che mi giustifica.
Addirittura,
è glaciale:…”voi non so di dove siete, voi operatori d’ingiustizia…” ed ha
ragione perché se provassimo solo
a domandarci seriamente: quale giustizia
stiamo cercando? quale giustizia stiamo difendendo? allora capiremmo che una
chiesa che non ammonisce più, né fedeli infedeli, né politici corrotti e
corruttori, né eretici, né blasfemi, né ipocriti, né falsi, è chiaramente una
chiesa con porte sempre più strette.
Per
questa chiesa e per tutti ci sarà solo “stridore di denti”. Di buono c’è che la
lettera agli Ebrei ci ricorda: “…Dio vi tratta come figli, e qual è il figlio
che non viene corretto dal Padre?...“
Chi
non ricorda il proprio padre fare così, forse quelli della mia generazione…già
perché ormai oggi hanno bellamente cancellato anche questa figura e di padri
così non se ne trovano più. L’ammonimento, comunque, non è fine a sé stesso,
infatti continua la Lettera: “…perciò rinfrancate le mani inerti e le ginocchia
fiacche e camminate diritti con i vostri piedi…”.
Per
fare questo bisogna, infine, ascoltare la chiosa del Vangelo: “Passava
insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme…”. E’
l’invito a riprendere la strada per avvicinarsi alla “porta stretta” con grande
umiltà.
Non
serve sbracciarsi, non serve arrampicarsi sulle spalle di chi ci precede per
alzarsi di più e farsi vedere di più, occorre solo una grande e semplice
umiltà, la cara e santa sorella umiltà: “…ed ecco, vi sono ultimi che saranno i
primi, e vi saranno primi che saranno ultimi”.
digiemme
Is 66,18b-21 / Sal 116(117) /
Eb 12,5-7.11-13 / Lc 13,22-30