XVII Domenica T.O.(Anno A)
La nostra vita si gioca tutta in un movimento
di andata e ritorno, continuo ed essenziale, tra speranze e decisioni, tra
riflessioni e scelte conseguenti, tra gesti ed atteggiamenti che denotano e
formano la nostra personalità. E’ così che, poco alla volta, cresciamo e
scopriamo tutte le nostre potenzialità. Nelle decisioni che prendiamo incide in
modo significativo il nostro desiderio di essere, di cosa voler fare nella
vita, come volerlo fare e, soprattutto, con chi. C’è chi si appoggia al
politico del momento, all’artista che affascina, ad una ideologia oppure ad una
filosofia, ad una disciplina o ad una pratica spirituale, ad un’utopia o ad una
religione. Tutto legittimo, ma se diventi discepolo di Gesù Cristo, hai trovato
il modo giusto per scoprire il significato della tua vita: “…per questo ogni scriba, divenuto discepolo
del Regno dei Cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro
cose nuove e cose antiche.” (dal Vangelo di Matteo).
Il tesoro di cui parla il Vangelo è in noi,
noi siamo la perla preziosa
per cui vale la pena spendere tutti gli averi del
mondo per esaltarne la bellezza, per godere di quell’unicità che nessuno può
eguagliare. Nessuno prima di noi avrà estratto dal suo tesoro le cose che
scopriamo oggi in noi, eppure altri dopo di noi scopriranno le cose buone e
belle, pur se antiche, che abbiamo custodito. Anche questo è un movimento di
andata e ritorno, di antico e di nuovo. E’ possibile perché già inseriti in
quel Regno dei Cieli in cui siamo introdotti attraverso, appunto, Gesù Cristo.
Tutto questo può, però incrinarsi anche solo con un gesto di peccato che rovina
un’amicizia, demolisce una famiglia, può distruggere una città o una nazione.
Il peccato di un attimo può distruggere per tanto tempo e rovinare molte
situazioni. Ricostruire, dopo il peccato, è enormemente difficile, richiede
umiltà e impegno:
“…concedi al tuo servo un cuore docile,
perché sappia rendere giustizia…e sappia distinguere il bene dal male.” (dal
Primo Libro dei Re)
Inoltre, sappiamo che Cristo è dalla nostra
parte con la sua forza di ricostruzione interiore. Che diventi, allora, senza
indugi il nostro modello perché:
“…noi sappiamo che tutto concorre al bene,
per quelli che amano Dio, per quelli che sono stati chiamati secondo il suo
disegno.” (dalla Lettera di San Paolo ai Romani)
L’apostolo ricorda, in sostanza, che amare
Dio fa stare bene, potenzia la propria auto- stima e permette di capire qual è
il nostro compito in questo mondo. Non è cosa da poco. Il tesoro che è in noi
potremo così metterlo a disposizione per la crescita personale e di quelli che
ci sono vicini. Non viene, cioè, usato per incrementare i propri interessi,
tornaconti o egoismi, Ci sono leggi da seguire, da rispettare, ci sono regole
da vivere con responsabilità, ci sono adempimenti da onorare, Ciascuno deve
fare la sua parte perché per “amare il prossimo tuo” non si può improvvisare e
neppure si può giocare:
“…per questo io considero retti tutti i tuoi
precetti e odio ogni falso sentiero.” (dal Salmo)
Come si dice, di strade che portano
all’inferno è lastricato il mondo. E questo mondo le trasforma in autostrade,
per percorrerle con ancor più velocità, con foga, senza controllo. L’odio che
richiama il salmo è ciò che serve per fermare questa de-regolazione che
distrugge, che inquina, che impoverisce. Dal nostro tesoro, la riserva per
tornare ad essere ricchi di amore per questa umanità.
1Re
3,5.7-12 / Sal 118(119)
/ Rm 8,28-30 / Mt
13,44-52
digiemme