I DONI IRREVOCABILI

Domenica XXa T.O. (Anno A)


Conosco Tania Cagnotto per i suoi successi sportivi alle olimpiadi con la disciplina dei tuffi dai trampolini. Figlia d’arte, non ho altri elementi per farmi un’idea di lei come persona. Mi basta però quanto ho letto in questi giorni circa la sua decisione di smettere con la preparazione per le prossime olimpiadi in quanto incinta del secondo figlio. Già madre, spiega che questa gravidanza, inaspettata, è importante per la sua famiglia, molto più di una medaglia. Invero, la medaglia se l’è già aggiudicata perché:  “…infatti i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili.” (dalla Lettera di San Paolo ai Romani)
Non so se è credente Tania, ma certamente con la sua semplice determinazione conferma che non si possono cancellare i doni di Dio. Come quello della vita. Fintanto che la vita continuerà, anche in minima parte, a sbocciare, vuole dire che Dio non si è ancora stancato dell’uomo. E pure la chiamata è irrevocabile. La chiamata all’amore che si concretizza nella vocazione: quella sacerdotale, religiosa, come in quella matrimoniale. Occorre molta fede, certo!

Occorre affidarsi completamente alle grazie del Signore, come fece quella cananea di cui ci racconta il Vangelo di oggi. Una fede che può anche non crescere nella Chiesa, ma che riconosce in essa la sorgente della verità nella persona di Gesù Cristo. Per questo possiamo sentire: “…donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri.” (dal Vangelo di Matteo).
Il mondo va a catafascio, nonostante tutti i buoni propositi di chi ci governa perché non c’è più fede. A volte si sentono anche discorsi che si gonfiano di principi sacrosanti, promesse esaustive per la loro messa in opera, ma poi s’infarciscono quei principi di diritti che vanno contro la vita, contro i doni irrevocabili di Dio. Quella schizofrenia non può portare che allo sfacelo del mondo civile. D’altra parte tutto ciò non fa che rendere inattuabile il diritto alla giustizia, accentuato da una sordità continua alla Parola:  “…osservate il diritto e praticate la giustizia perché la mia salvezza sta per venire, la mia giustizia sta per rivelarsi.” (dal Libro del Profeta Isaia).

Se possiamo capire coloro che sono lontani dalla conversione, si fa fatica, invece, ad accettare che uomini di chiesa, credenti, non tengano aperte le orecchie a queste Parole. Non è difficile da capirsi, la giustizia di Dio è visibile nell’osservanza dei suoi Comandamenti. Il discostarsi anche da uno solo di questi vuole dire rifiutare il piano di salvezza che Gesù Cristo con la sua Passione, Morte e Resurrezione ci ha donato in modo irrevocabile. Chi è stato chiamato, chi è chiamato a testimoniare questo dono, a cominciare dal Vicario di Cristo in terra per finire con chi chiede il Sacramento del Matrimonio, e non lo fa con coerenza e fedeltà si assume la corresponsabilità del rifiuto della presenza di Dio nel mondo. Tanto più ancor più grave perché: “…gioiscano le nazioni e si rallegrano, poiché tu giudichi i popoli con rettitudine.” (dal Salmo).
Capite, allora, l’importanza della nostra fede, cristallina, sincera, coerente: in questo modo si dice al mondo di rallegrarsi. Lo si rende un po' meno tetro, triste perché c’è una speranza dietro l’angolo. E’ la giustizia di Dio a cui nessuno può sottrarsi. E’ la certezza che ciascuno conta allo stesso modo sulla sua bilancia. A conferma del dono della vita che ci è stato dato in modo irrevocabile. Che ci piaccia o no! Ma ci piace.

Is 56,1.6-7 / Sal 66 (67) / Rm 11,13-15.29-32 / Mt 15,21-28

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