21 settembre 2019

LE MANI ALZATE


XXV Domenica T.O. (Anno C)
Il profeta Amos in questo capitolo riporta la Parola del Signore che è, invero, molto drastica: “…certo non dimenticherò tutte le tue opere. Non trema per questo la terra…?” Ce l’ha con noi il Signore perché non è forse vero che calpestiamo i poveri, anzi ne creiamo sempre più; quanto allo sterminio dei più umili, dei più piccoli del paese siamo ormai ad un livello sistematico con l’aborto di massa che fa impallidire tutti i genocidi della storia e il grido di quei figli d’uomo è sicuramente ascoltato dagli Angeli di Dio. E la terra trema.
Forse trema anche per terremoti e calamità varie che sempre con più intensità si abbattono sull’abominio di queste genti, eppure ancora non si capisce la portata di tali ammonimenti affinché tutto questo cessi. Ogni tanto ci sono dei segnali incoraggianti, ma questa nostra umanità sembra sempre più sull’orlo di una catastrofe. Purtroppo, è evidente che tale catastrofe rasenti anche la nostra chiesa, perché non pochi di coloro che dovrebbero custodirla sono ormai orientati verso altri interessi pur di mantenere il gradimento del mondo e l’abbandono del mandato nelle piccole, come nelle grandi cose è proprio una caratteristica di questi ultimi cinquant’anni di chiesa:
“…Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti.” (dal Vangelo di Luca)
Quella constatazione di Gesù, di cui tutti noi abbiamo avuto modo nella vita di tutti i giorni di fare esperienza diretta, è talmente evidente in religione come in politica che si capisce il degrado attuale. Occorre prenderne atto, cominciando noi per primi ad inseguire la coerenza con quanto professiamo. Lo Pseudo Bernardo scriveva:
“Restituisci te a te stesso: se non puoi sempre e sovente, almeno talvolta. Domina i tuoi sentimenti, regola i tuoi atti, rettifica il cammino: non rimanga in te nulla che non sia sottoposto a disciplina. Poniti davanti agli occhi tutte le tue trasgressioni.”
Forse così facendo potremo, finalmente, porci in modo nuovo di fronte al Signore; potremo, allora, riscoprire che la preghiera è fondamentale per ottenere quella Grazia necessaria a cambiare i nostri cuori e San Paolo ben lo sapeva se scriveva:
“…Voglio, dunque, che in ogni luogo gli uomini preghino, alzando al cielo mani pure, senza collera e senza polemiche.” (dalla Lettera a Timoteo)
Quelle “mani pure” sono il segno della svolta: nel Padre Nostro noi ci rivolgiamo a Dio prima di tutto, appunto, con mani pure, come insegna la Scrittura, sulle quali non scorre sangue fraterno. L’alzare le mani è dire a Dio e a noi stessi che non abbiamo rancori, odio nel cuore, che non abbiamo conti in sospeso. Non serve tenersi per mano perché la Chiesa non nasce da un patto, da una solidarietà che viene dal basso, dal nostro voler riunirci e impegnarci, bensì perché la Chiesa nasce dall’alto, è Dio che ci convoca. Per questo dobbiamo ringraziarlo e pregarlo solo dopo aver chiesto perdono e pure noi aver perdonato. La preghiera così praticata “attira su di noi la misericordia di Dio, fortifica la nostra anima contro il peccato, ci fa desiderare la penitenza e ci fa sentire e capire quanto il peccato oltraggia il Buon Dio” (G.M. Vianney). Attenzione bene, però, il Signore bisogna pregarlo non solo la domenica:
“…Dal sorgere del sole al suo tramonto sia lodato il nome del Signore.” (dal Salmo) E’ la solita questione della testimonianza, di essere, cioè, figli di Dio, di esserne talmente felici da non poter stare un minuto senza rivolgere a Lui il nostro pensiero, la nostra gratitudine. Le mani alzate si trasformeranno, a questo punto, in tutto il nostro essere, corpo, anima, stato di vita, e, in questo elevarsi, tutto di noi sarà puro e degno di riflettere l’Amore di Dio per questa povera umanità.
Am 8,4-7 / Sal 112(113) / 1Tm 2,1-8 / Lc 16,1-13

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