Mille
anni ai tuoi occhi sono come un giorno che è passato (Salmo). Cosa sono,
quindi, i miei 63 anni nei confronti degli istanti, giorni, mesi di chi vive
ancora nel grembo di sua madre e la sua vita, piena come la mia, è agli albori
dell’esistenza? Niente, queste età hanno pari logica creatrice e gli stessi
diritti di ogni figlio di Dio. L’unica differenza è che io devo avere
l’accortezza di stare sempre con le “valigie pronte”, come dice spesso il Dott.
Mozzi, quello della famosa “dieta”, mentre il bambino non ancora nato non ha neppure
il cestino della merendina.
Quando
ero bambino contavo i giorni per la fine della scuola e mi sembravano tanti.
Non passavano mai.
Quando ero militare contavo i giorni che mancavano alla fine della “naia”, la famosa “stecca”, e si perdevano all’infinito. Adesso, che ho la barba bianca, non voglio contare i giorni che mi mancano alla pensione perché saranno poi giorni in meno per…il resto della vita.
Quando ero militare contavo i giorni che mancavano alla fine della “naia”, la famosa “stecca”, e si perdevano all’infinito. Adesso, che ho la barba bianca, non voglio contare i giorni che mi mancano alla pensione perché saranno poi giorni in meno per…il resto della vita.
Così
ho riflettuto alla lettura del Salmo 90. Poi, però, mi accorgo che il Buon Dio
ci vuole insegnare a contare i giorni per donarci, così, la sapienza. Non so se
con me ha funzionato.
Dicono
che la sapienza sia prerogativa dell’avanzamento dell’età. E’ possibile, cioè,
maturare la saggezza con l’esperienza e con l’esercizio della scienza e
conoscenza. Ma per Dio non è così, Lui la sapienza si “diverte” a concederla a
chi crede e gli si affida, anche ad un sempliciotto, anche ad un analfabeta.
Tutto è possibile a Dio.
Che
ci chieda, pure, la nostra collaborazione per rafforzarla attraverso
l’educazione. Infatti, nella prima lettura dal Libro della Sapienza (7.14) si
legge che il sapiente possiede un tesoro inesauribile per gli uomini e chi lo
possiede ottiene l’amicizia di Dio ed è a Lui raccomandato dai frutti
dell’educazione. Che passa attraverso la Tradizione, la Responsabilità, la
Rinuncia e l’Annuncio del Vangelo. Usando la “dolcezza” della misericordia, sì,
ma pure la “spada a doppio taglio” (Eb 4,12-13) per fare emergere i veri
sentimenti e i pensieri del cuore.
se
non abbiamo il coraggio di assumercene la “responsabilità” (facciamoci
conoscere, urliamo sopra i tetti la nostra fede, viviamola) trasformando la società;
se
non abbiamo il coraggio di “Rinunciare” alle nostre “ricchezze”, che non sono
economiche ( e smettiamola di pensare ad una Chiesa che nell’opzione per i
poveri debba essere considerata lo sgabello di una ideologia);
se
non abbiamo il coraggio di “annunciare” il Vangelo, seguendo per le strade Gesù
Cristo…,
non
avremo alcun premio nella vita, nessun centuplo, oggi e in quella che verrà,…anzi
saremo come quel giovane che, pensando di essere nel giusto, nel bello, nel
buono, all’invito di Gesù, decise di pensarci su, e come dice il Salmo, “perse
il treno” e, soprattutto, la dolcezza della mano sul capo del Signore nostro
Dio.
Digiemme.