27 ottobre 2023

TI AMO

        XXXa Domenica T.O.
Anno A

Quando riusciamo a centellinare dentro di noi queste due parole “ti amo”, vuole dire che siamo pronti a dare la nostra stessa vita per la persona cui le indirizziamo. Non occorre esprimerle ad alta voce, si manifesteranno implicitamente nel rapporto che s’instaura con la persona amata. 
Tutto viene a trasformarsi, a maggior ragione se la controparte è il Buon Dio: “…ti amo Signore, mia forza, Signore mia roccia, mia fortezza, mio liberatore.” (dal Salmo 17)
Nell’intensità di questo amore espresso, e gratuitamente ricambiato, sta la mia libertà. Sembra un controsenso, ci si lega, infatti, per sempre, ma sono le promesse che danno la forza per affrontare la vita con serena fiducia, perché non si è più soli. Ci si sente liberi in quanto si parte da una casa fondata sulla roccia, che mai la si vedrà scivolare via, travolta dalle tempeste della vita. Anche se potrà sembrare, in alcuni frangenti, che i compiti assunti falliscano, il lavoro che comprende questi compiti non fallisce, perché l’Amore l’ha inventato Dio, perché è il lavoro di Dio e non c’è, e non può esserci, alcun fallimento in Dio.
Vero è che ci possono stare momenti difficili, incomprensioni, crisi, abbandoni. Subentra il canto di sirene che attira ad altri luoghi, dove tutto appare più agevole, più facile ed appaganti i desideri della carne, del potere, della fama. Ed allora, tutto diviene relativo, tutto superabile, incapaci di sentire le grida di chi viene trascinato via da una fiumana fatta di guerre, povertà, annichilimento della dignità umana.
Solo Dio rimane attento e sensibile a quelle grida:“…quando griderà verso di me, io lo ascolterò, perché io sono pietoso.” (dal Libro dell’Esodo)
L’essere pietoso è come anticipare l’essere misericordioso, perché “occorre notare che nella Sacra Scrittura la parola “grido” significa non l’intensità della voce, ma la forza del pensiero e della verità espressa.” (San Girolamo)
Ed esiste una sicura verità, è quella del riconoscere in Gesù Cristo l’essenza di quella pietà, di quella misericordia, che spinge alla conversione dei cuori, al ritorno a quella casa costruita sulla roccia, a quella fortezza, per: “…servire il Dio vivo e vero e attendere dai cieli il suo Figlio, che egli ha risuscitato dai morti, Gesù, il quale ci libera dall’ira che viene.” (dalla prima Lettera di San Paolo ai Tessalonicesi).
E’ un’ira che travolge tutto, attraverso le nefandezze degli uomini: guerra fra popoli, guerra all’uomo fin dall’inizio della sua vita, guerra all’uomo alla fine della sua vita, guerra, dunque, alla sua dignità.
 “Libera nos”, urliamolo, affinché la pietà di Dio scenda su di noi. E così, può essere che: “Dio preparava il tempo attuale della giustizia. Per le nostre opere siamo indegni della vita, ora solo per bontà di Dio ne siamo degni.” (Lettera a Diogneto – 200d.c.)
Ora, che riascoltiamo per l’ennesima volta qual è la sua volontà, qual è il suo primo comandamento, non possiamo più fare finta di non capire, è categorico:“…amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente…e il tuo prossimo come te stesso.” (dal Vangelo secondo Matteo)
Eccolo di nuovo, il “ti amo”, non quello dei baci, bensì quello difficile da pronunciare, da interiorizzare, quello che trasforma una volta per tutte la vita, perché: “Gesù è morto per i peccatori: un bene ha più valore quando è dato a chi non è degno.” (Salviano di Marsiglia).
Non so chi ne è più o meno degno fra quanti gravitano oggi su questa terra, fra quanti conosco personalmente, buoni o cattivi, simpatici o detestabili, ma ben so che la strada da intraprendere, grazie alla Parola ascoltata, è ben delineata, basta saper amare, Dio e il mio prossimo. Occorre, però, prendere la decisione di mettersi in ginocchio davanti al tabernacolo e sentire dentro di sé quelle due parole, che salgono dal cuore, dall’anima, dalla mente.
Il resto viene da sé, alla ripresa del ritorno a casa, in famiglia, in comunità, sul lavoro, in amicizia, sulle strade che ogni giorno percorriamo, con il cuore acceso da quelle due parole.
Es 22,20-26 / Sal 17(18) / 1Ts 1,5c-10 / Mt 22,33-40
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