8 ottobre 2016

UNO SU DIECI



XXXVIII Domenica del Tempo Ordinario
TORNARE A RINGRAZIARE
In qualche modo trovo che Gesù rimase molto rattristato quando vide che uno solo su dieci ritornò a ringraziarlo: “…uno di loro vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, insieme alla gloria eterna…Ma Gesù osservò “non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono?...” (Lc)
Invece, quel solo lebbroso era pieno di felicità per quell’inatteso dono e ha voluto esprimerlo, un po’ come ha fatto il comandante Naaman nell’episodio raccontato nel secondo Libro dei Re: “…”il tuo servo non intende compiere più un olocausto o un sacrificio ad altri dei, ma solo al Signore”. (2Re)
Se solo ci rendessimo conto di quanto dipendiamo dalla sua volontà, se solo riuscissimo a vedere la sua magnificenza nel dono della nostra vita, allora forse capiremmo anche il linguaggio del Salmo: “…risuoni il mare e quanto racchiude, il mondo e i suoi abitanti. I fiumi battano le mani, esultino insieme le montagne.”
Eppure qualche bagliore c’illumina un poco, quando siamo davanti all’infinità del mare, quando scaliamo nel silenzio le cime delle montagne, quando osserviamo lo scorrere dei fiumi e in quei momenti sentiamo di essere vicini alla Spirito di Dio creatore di ogni cosa.
Forse è in questi momenti che ci si sente attratti e, come quei poveracci del Vangelo, cominciamo a chiedere misericordia perché sappiamo, in fondo, che non possiamo restare incatenati per tutta la vita.
Dio ci ha scelto, la sua parola, che non è incatenata da sempre, è la garanzia per la nostra salvezza. Se ne fa testimone San Paolo sulla sua pelle: “…ma la parola di Dio non è incatenata. Perciò io sopporto ogni cosa per quelli che Dio ha scelto, perché anch’essi raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna”.
Ci dovrebbe essere da stimolo questo comportamento dell’apostolo delle genti, perché anche noi potremmo esserlo per altri nostri fratelli.
La logica dell’uno su dieci mi rimanda poi, in negativo, alla decimazione eseguita tante volte sulle trincee della prima guerra mondiale. Contando da uno a dieci, il decimo soldato, fra gli “insubordinati” veniva condotto al muro della fucilazione a monito per il futuro nel prosieguo dei combattimenti militari.
Mi viene pure in mente che, più o meno, avviene così anche per i condannati all’aborto legale, generando, di conseguenza, in questa ultima generazione la sindrome del sopravvissuto.
Sono rimandi che rattristano perché rimarcano l’incapacità di opporvisi, sicuramente per quanto riguarda l’aborto, in modo deciso e concreto. Quanti bambini diventati adulti sono tornati indietro a ringraziarci per averli aiutati a nascere? Uno su dieci? Magari!! E le braccia cadono lungo il corpo, le mani fra le mani, la stanza vuota, le finestre chiuse. Senza alcun orizzonte?
No, non è così, perché nonostante tutto, ci dice il Signore, c’è sempre un samaritano che torna indietro, sente di essere purificato: “…e gli disse “Alzati e va’; la tua fede ti ha salvato”. Anche noi possiamo allora ringraziarlo ed essere mandati con la sua benedizione. Il samaritano è stato salvato dalla fede, carissimi, solo la fede salva.
2Re 5,14-17 / Sal 97(98) / 2Tm 2,8-13 / Lc 17,11-19

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