11 ottobre 2015

CONTIAMO I GIORNI?


Mille anni ai tuoi occhi sono come un giorno che è passato (Salmo).  Cosa sono, quindi, i miei 63 anni nei confronti degli istanti, giorni, mesi di chi vive ancora nel grembo di sua madre e la sua vita, piena come la mia, è agli albori dell’esistenza? Niente, queste età hanno pari logica creatrice e gli stessi diritti di ogni figlio di Dio. L’unica differenza è che io devo avere l’accortezza di stare sempre con le “valigie pronte”, come dice spesso il Dott. Mozzi, quello della famosa “dieta”, mentre il bambino non ancora nato non ha neppure il cestino della merendina.
Quando ero bambino contavo i giorni per la fine della scuola e mi sembravano tanti. Non passavano mai.
Quando ero militare contavo i giorni che mancavano alla fine della “naia”, la famosa “stecca”, e si perdevano all’infinito. Adesso, che ho la barba bianca, non voglio contare i giorni che mi mancano alla pensione perché saranno poi giorni in meno per…il resto della vita.
Così ho riflettuto alla lettura del Salmo 90. Poi, però, mi accorgo che il Buon Dio ci vuole insegnare a contare i giorni per donarci, così, la sapienza. Non so se con me ha funzionato.
Dicono che la sapienza sia prerogativa dell’avanzamento dell’età. E’ possibile, cioè, maturare la saggezza con l’esperienza e con l’esercizio della scienza e conoscenza. Ma per Dio non è così, Lui la sapienza si “diverte” a concederla a chi crede e gli si affida, anche ad un sempliciotto, anche ad un analfabeta. Tutto è possibile a Dio.
Che ci chieda, pure, la nostra collaborazione per rafforzarla attraverso l’educazione. Infatti, nella prima lettura dal Libro della Sapienza (7.14) si legge che il sapiente possiede un tesoro inesauribile per gli uomini e chi lo possiede ottiene l’amicizia di Dio ed è a Lui raccomandato dai frutti dell’educazione. Che passa attraverso la Tradizione, la Responsabilità, la Rinuncia e l’Annuncio del Vangelo. Usando la “dolcezza” della misericordia, sì, ma pure la “spada a doppio taglio” (Eb 4,12-13) per fare emergere i veri sentimenti e i pensieri del cuore.
Se non abbiamo il coraggio di “tramandare” il cristianesimo nella verità;
se non abbiamo il coraggio di assumercene la “responsabilità” (facciamoci conoscere, urliamo sopra i tetti la nostra fede, viviamola) trasformando la società;
se non abbiamo il coraggio di “Rinunciare” alle nostre “ricchezze”, che non sono economiche ( e smettiamola di pensare ad una Chiesa che nell’opzione per i poveri debba essere considerata lo sgabello di una ideologia);
se non abbiamo il coraggio di “annunciare” il Vangelo, seguendo per le strade Gesù Cristo…,
non avremo alcun premio nella vita, nessun centuplo, oggi e in quella che verrà,…anzi saremo come quel giovane che, pensando di essere nel giusto, nel bello, nel buono, all’invito di Gesù, decise di pensarci su, e come dice il Salmo, “perse il treno” e, soprattutto, la dolcezza della mano sul capo del Signore nostro Dio.

Digiemme.