SENZA MACCHIA

XXIIa Domenica T.O. (Anno B)

Ci sono delle persone che, senza suonare la grancassa, ogni giorno che Dio comanda, si mettono  in pista e seguono le indicazioni che l’apostolo Giacomo raccomanda nella sua lettera: “… religione pura e senza macchia davanti a Dio Padre è questa: visitare gli orfani e le vedove nelle sofferenze e non lasciarsi contaminare da questo mondo.”
Non so se in queste persone ci sia o meno la consapevolezza di praticare una religione pura, so, però, che presso le sedi dei Centri di Aiuto alla Vita o presso le “Case famiglia” o le “Comunità Alloggio per minori”, incontrano sicuramente orfani e vedove. Queste ultime non lo saranno come quelle dei tempi che furono, ma, di fatto, sono vedove dal momento che i loro mariti, compagni o quant’altro, le abbandonano a loro stesse di fronte ad una gravidanza inaspettata ed indesiderata. La tentazione del ricorso all’aborto è lo spettro, allora, che si presenta loro, mettendo a rischio la vita del loro figlio, che già lo è anche se nascosto nel loro grembo. E questo loro figlio non è già forse orfano di padre? Come quei bambini o giovani che devono essere allontanati dal loro nucleo famigliare, anche loro già orfani, spesso, di entrambi i genitori, seppure viventi. Ecco, quando incontro queste persone che credono nel Dio Padre misericordioso, mi si allarga il cuore e mi viene da cantare come canta il salmista:  “… colui che cammina senza colpa, pratica la giustizia e dice la verità che ha nel cuore … colui che agisce in questo modo resterà saldo per sempre.” (Dal Salmo 14)
Per questo quando tutto sembra crollare, la speranza non viene meno, ci prende per mano e ci conduce davanti al Buon Dio che con le sue immutabili leggi ci ammonisce:  “… le osserverete dunque e le metterete in pratica, perché quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli.” (dal Libro del Deuteronomio)
C’è, quindi, una grossa responsabilità che bisogna assumersi in prima persona quando si decide di voler fare parte di questo popolo di Dio che è la sua Chiesa fondata da Gesù Cristo: dimostrare con la propria vita che è possibile cambiare il mondo.
Occorre, però, essere consapevoli che in prima istanza bisogna cambiare sé stessi perché: “… diceva ai suoi discepoli: “dal di dentro, infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male … e rendono impuro l’uomo. (dal Vangelo secondo Marco)
D’altronde, la Chiesa, il popolo, la comunità, la società guidano lo sviluppo della fraternità con leggi, costumi, consuetudini, tradizioni, sulla base dei diritti inalienabili e dei doveri che ogni singolo componente esercita in libera coscienza e rispettosa ed onesta accettazione dei diritti e doveri dell’altro. Se ci si lascia travolgere da “impurità, furtti, omicidi, adulteri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza”, quella libertà di coscienza non sarà più tale e si perderà quella purezza d’animo e di comportamento necessari per capire la promessa della Rivelazione. Capisco, allora, perché l’invito di Gesù Cristo a diventare come bambini, sia essenziale e necessario per entrare nel suo Regno.

Dt 4,1-2.6-8 / Sal 14 / Gc 1,17-18.21-22.27 / Mc 7,1-8.14-15.21-23
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