18 settembre 2021

IL CAPOVOLGIMENTO

XXVa Domenica T.O. (Anno B)

Siamo nell’era delle parole, siamo bombardati dalle parole, ci siamo quasi assuefatti, facciamo le nostre cose con la colonna sonora delle parole, come compagnia. E se uno, per caso, è di poche parole viene etichettato come un musone, un orso, uno che non si vuole compromettere. Eppure, quando le parole sono un diluvio, va a finire che non dicono niente o, viceversa, trascinano nella confusione, con i conseguenti danni. Però, se la parola dicesse: non è una parola che può fare una pagina, non ci sarebbero i libri. Questo per dire quanto è importante la parola, ben pensata, calibrata, ragionevole, comprensibile, stimolante. Ora, vorrei provare a trasferire questo concetto a quanto viene riportato nel Vangelo di oggi:  “… chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato.” (dal Vangelo di Marco). Se l’uomo dicesse: non è un uomo che può salvare l’umanità non ci sarebbero mai giustizia, né pace, né dignità, né felicità sulla terra degli uomini.

    In sintesi, come il libro ha bisogno di ogni parola, così l’umanità ha bisogno di te, di me, di ogni singola persona umana, qui, dove siamo, unici e, perciò, insostituibili.
    Gesù prende un bambino per sottolineare questa verità, lo abbraccia e con due parole capovolge ogni nostro ragionamento: “… se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti.” (dal Vangelo di Marco)
    Allora, chi accoglie anche uno solo dei più piccoli fra gli uomini, anche uno solo, accoglie Gesù: si gioca il jolly della sua misericordia, che è la carta felice, segno del suo amore per ogni singola creatura. E su questo punto non c’è nulla da aggiungere o da togliere. Poi, in sostanza, indica anche il modo, il criterio per dare corpo all’accoglienza: il servizio, senza il riscontro di medaglie o diplomi. Ciascuno si metta i panni del servitore, sia che si faccia del volontariato a favore della vita, sia che ci si impegni nella politica, nell’educazione, in famiglia, sul lavoro, in Chiesa. Anche in Chiesa, perché è facile cadere nelle tentazioni: “… dove c’è gelosia e spirito di contesa, c’è disordine ed ogni sorta di cattive azioni.” (dalla Lettera di San Giacomo apostolo)
    Non meravigliano, perciò, le condizioni in cui si trova la Chiesa oggi perché quelle cose di cui scrive l’apostolo sono all’ordine del giorno. Alla Messa domenicale ormai siamo pochi, i seminari vengono chiusi ed accorpati per diocesi, le chiese abbandonate e vendute, ma non disperiamo, anche se siamo pochi Gesù c’è lo stesso. Possiamo gioire, con fede, perché lo incontriamo, lo ascoltiamo, sapendolo vivo e presente in mezzo a noi: “… ecco, Dio è il mio aiuto, il Signore sostiene la mia vita.” (dal Salmo)
    E’ così, è concreto il suo toccarci, guarirci, rinnovarci, nutrirci. Avranno voglia gli altri a tentarci, a metterci gli uni contro gli altri, è una storia ormai conosciuta, per questo passeranno alle azioni dure: “… tendiamo insidie al giusto che per noi è d’incomodo e si oppone alle nostre azioni, ci rimprovera le colpe contro la legge e ci rinfaccia le trasgressioni contro l’educazione ricevuta.” (dal Libro della Sapienza)
    Ma non si deve cedere, bisogna farsi carico della croce di Cristo. Sarà nella sofferenza, nell’incomprensione anche fra i nostri più cari, eppure il Signore ha bussato alla nostra porta, oggi, in questa chiesa e oltre a chiederci la condivisione del suo sacrificio, ci garantisce che la sua potenza potrà dimorare e operare in noi e attraverso di noi. E’ questo il capovolgimento.

Sap 2,12,17-20 / Sal 53 / Gc 3,14-4,3 / Mc 9,30-37
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