"Veglia diocesana per la vita"                          "Solidali per la Vita"
                  31 gennaio 2015                                                       1° Febbraio 2015  
        Santuario di Pompei - Vigevano                                   37° Giornata nazionale per la vita


E' ormai imminente la Giornata per la Vita, che giunge alla sua 37° edizione. Il tradizionale Messaggio dei vescovi italiani ci ricorda che la scelta di solidarietà per la Vita e la fantasia dell'amore ci possono aprire ad un nuovo umanesimo.
Due sono i gesti che nella nostra diocesi caratterizzano la giornata: la Veglia per la Vita  che sarà proposta il sabato 31 gennaio presso il Santuario della Madonna di Pompei e Santuario della Famiglia, alle ore 21,00. La Veglia per la Vita è una celebrazione diocesana ed è perciò importante la partecipazione perchè caratterizza il nostro essere cristiani, così che il valore della vita sia sempre più affermato e proposto nella società attuale; il secondo gesto che richiama la giornata è l'offerta delle primule, offerte in vari punti del territorio e soprattutto al termine delle sante Messe nelle chiese, primule che simboleggiano l'inizio della vita.
Proponiamo l'articolo che il vicepresidente del Centro di Aiuto alla Vita Lomellino ha scritto e che ci invita, scuotendoci, a fare qualche considerazione personale approfondita, partendo da un messaggio del 1999 dato da Maria a Medjugorie.
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In un messaggio speciale del 2 febbraio 1999 la Madonna di Medjugorie disse:”Milioni di bambini continuano a morire a causa dell’aborto! La strage degli innocenti non è avvenuta solo dopo la nascita di mio figlio. Si ripete ancora oggi, ogni giorno”.
E il 1° febbraio 2015 noi celebriamo ancora la “giornata per la Vita”; è la trentasettesima volta da quando anche in Italia con la legge 194 si giustifica, si incoraggia questa strage.
Quest’anno viene celebrata con un messaggio dei Vescovi italiani titolato “Solidali per la vita”. Niente di travolgente, se ci addentriamo nella lettura dello stesso: sembra di leggere un ritornello, sempre lo stesso, soft, che non disturba, che non inquieta. Cosa vuol dire, tanto per intenderci, solidali per la vita? Chi non lo è? Con chi dovremmo poi essere solidali? Pare di capire con chi è piccolo, anziano, emigrante, ammalato, sfruttato, abbandonato. Ma chi non è solidale con quanti soffrono di emarginazione o che sono comunque in difficoltà? Il problema è come essere solidali con le oltre centomila vittime dell’aborto legale in Italia. 
Questi piccoli vengono uccisi e della nostra solidarietà non se ne fanno niente. E’ come se esprimessimo solidarietà agli uccisi dagli estremismi vari e poi li lasciassimo continuare senza porre freno a quei massacri, che infatti continuano, producendo, fra l’altro, paurose ondate di profughi, di altra miseria e di altre ingiustizie.
Cadono le braccia allora. Perché non si può urlare che non si deve uccidere il più piccolo dei nostri fratelli, che dobbiamo tutelarne la vita nel grembo materno con una legge di giustizia che sancisca la verità sull’uomo? Perché dobbiamo restare sul generico, impegnando risorse, poche fra l’altro, ed energie per aiutare qualche madre a superare le traversie del ricorso all’aborto, senza continuare a dire la verità sulla vita? L’aborto è un orrendo, abominevole delitto e viene condannato con la scomunica. Perché non si torna a ricordarlo soprattutto a coloro che s’impegnano in politica, in particolar modo a coloro che si dichiarano cattolici praticanti e militano poi in partiti che hanno nei loro programmi il mantenimento di una legge abortista e altri progetti contro la famiglia? Non è politicamente corretto? Disturba la coscienza di qualcuno in confessionale o di qualche cattolico per la “scelta” o di qualche associazione di ispirazione cristiana appiattita, purtroppo, su posizioni “Onulistiche”?
Bisogna lottare, sappiamo di essere in pochi, non importa. Se non denunciamo con “fermezza e amore”, sempre, senza se e senza ma, la nostra solidarietà non servirà più a nessuno perché il mondo che permette tutto ciò è un mondo destinato alla rovina. La storia insegna e anche quella recente. Non dobbiamo per forza fare i profeti di sventura, ma la crisi mondiale che si sta vivendo è foriera di un anticipo di quanto ci aspetta nel prossimo decennio se non si corre ai ripari. Se non si ritorna a dire la verità sull’uomo e sul suo diritto inalienabile alla vita, se non si ripensano nuove e incisive strategie e battaglie d’ingerenza umanitaria per la vita nascente di oggi, stiamo certi che  non solo non possiamo essere solidali con i bambini che oggi non vedranno la luce della nascita, ma non  potremo esserlo neppure con quelli di domani.

Gaetano Mercorillo