17 ottobre 2020

CHIAMATI PER NOME

XXIXma Domenica T.O.(Anno A) 

Isaia: io ti ho chiamato per nome
Fin dall’antichità la scelta del nome è sempre stata importantissima. Il nome serve per esprimere l’identità personale e familiare. Speriamo che questa prassi riesca a resistere alla buriana che ci sta travolgendo. Sono ormai assodati i tentativi di far passare per lecite le proposte di sperimentazioni con uteri artificiali per produrre in serie esseri umani. A quel punto veramente saranno chiamati, se mai avverrà, con dei serial/number e identificati con dei codici a barra. Fin tanto, però, che riusciremo ad identificare il Nome di Dio, incarnato in Gesù, avremo qualche possibilità di contrastare e cancellare i piani di “quello di sotto”. La certezza viene dal fatto che:
“…io ti ho chiamato per nome, ti ho dato un titolo, sebbene tu non mi conosca.” (dal Libro del profeta Isaia).Infatti, non lo conoscevamo, con il Battesimo da piccoli siamo stati presentati dai nostri genitori, da adulti siamo stati presentati da discepoli di Cristo. In ogni caso si rivela come l’assegnazione del nome rimarca la nostra esclusività più profonda e il senso stesso dello stare al mondo: diventare figli di Dio. E’ questo il titolo di cui ci dice attraverso il profeta. Ma non basta. Quando Dio creò l’uomo, lo incaricò di dare un nome a tutte le cose, lo volle coinvolgere nella creazione. Perché potesse in questo modo entrare in relazione con il mondo creato e con l’Amore Trinitario presente nell’atto stesso generativo dell’amore fra l’uomo e la donna. Poi sappiamo come è andata a finire, con il peccato originale e quello di Caino. Ma in quell’Amore Trinitario sta, da sempre, la volontà missionaria di proporre costantemente a tutti gli uomini il vincolo d’amore che ci unisce a Dio. Nella libertà di poterlo comunque rifiutare. Ma se noi siamo stati pensati e siamo venuti al mondo è perché Dio non si ferma, si muove, genera e crea. E ci chiama, tramite il suo Figlio, alla missione. Per questo la Chiesa è missionaria e se dovesse rinunciare a questa prerogativa sarebbe come se rinunciasse alla Trinità. Si spiega così:
“…in mezzo alle genti narrate la sua gloria, a tutti i popoli dite le sue meraviglie.” (dal Salmo).
Non si va per il mondo per scavare pozzi o insegnare come usare la canna da pesca, anche questo, ma per glorificare il Nome di Dio, per spiegare in ogni angolo della terra che dobbiamo rendere grazie per i beni che abbiamo a disposizione e che potremo goderli adesso e nell’ora della nostra morte. Oggi, puta caso, si celebra la giornata mondiale delle Missioni e la sento, la vivo con un po' di nostalgia, ripensando a quelle “giornate” della mia infanzia. Quando anche i bambini erano protagonisti coadiuvando i missionari che venivano a farci la predica per sensibilizzare sui bisogni delle missioni. Dopo la Messa, coordinati dalla signorina Lina, eravamo sparpagliati per le vie del paese a portare oggettini, santini, rosari, nelle case e raccogliere, così, offerte per il lavoro dei missionari. Che felicità, che gare a chi riusciva a racimolare di più. Poi la signorina ci ringraziava con dei piccoli premi. Eravamo già allora chiamati per nome?
“…sappiamo bene, fratelli amati da Dio, che siete stati scelti da Dio.” (dalla prima Lettera di San Paolo ai Tessalonicesi).
Sicuramente eravamo chiamati, ma in tanti gli abbiamo poi voltato le spalle, trovando soddisfazioni in altri ambiti o in altre carriere. Oppure, semplicemente, abbiamo messo in discussione tutto, ma:
“…ipocriti volete mettermi alla prova?” (dal Vangelo di Matteo)
In questi giorni lo Stato del Vaticano ha emesso una moneta da 10 euro con l’effigie di “Madre terra” A chi dobbiamo rendere conto? Senza dubbio al Creatore che, nonostante tutto, continua a chiamarci per nome e che altri continuerà a chiamare, perché il suo Amore è Missionario.
Is 45,1.4-6 / Sal 95(96) 1Ts 1,1-5 / Mt 22,15-21
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