Domenica,21 dicembre 2025 4a Avvento - Anno A
Il Bambino che salva tutti noi
Il suo popolo, in quel tempo, era
da identificarsi in quello di Israele, secondo le scritture. Oggi, il suo
popolo siamo noi, che s’identifica nella sua Chiesa, grazie ai Sacramenti e ad
una vita segnata dallo Spirito Santo. Non c’è dubbio al riguardo, ma dobbiamo
necessariamente fermarci a guardare quel bambino per capire la portata di
quella salvezza.
E’ l’opportunità che ci è offerta istante dopo istante per tutta la nostra esistenza, ma in che modo possiamo corrispondere? Lo spiega bene il Salmo:“…chi potrà salire il monte del Signore? Chi potrà stare nel suo luogo santo? Chi ha mani e cuore puro, chi non si rivolge agli idoli.” (dal Salmo 23)
E’ la condizione necessaria, quella di non lasciarsi intaccare dal peccato! Purtroppo, invece, gli idoli, ben rappresentati dal potere costituito, si ergono in tutto la loro forza di persuasione: il denaro, il fascino, l’illusione, la cupidigia, la gloria. Purtroppo, infatti, “non sono i fatti a contare nella vita, conta solo ciò che grazie ai fatti si diventa.” (Etty Hillesum). Ed ecco cosa siamo diventati: un popolo che, oltre a dimenticare la sua memoria giudaico-cristiana, estende il diritto all’aborto, quando gli europarlamentari legiferano a maggioranza nel Parlamento Europeo l’ulteriore passo verso la perdizione, forse senza neppure rendersene conto. Che valore ha, a questo punto, il valore della vita di quel nascituro che ci apprestiamo a festeggiare fra qualche giorno? Per come si è diventati, nessuno, ma “la nostra vita ha valore solo in proporzione alla nostra fedeltà nell’accettare e compiere la santissima volontà di Dio.” (Suor Marie-Adele Garnier)
Perciò, accogliamo con gioia il saluto di Paolo che invia alla chiesa di Roma, come se fosse inviato a ciascuno di noi:“…a tutti quelli che sono a Roma, (perciò, nel mondo), amati da Dio e santi per chiamata, grazie a voi e pace da Dio, Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo!” (dalla Lettera ai Romani di San Paolo Apostolo)
Che questo saluto ci doni il coraggio, quello che serve per alzarsi e parlare, ma anche quello che serve per sedersi e saper ascoltare la Parola con umiltà, mettendola poi nelle scelte della vita di tutti i nostri giorni.
“Il cristiano non nega lo splendore del mondo, ma invita a ricercare l’origine, ad ascendere verso la sua neve immacolata” (Nicolas Gomez Davila)
Quella neve corrisponde alle mani innocenti e al cuore puro che dovrebbero essere il nostro marchio di fabbrica, anche perché:“…Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele” (dal Libro del profeta Isaia)
Emmanuele, Dio con noi! Sì, proprio il Dio che ama racchiudere il grande nel piccolo, l’universo nell’atomo, l’albero nel seme, la farfalla nel bruco, l’eternità nell’attimo, l’uomo nell’embrione, l’amore in un cuore, sé Stesso in noi. Ecco perché possiamo essere certi che un bambino ci salverà.
Is 7,10-14 / Sal 23(24) / Rm 1,1-7 / Mt 1,18-24
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