In quasi tutte le chiese sono un caposaldo
degli ornamenti liturgici sugli altari e sulle volte, sui capitelli e nelle
cappelle. Parlo degli angeli. Sembra siano posti come riempitivi di spazi o
come compagnia di raffiguranti Santi o Madonne. Penso, invece, che abbiano
un’altra funzione, quella di ricordare che sono i soggetti privilegiati del
buon Dio. Rappresentano quei piccoli cui il Signore dà l’incarico di comunicare
al mondo il suo grado di amabilità. Alcuni giorni fa sono entrato in una chiesa
dove vi è un affresco raffigurante l’Assunzione di Maria al cielo, contornata
da una miriade infinita di visi di bimbi (angeli) festanti. Uno spettacolo.
Sono questi tutti quei bimbi che gli uomini rifiutano e non fanno nascere per
motivi assurdi ed inumani, sono quei bimbi che Dio Padre ha pensato per noi,
che ha accolto al posto nostro, colmandoli della sua pienezza. Non solo, sono
quei bimbi cui ha chiesto di mostrare al mondo l’innocenza nel sacrificio, nel
dolore, purificati dall’amore sovrabbondante della loro breve esistenza.
Come, per esempio, la vita di Sara Matteucci, nata in cielo a sette anni. Sentendo parlare questa piccola del suo incontenibile desiderio del Paradiso, si capisce che lo può fare solo perché viene acceso in lei come un fuoco sulla croce della malattia che, per un mistero che solo Dio conosce, già arde in lei da piccolissima. Si potrebbe portare una serie infinita di altri esempi, tanti sono i piccoli martiri cui è chiesto molto perché tanto possono dare, anche e, soprattutto, a quei piccoli i cui corpi finiscono nei contenitori dei rifiuti ospedalieri.
Sappiamolo, sono essi che intercedono per questa umanità sull’orlo della dissoluzione, nonostante i progressi della scienza e della tecnica, della medicina e delle invenzioni. Credono di sapere e di potere tutto quegli scienziati, quegli intellettuali, quegli artisti, quei re, quegli imperatori, quei dottori e, invece, come tanti pifferai portano alla perdizione:
Come, per esempio, la vita di Sara Matteucci, nata in cielo a sette anni. Sentendo parlare questa piccola del suo incontenibile desiderio del Paradiso, si capisce che lo può fare solo perché viene acceso in lei come un fuoco sulla croce della malattia che, per un mistero che solo Dio conosce, già arde in lei da piccolissima. Si potrebbe portare una serie infinita di altri esempi, tanti sono i piccoli martiri cui è chiesto molto perché tanto possono dare, anche e, soprattutto, a quei piccoli i cui corpi finiscono nei contenitori dei rifiuti ospedalieri.
Sappiamolo, sono essi che intercedono per questa umanità sull’orlo della dissoluzione, nonostante i progressi della scienza e della tecnica, della medicina e delle invenzioni. Credono di sapere e di potere tutto quegli scienziati, quegli intellettuali, quegli artisti, quei re, quegli imperatori, quei dottori e, invece, come tanti pifferai portano alla perdizione:
“…ti rendo lode, Signore del cielo e della
terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate
ai piccoli.” (dal Vangelo secondo Matteo)
Naturalmente, fra quei piccoli bisogna
includere anche chi piccolo non è, purché sappia restare bambino (se non
ritornerete come bambini non entrerete nel regno di Dio), sappia abbandonarsi
con fiducia ed umiltà al Vangelo del Signore, sappia ricercare sempre e
comunque la compagnia di Gesù. Perché, come d’altronde ricorda San Paolo: “…se
vivrete secondo la carne morirete. Se, invece, mediante lo Spirito, fate morire
le opere del corpo, vivrete.” (dalla Lettera ai Romani)
E’ vero, le tentazioni sono tantissime,
l’istigazione al male è sempre presente, l’egoismo è un’arma micidiale sempre
innestata, per questo corriamo sempre il rischio di perderci, di perdere la
nostra innocenza primordiale, di dimenticare quanto tramandato dalle
generazioni precedenti la nostra:
“…una generazione narra all’altra le tue
opere, annuncia le tue imprese.” (dal Salmo)
Purtroppo, ora non siamo più capaci di
narrare ai nostri figli, ai nostri nipoti le opere e le imprese del Signore.
Siamo pallidi, evanescenti. Troppo preoccupati di piacere al mondo, di
soddisfare i bisogni indotti, di ricercare assiduamente nuovi percorsi
pedagogici, dimenticandoci del pedagogo per eccellenza: Gesù con la sua vita e
la sua presenza fra di noi oggi. Dovremmo essere come auspica il profeta:
“…esulta grandemente figlia di Gerusalemme,
ecco viene a te il tuo Re.” (dal Libro del Profeta Zaccaria)
Ecco, infine, la verità è che non sappiamo
esultare come si dovrebbe. E i risultati si vedono. La speranza, infine, è da
porre sulla schiera dei piccoli.
Zc 9,9-10 / Sal 144(145) / Rm 8,9.11-13 / Mt 11,25-30
digiemme