6 aprile 2024

ESSERE CREDENTE

Domenica della Divina Misericordia
Seconda di Pasqua
Anno B

Questa domenica dopo Pasqua ci presenta l’immagine di Gesù nella Divina Misericordia, con i raggi del suo amore rivolti verso il basso. Sono rivolte ai suoi discepoli, ancora incerti, che hanno bisogno del perdono, che confidano, appunto, nella misericordia che solo un Padre può concedere ai propri figli perché: “…chiunque è stato generato vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede.” (dalla prima Lettera di Giovanni Apostolo)
Su questo punto non si può, a nostra volta, mollare. Ciascuno di noi viene da Dio, con il suo carico d’Amore che, nella sua purezza, ci spinge verso la sconfitta del male che infesta il mondo, attraverso il Santo Battesimo. A questo punto la fede diventa incrollabile, al punto tale da essere pronti al martirio pur di non rinnegarla.Anche perché le mani benedicenti di Gesù nella Divina Misericordia, sono quelle che hanno toccato la fanciulla morta e la bara del ragazzo di Nain. Sono le mani che hanno spezzato i pani per i cinquemila e con esse ha offerto il suo corpo e il suo sangue nella cena della definitiva consacrazione. D’altronde “Gesù spezzò il pane. Se non avesse spezzato il pane, come le briciole sarebbero potute giungere fino a noi?” (Baldovino di Ford) Oggi, infatti, quelle mani sono le mani del sacerdote, “Alter Cristus” che rinnovano il suo sacrificio, se riusciamo anche oggi a rivedere in esse le ferite dei chiodi.

Per far sì che non ci immedesimassimo ancora una volta, quali novelli Tommaso, nell’apostolo incredulo:“…metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco e non essere incredulo, ma credente!” (dal Vangelo secondo Giovanni)
Le parole di Gesù si chiudono con il punto esclamativo. Non ci può essere dubbio o riserva che tenga, o ci immergiamo totalmente nella fede e crediamo veramente che nell’Eucaristia si presenta a noi Gesù in corpo e sangue, spezzato e versato realmente in sacrificio per noi, oppure andiamo ad altre celebrazioni. Se ancora non si riesce ad ammettere la nostra tiepidezza, ci viene in aiuto la preghiera del Salmo:“…vi benediciamo dalla casa del Signore. Il Signore è Dio, egli ci illumina.”
Con tutte le benedizioni che riceviamo non ci dovrebbe, perciò, essere difficile capire  che possiamo risvegliarci dalla tomba del peccato, rinunciare alla coltre delle passioni e soffermarci ancora davanti a quella tomba vuota del Signore. Lui è il vero amico dell’uomo, che libera dalla tirannia del mondo. Un mondo fatto da uomini che rifiutano Dio, che vogliono sostituirsi a Dio e ridurre l’umanità in schiavitù. Quello che sta accadendo in Europa è sintomatico al riguardo. La vita diventa un fatto facoltativo, nel nascere come nel morire. Non si potranno più esprimere i propri pensieri se contrastano con i loro perché per legge sono previste condanne e prigione. Così come è già stato deliberato in Scozia e come si apprestano a fare all’Onu.
Il martirio è proprio dietro l’angolo, non sarà più solo una testimonianza dei primi cristiani, ma ci chiama a raccolta. Probabilmente il numero dei credenti si affievolirà, però saranno come: “…la moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola.” (dagli Atti degli Apostoli)
I quali volevano essere perfetti e volevano vivere poveramente, nell’intenzione più fedele della povertà della famiglia di Nazaret. Così dovrebbe essere anche per noi, oggi. Per grazia di Dio ci sono molti cristiani, credenti, che vivono in questo modo, così come ci sono, purtroppo, anche molti cristiani che vivono come increduli, alcuni anche come creduloni. Da notare, comunque, che Gesù non condannò Tommaso, non lo cacciò da quella casa; mi piace immaginare che se lo strinse al petto. Così fa ogni volta che ci accostiamo al confessionale, così ha fatto con me.
Le sue mani, quelle del sacerdote, sul capo ci imprimano il sigillo del credente.
At 4,32-37 / Sal 117(118) / 1Gv 5,1-6 / Gv 20,19-31
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