XXXIIIa Domenica T.O. Anno C
Verranno giorni in cui non sarà lasciata pietra su pietra |
------------------------------------------
Verrebbe da dire “non c’è più speranza” e, con benevole
ghigno, è pure vero, dopo tre anni di iniqua presenza ministeriale. Non c’è più
speranza perché stiamo vivendo proprio quei giorni roventi, “come un forno”,
non tanto per la siccitosa estate passata, quanto per i venti caldi dell’est
che tutto bruciano in quella martoriata terra ucraina, che ci porterà alla
rovina, senza possibilità di ritorno: ".. si solleverà nazione conro nazione .. vi saranno anche fatti terrificanti.." (Vangelo di Luca)
Ci stiamo dentro al 100%, eppure tutto sembra continuare come se nulla fosse
Ci stiamo dentro al 100%, eppure tutto sembra continuare come se nulla fosse
Ci si accanisce, comunque, sui migranti
clandestini, ci si riempie la bocca di frasi roboanti sulla Ue e poi ognuno va
per conto suo, perseguendo i propri interessi; si manifesta per la pace, con in
mano le pezze giustificative dell’invio di armi; si va da una emergenza
sanitaria ad una emergenza climatica, studiandole a tavolino nelle solide stanze
della finanza globale, mandando allo sbaraglio estremisti ben pagati ad
imbrattare opere d’arte; si parla di sacrifici, purché a farli siano sempre i
soliti, cioè la gente che come sudditi devono, “volontariamente “, accettarli.
Sacrifici che non fermeranno il degrado umano che sta caratterizzando questo
XXI secolo, osservando il quale, suona logico il pensiero di San Bernardo quando
scriveva: “Temo che questa vita vi doni l’illusione
di essere lunga e, perciò, che vi procuri, invece di consolazioni, tristezza.”
E’ così che sto vivendo questi giorni roventi, tanto più quando ascolto il Vangelo che:“… Gesù disse: Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta …” Si riferiva al Tempio, e così avvenne.
E quello dei nostri anni? San Paolo ammoniva già la comunità di Corinto, nella quale c’erano ancora residui di comportamenti pagani e lo fece anche con quelli di Tessalonica:“… sentiamo, infatti, che alcuni fra voi vivono una vita disordinata, senza fare nulla e sempre in agitazione.” (dalla seconda Lettera ai Tessalonicesi)
Lo stesso ammonimento potrebbe farlo anche oggi, a distanza di due millenni, alle nostre Chiese che trasformano le chiese in ristoranti, sale di convegni, come accaduto di recente a Brescia, palchi per ogni forma di alternative liturgie e, di peggio, altro ancora. E’ inutile, siamo cristiani solo sulla carta, tentati continuamente di assorbire la mentalità del paganesimo in cui siamo immersi, comprese immoralità chiamate oggi addirittura diritti e libertà, come quella dell’aborto che grida vendetta al cospetto di Dio. Che, ben lo sappiamo, verrà a giudicare la terra e:“… giudicherà il mondo con giustizia e i popoli con rettitudine.” (dal Salmo)
Verrà il nostro ultimo giorno, è cosa sicurissima, dove e come non lo sappiamo, però di certo sappiamo che “con gli anziani, sta sulla soglia, con i giovani sta in agguato” (San Bernardo) Sembra proprio di leggere la situazione dell’emergenza sanitaria che stiamo vivendo in questi giorni roventi.
C’è da rifletterci, la Parola ispirata non ci arriva per un parlare a vanvera, è precisa anche quando:“… allora tutti i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia saranno come paglia; quel giorno, venendo, li brucerà.” (dal Libro del profeta Malachia)
Da parte nostra, attenzione, non crediamo di esserne immuni, il fuoco, ben che vada, nel crogiolo ci troverà, quanto meno per i nostri peccati di omissione o di ignavia. Sarà, quindi, cosa buona e giusta cominciare fin d’ora a perdonare chi ci rende la vita difficile, chi ci perseguita a causa del nome di Gesù, perché perdonando si scarica la collera dal nostro cuore.
San Giovanni Crisostomo lasciò detto che chi libera l’anima dalla collera la libera dalla tristezza. Allora può essere che questi giorni roventi possano cambiare in giorni di grazie. Ce ne servono molte, ma il Buon Dio non è avaro al riguardo e non le trattiene.
Andiamo a raccoglierle, il Signore Gesù Cristo ci aspetta nell’Eucaristia.
E’ così che sto vivendo questi giorni roventi, tanto più quando ascolto il Vangelo che:“… Gesù disse: Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta …” Si riferiva al Tempio, e così avvenne.
E quello dei nostri anni? San Paolo ammoniva già la comunità di Corinto, nella quale c’erano ancora residui di comportamenti pagani e lo fece anche con quelli di Tessalonica:“… sentiamo, infatti, che alcuni fra voi vivono una vita disordinata, senza fare nulla e sempre in agitazione.” (dalla seconda Lettera ai Tessalonicesi)
Lo stesso ammonimento potrebbe farlo anche oggi, a distanza di due millenni, alle nostre Chiese che trasformano le chiese in ristoranti, sale di convegni, come accaduto di recente a Brescia, palchi per ogni forma di alternative liturgie e, di peggio, altro ancora. E’ inutile, siamo cristiani solo sulla carta, tentati continuamente di assorbire la mentalità del paganesimo in cui siamo immersi, comprese immoralità chiamate oggi addirittura diritti e libertà, come quella dell’aborto che grida vendetta al cospetto di Dio. Che, ben lo sappiamo, verrà a giudicare la terra e:“… giudicherà il mondo con giustizia e i popoli con rettitudine.” (dal Salmo)
Verrà il nostro ultimo giorno, è cosa sicurissima, dove e come non lo sappiamo, però di certo sappiamo che “con gli anziani, sta sulla soglia, con i giovani sta in agguato” (San Bernardo) Sembra proprio di leggere la situazione dell’emergenza sanitaria che stiamo vivendo in questi giorni roventi.
C’è da rifletterci, la Parola ispirata non ci arriva per un parlare a vanvera, è precisa anche quando:“… allora tutti i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia saranno come paglia; quel giorno, venendo, li brucerà.” (dal Libro del profeta Malachia)
Da parte nostra, attenzione, non crediamo di esserne immuni, il fuoco, ben che vada, nel crogiolo ci troverà, quanto meno per i nostri peccati di omissione o di ignavia. Sarà, quindi, cosa buona e giusta cominciare fin d’ora a perdonare chi ci rende la vita difficile, chi ci perseguita a causa del nome di Gesù, perché perdonando si scarica la collera dal nostro cuore.
San Giovanni Crisostomo lasciò detto che chi libera l’anima dalla collera la libera dalla tristezza. Allora può essere che questi giorni roventi possano cambiare in giorni di grazie. Ce ne servono molte, ma il Buon Dio non è avaro al riguardo e non le trattiene.
Andiamo a raccoglierle, il Signore Gesù Cristo ci aspetta nell’Eucaristia.
Ml 3,19-20 / Sal 97(98) / 2Ts 3,7-12 / Lc
21,5-19
digiemme