IL SILENZIO DEL TEMPO

Quarta Domenica di Avvento (Anno B)

L’anno scorso sul cielo del mio presepe avevo apposto uno scritto tratto dalla Tradizione Ortodossa che declamava il senso di gratitudine dei soggetti presenti nel presepe stesso. Gli angeli offrono il loro canto, i cieli fanno da sfondo alla “stella”, i magi omaggiano i loro doni, i pastori esultano di ammirazione, la terra garantisce la sicurezza della grotta, la stalla abbraccia nel calore della mangiatoia. Noi uomini, invece, che guardiamo al presepe, non possiamo che offrire una “Madre Vergine” a Dio. E solo perché una fanciulla di nome Maria in quel di Nazaret disse:“…ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola.” (dal Vangelo secondo Luca)
La visione che ci viene da questa Parola è di un candore traboccante di umile fede che avvolge anche noi, uomini e donne del 2020, nonostante i tentennamenti che il tempo ci sta imponendo. Deve essere chiaro a tutti, soprattutto a coloro che vorrebbero cancellare anche il Natale o a quelli disposti a sacrificarlo sull’altare della pandemia, che non ci apprestiamo a festeggiare un compleanno perché:
“…colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio” (dal Vangelo di Luca)
Così come deve essere chiaro che in quell’evento venne a confermarsi la volontà divina sui “comandamenti” circa la famiglia e la vita.
Ecco, allora, il coinvolgimento di Giuseppe, uomo giusto, che si dona come padre a quel bimbo che la sua promessa sposa porta misteriosamente in grembo. Al riguardo, sta girando in rete un’immagine bellissima di Giuseppe che lavora nel sua falegnameria, mentre Gesù, bambinetto gioca con alcuni chiodi (che rimandano a quelli della croce), mentre il raggio di sole che entra dalla finestra proietta la sua ombra, ma a mo’ di croce. Immagine che rimanda al significato dell’attesa, del tempo che non è mai indifferente. Per questo motivo sul presepe di quest’anno ho apposto questo cartello: l’ora di Greenwich misura il giorno, l’ora di Betlemme misura l’eternità; tutte le nostre costruzioni individuali e sociali per essere durevoli, devono essere verificate dalle misure di quella piccola scuola di veggenti della verità, i cui nomi sono la musica stessa della vita: Gesù, Maria, Giuseppe.
“…è un amore edificato per sempre, nel cielo rendi stabile la tua fedeltà” (dal Salmo)
E’ un’eco, questa del salmo, che ci spiega con parole semplici l’immenso dono della sua fedeltà, per cui possiamo, poi, essere pronti a ricambiare senza remora alcuna perché:
“…va’, fa quanto hai in cuor tuo, perché il Signore è con te” (dal secondo Libro di Samuele)
E’ la fiducia che ripone in noi, purché noi, ovviamente, stiamo in Lui. In questo senso ci risulterà comprensibile il sentir dire che è Natale tutti i giorni e che tutti i giorni dovremmo rendere gloria:
“…a colui che ha il potere di confermarvi nel mio Vangelo che Gesù Cristo, avvolto nel silenzio dei secoli eterni. (dalla Lettera di San Paolo ai Romani).
Ecco dove sta il silenzio che educa il nostro cuore, il nostro quotidiano stare al mondo, il silenzio dei padri del deserto, dei religiosi che lo offrono per il loro bisogno di amare, di contemplare l’amore, per estenderlo come cerchi concentrici fino ai confini del mare e oltre. Che sia per tutti, allora, quello che ci separa dal Natale, un tempo del silenzio per esplodere, poi, nel tempo della gioia.

2 Sam 7,1-5.8b-12.14a.16a / Sal.88(89) / Rm. 16,25-27 / Lc.1,26-38
digiemme