14 novembre 2020

SICUREZZA E PACE

XXXIIIma Domenica T.O.(Anno A)

La santità è vicina a noi, essa è l’abito di tutti i giorni e può essere alla portata di tutti. Al di là della personale posizione al riguardo, pensandoci bene dopo aver letto il versetto dal Libro dei Proverbi: “… una donna forte chi potrà trovarla?” mi vengono in mente le figure di quelle donne che sono madri. Sono queste le donne forti, che incarnano la santità perché la loro vita suscita santi come Giovanni Bosco, Agostino, Gianna Beretta Molla. Senza la presenza, l’amore e la testimonianza all’interno della famiglia di queste donne forti, avremmo perso quel fascino, quell’incanto del volto e del sorriso che solo i santi sanno donarci. Per semplificare, ciascuno provi a riandare al volto ed al sorriso, alla forza della propria madre. Quanta sicurezza, quanta pace davano all’anima mia da bambino e poi da adulto nel ricordo di una vita trascorsa e spesa al massimo per la sua famiglia. Si adatta molto anche quel versetto del Salmo che dice:
“…beato chi teme il Signore e cammina sulle sue vie.”
E’ incontestabile che, bene o male, fino a qualche decennio fa tutti venivano indirizzati su quelle vie, le donne forti sicuramente trascinavano con fermezza i figli davanti al Signore perché s’imparasse ad averne rispetto, lo si seguisse nei suoi precetti, lo si onorasse come si deve in quanto nostro Creatore e Padre. Oggi, temo, questo non avviene quasi più. La domenica è appannaggio di impegni sportivi, di pomeriggi ai centri commerciali, di gite verso le seconde case, di uscite festaiole da raccontare il giorno dopo a scuola o sul lavoro. Questo, sicuramente, fino all’anno scorso, questo sciagurato anno bisestile non fa testo, motivo per cui possiamo leggere ed ascoltare che:
“…e quando la gente dirà: “c’è pace e sicurezza”, allora d’improvviso la rovina li colpirà.” (dalla prima Lettera ai Tessalonicesi di San Paolo Apostolo)
Ed infatti la rovina ci sta arrivando addosso, come possiamo constatare e le prospettive non sono confortanti. D’altronde cosa ci possiamo aspettare se continuiamo imperterriti a sterminare milioni di creature di Dio prima della nascita, se miniamo la crescita dei bambini con le folli teorie gender, se autorizziamo l’eutanasia per i bambini portatori di malattie difficili da combattere, se sollecitiamo anziani, poveri ed ammalati a togliere il disturbo. Il Buon Dio, non dimentichiamolo, è pure quel padrone che offre a tutti noi una parte dei suoi averi in custodia affinché si partecipi alla crescita della sua impresa, il cui oggetto sociale è l’Amore. Se non ci impegniamo per raddoppiarlo attraverso la propria moglie, il proprio marito, i propri figli, la propria comunità, i propri fratelli nella fede, allora capiamo bene che ne dovremo necessariamente rendere conto e pagare caro per le infruttuosità e per le inadempienze. Mi piace, però, sottolineare:
“…bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto, prendi parte alla gioia del tuo padrone.” (dal Vangelo secondo Matteo)
Ecco, credo proprio di essere uno di quelli cui il Signore confida nel poco, perché ben mi conosce. Non so se riuscirò di ritornare con una buona rendita, ma quella gioia di cui parla l’evangelista mi affascina e mi attira, mi dà pace e sicurezza.

Pr 31,10-13.19-20.30-31 / Sal 127(128)  / 1Ts 5,1-6 / Mt 25,14-30
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