L’ora sconosciuta
“Nell’ora che non immaginate,
viene il
figlio dell’uomo!”
Noi, oggi, rendiamo plasticamente
visivo quell’evento con il presepe, rappresentando il bambino appena nato, i
suoi genitori e tutta una serie di figure che legano umanità e creato in
osservazione incredula. Mi piace, al riguardo, riportare un pensiero di Sant'Alfonso Maria de' Liguori che dice: “là trovarono Maria e Giuseppe e la
mia Gioia, e in quel viso provarono un morso di Paradiso.”
E’ proprio così, se solo ci
fermassimo a guardare il presepe non come passante frettoloso, ma in una logica
di contemplazione, che rimanda ad un’altra ora sconosciuta per ciascuno di noi,
quella di cui scrive l’Evangelista: “…e non si accorsero di nulla
finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio
dell’uomo.” (dal Vangelo secondo Matteo)
Il riferimento al diluvio
prefigurava una situazione esplicita in cui quegli uomini vivevano: sicuramente
non aderente alla legge naturale, la legge di Dio. Non è che dopo quel castigo le
cose siano cambiate, se anche San Paolo dovette scrivere: “…comportiamoci
onestamente come in pieno giorno: non in mezzo a orge e ubriachezze, non fra
lussurie e impurità, non in litigi e gelosie.” (dalla Lettera ai Romani)
L’apostolo parla di onestà da
vivere alla luce del giorno, cioè di testimoniarla con tenacia, contrastando in
questo modo ciò che, invece, viene vissuto nel buio degli animi pervasi e
aggiogati da cattiverie e dal maligno. Anche perché questi vizi altro non sono
che preludio a perdizioni, pestilenze, schiavitù e guerre. Tutte cose che, purtroppo,
possiamo toccare con mano, anche se, quasi con impotenza. Dico quasi, perché
quel “morso di Paradiso” ci permette proprio di sperare che: “…spezzeranno le
loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non
alzerà più la spada con un’altra nazione, non imporranno più l’arte della
guerra.” (dal Libro del profeta Isaia
Allora si parlava di spade e
lance, oggi di missili e cannoni e, purtroppo, ancora molti governanti vogliono
imporre l’arte della guerra, con programmi di riarmo, con tante minacce e poche
parole di pace. Avviene nelle “stanze dei bottoni”, avviene nelle famiglie, dove
per certi versi l’arte della guerra, dei diritti e dei doveri, è ancora più
feroce. E la povertà, non solo economica, dilaga, ma dice un proverbio
giapponese che se hai due soldi, compra il pane con il primo e un fiore con il
secondo. Ecco, è come dire, attraverso il salmo: “…per i miei fratelli e i miei
amici io dirò: “su di te sia pace”. Per la casa del Signore nostro Dio chiederò
per te il bene.” (dal Salmo 121)
E’ pure un modo per rafforzare la
fiducia nel Buon Dio che non vuole la nostra rovina, ci manda addirittura il
Figlio che ci dice:“…perciò anche voi tenetevi
pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo.” (dal
Vangelo secondo Matteo)
Detto questo, non dobbiamo
perderci d’animo perché tutto è vita, anche la morte. Infatti anche Gesù è
morto, ma per darci la vita. Ecco perché la morte non ci deve spaventare. E’ un
futuro che raggiunge tutti, nell’ora sconosciuta, qualunque cosa noi facciamo,
chiunque noi siamo. D’altronde è il tempo dell’attesa.
Is 2,1-5 / Sal
121(122) / Rm 13,11-14a
/ Mt 24,37-44digiemme
