XXVIII Domenica T.O. Anno C

CHI RINGRAZIA CHI?

“Non ne sono stati purificati 10? Gli altri dove sono?”

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E’ una scena da immaginare: da una parte Gesù con i suoi discepoli, dall’altra dieci persone con i campanacci per avvisare che si tratta di lebbrosi, affinché  non si accostino ad altre persone. Infatti, i due gruppi si fermano. Da lontano, i dieci derelitti riconoscono Gesù e lo pregano di avere compassione di loro. Evidentemente, già lo conoscevano nella sua umanità, pertanto non gli chiedono la guarigione, ma la sua pietà. Perché? Ben sapevano della loro condizione, peccaminosa per quei tempi, e altro non potevano chiedere se non uno sguardo di benevolenza.
Questa scena prefigura, in qualche modo, istantanee simili in quella che sarà la sua Chiesa, nelle persone dei suoi ministri, che si presentano davanti al suo Altare, al suo Tabernacolo , alla sua Croce, alla sua Parola, chiedendo la compassione per la propria sorte, per i propri peccati, per il corpo sfigurato, e poi: “…uno di loro vedendosi guarito, torno indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un samaritano.” (dal Vangelo secondo Luca)
Cosa succede? Che la storia si ripete, accade oggi, come accadde allora a quel gruppo di dieci persone, che tutti guariscono, ma che uno solo torna a ringraziare il Buon Dio.
Infatti, nel corso dei secoli così si è ripetuto, e si ripete, anche nella sua Chiesa: c’è sempre stato, anche  solo uno che è tornato a rendergli grazie. Pensiamo ai Santi più conosciuti, per esempio San Francesco. Sarà lui che, guarito, ricostruirà la sua Chiesa. Spesso, inoltre, a tornare indietro sono gli stranieri, cioè i convertiti, come Naaman, anche lui lebbroso, capace di ritornare dopo la guarigione,  prostrandosi e dicendo al profeta: “…il tuo servo non intende compiere più un olocausto o un sacrificio ad altri dei, ma solo al Signore.” (dal secondo Libro dei Re)
Quel potente generale cambiò, quindi, stile di vita a seguito della guarigione dai suoi peccati. Riconobbe, cioè, la misericordia del Signore, e tutti gli altri dei divennero estranei.
Succede così anche a noi? Oppure passiamo oltre e ci lasciamo, continuamente, contaminare dalle logiche delle nuove idolatrie? La grazia del Signore è scesa su di noi ed è a nostra disposizione ogni volta che ci è data la possibilità d’incontrarlo, ma se non corrispondiamo con gratitudine, non capiremo mai che “chi ti ha creato senza di te, non può salvarti senza di te.” (Sant’Agostino)
Non abbiamo scusanti al riguardo perché: “…il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza, agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.” (dal Salmo 97)
Non si può prescindere da questa evidenza. Pertanto, noi possiamo ben conoscere quale sia il principio su cui si afferma la sua giustizia: l’amore! Senza l'amore, ogni nostra scelta sarà destinata a sfilacciarsi e terminare nella malinconica apatia di chi vede un mondo senza speranza.
Scriveva Victor Hugo: “la più grande gioia della vita è la convinzione di essere amati.”
E noi siamo, indiscutibilmente, amati! Ogni essere umano lo è, fin dal primo momento della sua esistenza, motivo per cui è dovere battersi affinché ogni catena che costringe al rifiuto sia spezzata, perché: “…la Parola di Dio non è incatenata! Questa parola è degna di fede…” (dalla seconda Lettera di San Paolo Apostolo a Timoteo)
Ed è la Parola che ci permette di capire che siamo noi, per primi, a dover tornare indietro, che è solo Lui che dobbiamo ringraziare, perché è con Lui che vivremo, che regneremo. Sapendo che, se anche ci capiterà di non essergli fedeli, Lui rimane, comunque, fedele e, quando ci capiterà d’incontrarlo ancora, avrà compassione e pietà, ancora una volta, per ciascuno di noi.
Dobbiamo cercare, allora, di ritornare a ringraziarlo, questa volta, tutti insieme.
2Re 5,14-17  /  Sal 97(98)  /  2Tm 2,8-13  /  Lc 17,11-19
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