Domenica, 9 novembre 2025
La casa di Dio
“Non fate della casa di Dio un mercato”
Non c’è gioia più grande per una madre, del vedere per la prima volta un sorriso sulle labbra del suo bambino. La stessa gioia prova Dio ogni volta che vede dal cielo un peccatore che gli si inginocchia e con tutto il cuore gli rivolge una preghiera. Sono parole scritte da Fedor Dostoevskij, è un pensiero che può ben rispondere all’interrogativo della seconda Lettura di questa Festa della Dedicazione della Basilica Lateranense: “…non sapete che siete Tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?” (dalla prima Lettera di San Paolo Apostolo ai Corinti)Quanti di noi sanno di essere Casa di Dio, in forza del Battesimo che abbiamo ricevuto?
Forse pochi! Perché è facile dimenticarsi dei doni che si ricevono, a cominciare di quello più importante, quello della vita. Una volta, con il vecchio Catechismo, la prima domanda era proprio “Chi ci ha creato” e la risposta, molto semplice, era “Ci ha creato Dio”. Poi seguono tante altre domande e risposte che mettono in evidenza che Dio non ci ha creato per gioco, bensì per Amore, cioè per riversare sulle sue creature, sui suoi figli, l’amore di Padre. Non l’impone, lascia, però, il suo sigillo che l’uomo, può comunque spezzare, rifiutare in piena libertà. Lascia la sua impronta, come una legge che va seguita per trovare in essa la piena corrispondenza nella vita terrena, e le promesse di quella futura.Non è cosa da poco, è come stare ai bordi di un fiume, quel fiume di cui scrive il profeta Ezechiele: “…ogni essere vivente che si muove dovunque arriva il torrente, vivrà.” (dal Libro del profeta Ezechiele)
C’è una canzone che sento volentieri cantare qualche volta a Messa, il cui ritornello dice: “acqua viva sei Signore, io mi perdo nel tuo mare, corro nella tua corrente, grido la mia libertà”. Sono versi che richiamando l’acqua, il fiume, la corrente, il mare, rimandano alla bellezza che ci sta intorno, alla bellezza che siamo noi stessi, proprio perché creature volute e purificate da Dio.
Per questo dobbiamo salvaguardare, soprattutto, il nostro corpo, rifiutando le tentazioni che vengono dal peccato, dal male, rifugiandoci presso l’altro tempio che è la sacra Chiesa, che è anche luogo fisico, costruito dall’uomo per rendere grazie e lode al Creatore e per trovarvi consolazione, perché: “…Dio è per noi rifugio e fortezza, aiuto infallibile si è mostrato nelle angosce.” (dal Salmo 45)
L’uomo non sa stare quieto in una stanza, non sa abitare la propria dimora, cioè il proprio essere, spesso fa fatica a conoscere il senso del proprio io nel mondo, ecco allora che può trovare pace e risposte nel silenzio di una chiesa, in una casa di Dio, grande o piccola che sia, semplice o sfarzosa, cappella o cattedrale, ma pur sempre il luogo fisico dove Dio è sempre presente. Per questo le si deve cura e bellezza, preservazione e devozione, intimità e degne liturgie, preghiere e canti, adorazione e accoglienza, senza lasciarsi prendere la mano da quelli che vogliono imprimere la loro personale firma, perché allora risuonerà ogni volta l’adirata voce del Signore Gesù Cristo che ci dirà: “…portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato.” (dal Vangelo secondo Giovanni)
Allora erano le monete dei cambiavalute, i colombi dei commercianti, le bancarelle dei ricordini, in alcuni casi lo sono anche oggi, ma soprattutto, oggi, sono i peccati che sporcano la casa di Dio, quando vi entriamo senza voler cambiare di un minimo le nostre idee, abitudini, scelte sempre più lontane dalla Legge del Signore. Se le chiese sono sempre più vuote, può essere che quanto spazzato via da Gesù, in fin dei conti, si ripete e avviene anche oggi. Giusto per lasciare che il cuore del Buon Dio possa davvero battere nella sua casa, risuonando, poi, in sincronia con il nostro.
Ez 47,1-2.8-9.12
/ Sal 45(46) / 1Cor
3,9c-11.16-17 / Gv 2,13-22
digiemme
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