26 Ottobre 2025

 In umile preghiera

“Due uomini al tempio: uno era fariseo, l’altro pubblicano
XXXma Domenica T.O.Anno C

Entrare in una chiesa, immergersi nel silenzio, nella semi oscurità, e lasciarsi trascinare lentamente verso la piccola, tremolante rossa lucina in fondo, là in fianco all’altare principale, alzando di tanto in tanto il capo verso gli archi e le volate di cupole e transetti, verso cappelle che si susseguono, è una delle più belle esperienze spirituali che possono stravolgere certezze costruite anche a prescindere dalla religione e dalla presunta presenza di un Dio.
Come se ne esca poi, lo sa solo il Buon Dio.
Forse come il pubblicano, o come il fariseo? Ci sono storie di improvvise conversioni al riguardo, perché “chi cerca la verità sull’uomo, deve farsi padrone del suo dolore” (George Bernanos). E’ uno dei modi per tornarsene a casa giustificati, come avviene nella parabola raccontata oggi.

XXIX ma Domenica T.O. Anno C

 LA BATTAGLIA PER LA FEDE

“il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?”

Il Vangelo di questa domenica chiude perentoriamente con una domanda cui nessuno di noi sa dare risposta. Non l’avevano i discepoli di allora e pure i profeti di oggi non si arrischiano in risposte decise. Ciascuno, in cuor suo, può cercarle, ma ci possono essere due tracce, due riflessioni su cui soffermarsi. La prima riguarda la Chiesa, la seconda il proprio stato personale. Lasciamo, perciò, risuonare in noi l’interrogativo: “…ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” (dal Vangelo secondo Luca).Oggi si celebra l’annuale giornata mondiale missionaria e ci dà lo spunto per partire da qui e sviluppare la prima riflessione che riguarda la Chiesa nel suo complesso. Sentiamo e tocchiamo con mano la crisi che avvolge, come spire, la cattolicità nel cosiddetto mondo occidentale: chiese sempre più vuote, vocazioni sacerdotali al lumicino, così come quelle alla vita religiosa, un pauroso inverno demografico, matrimonio e famiglia declassati, consumismo alle stelle, relativismo e liquidità sui valori, legge naturale e Legge di Dio adombrate se non cancellate, con conseguenze sotto gli occhi di tutti.

XXVIII Domenica T.O. Anno C

CHI RINGRAZIA CHI?

“Non ne sono stati purificati 10? Gli altri dove sono?”

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E’ una scena da immaginare: da una parte Gesù con i suoi discepoli, dall’altra dieci persone con i campanacci per avvisare che si tratta di lebbrosi, affinché  non si accostino ad altre persone. Infatti, i due gruppi si fermano. Da lontano, i dieci derelitti riconoscono Gesù e lo pregano di avere compassione di loro. Evidentemente, già lo conoscevano nella sua umanità, pertanto non gli chiedono la guarigione, ma la sua pietà. Perché? Ben sapevano della loro condizione, peccaminosa per quei tempi, e altro non potevano chiedere se non uno sguardo di benevolenza.

XXVIIma Domenica T.O.Anno C

L’inutile servo

“Siamo servi inutili. 
Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”

 

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Ci sono giornate che non ti fermi manco con le cannonate: fai tutto quello che devi fare per la tua famiglia, per gli amici, per il lavoro, per la Chiesa, per il mondo, e poi ti accorgi, gioco forza, che sei sfinito e ti lasci andare. Ci pensi e ripensi, prendi in mano il Vangelo e leggi: “…quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare.” (dal Vangelo secondo Luca)

XXVIma Domenica T.O.Anno C

 Farsi carico

“C’era un uomo ricco…… e uno povero.....!”

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Mi capita, proprio in questi giorni, di riprendere il libro di Geoges Bernanos, “Diario di un curato di 
campagna”, e leggo: “mi dicevo dunque che il mondo è divorato dalla noia. Naturalmente, occorre riflettervi un po’ per rendersene conto, non ce se accorge subito. E’ una specie di polvere. Andate e venite senza vederla, la mangiate, la bevete, è così sottile, così tenue, che non scricchiola neanche sotto i denti.”
Questa riflessione dell’autore francese, cattolico, l’ho trovata affine al passo del profeta Amos, quando dice: “guai agli spensierati di Sion e a quelli che si sentono sicuri.”

XXVma Domenica T.O. Anno C

 NON DIMENTICA

“Non potete servire due padroni!”

Nella Bibbia si legge spesso dell’ira di Dio, di collera, di abbandono, di castighi. Poi, tutto si placa, la misericordia abbonda e l’aiuto non viene a mancare, anche perché la giustizia ritrova il suo corso. Però, non finisce a vino e tarallucci, appunto perché la giustizia è foriera di verità ed oggi come allora il Signore dice: “…il Signore disse: ascoltate questo, voi che calpestate il povero e sterminate gli umili del paese…certo, non dimenticherò mai tutte le loro opere.” (dal Libro del profeta Amos)

14/09/2025 ESALTAZIONE DELLA CROCE

        ESALTAZIONE DELLA CROCE

PER RESTARE IN VITA
..chiunque crede in lui non vada perduto

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Mentre mi apprestavo a stendere la settimanale riflessione, arrivavano le notizie sull’assassinio del trentunenne americano, Charlie Kirk. E’ avvenuto durante uno dei suoi incontri con i giovani studenti universitari, con i quali si confrontava sui principali argomenti che scuotono le nuove generazioni. Non si risparmiava, parlava chiaro e questo gli è costato la vita. E’ angosciante!
Al di là della vicenda, della testimonianza di questo giovane padre di famiglia, rileggo la prima Lettura di questa domenica in cui si medita sull’Esaltazione della Santa Croce con spirito critico: “…fatti un serpente e mettilo sopra un’asta; chiunque sarà stato morso e la guarderà, resterà in vita.” (dal Libro dei Numeri)
Questa Parola sembra proprio che non corrisponda a quanto accaduto a Kirk: è stato morso dal serpente, il maligno che si annida nella mente e nel cuore di chi conosce solo la violenza e il peccato pur di affermare i suoi deliri, ed è morto. Però, se guardiamo con gli occhi della fede, ecco che lui resta in vita, nell’eterna partecipazione della gloria in Paradiso e nel testimone che ci ha lasciato affinché ciascuno di noi ne condividesse l’esempio e la dedizione per il bene di tutti, anche dei nemici.

XXIIma Domenica T.O. Anno C


IL Paradiso
chi si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».

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Il mondo pretende di affermare che ci sarebbe la possibilità di trasformare questa terra in una sorta di paradiso. Per come vanno le cose, sembra che sia sulla strada desiderata, anche se i piani a breve scadenza devono essere rimodellati.

E’ un mondo stolto, sono stolti tutti coloro che si sbracciano per ottenere il lasciapassare che garantisca l’idoneità ad entrare in quel paradiso del tutto e subito, del possedere a discapito di chiunque ostacoli tale traguardo, fosse anche l’innocente o il povero di turno.

E’ il mondo che inneggia a tutto ciò che è contro la legge naturale, che cancella ogni riferimento ai valori, che ostacola la vita della Chiesa, rinnegando secoli di storia e tradizioni.
E’ un mondo che vuole sostituirsi a Dio, che non riesce a capire che Dio è tale perché è:“…Padre degli orfani e difensore delle vedove, è Dio nella sua santa dimora.” (dal Salmo 67)

XXIma Domenica T.O. Anno C


 L’ingiustizia, la fedeltà
sforzatevi di entrare per la porta stretta

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C’è un invito ben preciso nella Lettera agli Ebrei di questa domenica di fine estate, quando l’atmosfera vacanziera ti avvolge nel dolce far niente, è quello di riprendere con forza un cammino che dia senso alla tua vita di tutti i giorni. E’ una metafora facilmente riscontrabile per chi si pone nell’esperienza diretta del pellegrinaggio a piedi: “…rinfrancate le mani inerti e le ginocchia fiacche e camminate diritti con i vostri piedi, perché il piede che zoppica non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire.”

XXma Domenica T.O. Anno C

La pace o la divisione
Non sono venuto a portare pace sulla terra, ma divisione.

 

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Ero lontano dal mondo della Chiesa, i ricordi d’infanzia, al catechismo o all’o ratorio, erano, se non cancellati, deposti nel limbo della memoria, mentre i miei interessi erano incentrati sul vivere alla moda del tempo. La cosa non mi angosciava, anzi, i miei giorni giovanili scorrevano tranquilli, senza eccessi di alcun genere, tipo quelli del ’68 o quelli del “mondo dei fiori” con gli slogan dell’amore libero: “fate l’amore non fate la guerra” o “mettete dei fiori nei vostri cannoni”. Insomma, non: “…mi ha tratto da un pozzo di acque tumultuose, dal fango delle paludi...”. (dal Salmo 39)

 XIXma Domenica T.O.Anno C

Il molto a nostro carico
tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, 
viene il Figlio dell’uomo

 

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Le Sacre Scritture si presentano in modo tale che il primo venuto può trovare di che istruirsi e in una sola unica frase il sapiente e l’ignorante scoprono significati impensati. Condivido questo pensiero di San Girolamo perché con le Sacre Scritture ci si rapporta come in un confronto, un colloquio, del tutto personale. Motivo per cui, ciascuno corrisponde in base alla sua particolare capacità di capire, interloquire, apprendere. Cioè, in parole povere, la Parola di Dio, riportata dal Canone, interpella, ogni volta che la ascoltiamo, la propria specifica coscienza, il senso della propria vita, alla luce del messaggio evangelico. Perciò, la domanda di Pietro: “Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?” ha la risposta scontata di Gesù. Vale per tutti, per ogni persona nei secoli dei secoli. Una risposta che precisa: “…a chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto” (dal Vangelo secondo Luca)
Partiamo dal presupposto che a tutti fu dato, e viene dato, molto, a cominciare dal dono della vita, di cui dobbiamo, pertanto, rendere conto alla fine.
XVIIIma Domenica T.O Anno C

Le nostre mani
Rendi salda l’opera delle nostre mani(salmo 89)

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Provate ad osservare le mani di un neonato, poi quelle di un bambino e, infine, quelle di un vecchio. 
Mettetele a confronto e vedrete la bellezza dei cambiamenti di quelle stesse mani all’inizio della vita rispetto al tramonto di quella stessa esistenza. Le paffute mani che nel corso del tempo si trasformano in ossute e venose sono il segno dell’operosità che avviene attraverso le cose che nel corso degli anni hanno saputo modellare:“…sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio: rendi salda per noi l’opera delle nostre mani, l’opera delle nostre mani rendi salda.” (dal Salmo 89)

Il salmo rende grazie di questa realtà che si rinnova di generazione in generazione, soprattutto, esalta la bontà creatrice del Buon Dio, la sua perfezione nel tracciare ogni crescita e ogni opera a noi assegnata. Non per merito nostro, ovviamente, perché, viceversa, a nostra condanna suonerebbero oltremodo vere le sue parole:“…vanità delle vanità, dice Qoelet. Vanità delle vanità: tutto è vanità.” (dal Libro del Qoelet)

Vi troverò. Vi insegnerò a pregare


XVIIma Domenica T.O
Anno C

 

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Siamo immersi nella vita per ben due volte, anzi tre!
La prima quando le cellule generative di padre e madre si incontrano e puff! veniamo risucchiati attraverso canali e sponde varie in una specie di caverna dove ci attacchiamo in attesa di istruzioni per e nostre chiamate di aiuto.
Se tutto va bene, prima di vedere la luce, ci restiamo, più o meno, nove mesi.
La seconda volta veniamo immersi in una fonte d’acqua; viene chiamato “Battesimo.”
Ora non si usa quasi più l’immersione, si cosparge il capo con acqua benedetta cui fanno seguito altri gesti e preghiere.
Della terza volta invece, scriverò dopo.

LA PARTE MIGLIORE

XVIma Domenica T.O
Anno C
Dalla vita ci aspettiamo sempre il meglio. E’ nella logica delle cose sperare sempre che i propri desideri si realizzino. Ci facciamo in quattro affinché quanto auspicato avvenga secondo le nostre previsioni, sebbene qualche volta gli eventi superino le aspettative, come avvenne, per esempio, per Abramo: “…tornerò da te fra un anno a questa data e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio.” (dal Libro della Genesi) Come dire, non sempre si è degni, ma mettendosi nella predisposizione giusta, come fece Abramo, il Buon Dio ripaga con moneta buona, quando meno te l’aspetti. Certo occorre lasciare da parte ogni supponenza, vincere ogni tentazione di volersi ergere quale padrone di vita e di morte sulla propria esistenza e su quella degli altri. Come stanno cercando di fare, proprio in questi giorni, in Parlamento dove è approdata una proposta di legge sul suicidio assistito, una forma di eutanasia mascherata.

LA VOCE DEL SIGNORE

 XVma Domenica T.O
Anno C

 

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I santi, soprattutto i mistici, dicono di aver sentito in cuor loro la voce del Signore che li ha chiamati alla conversione per la loro salvezza e per coloro a cui sono stati mandati.
Da bambino, quando sapevo che alcuni più grandicelli di me entravano in seminario, li guardavo con invidia perché, mi dicevo, loro hanno avuto la chiamata, hanno sentito la voce del Signore.
La prima lettura di questa domenica mi ha sollecitato questo ricordo: “…obbedirai alla voce del Signore, tuo Dio, osservando i suoi comandamenti e i suoi decreti…e ti convertirai al Signore, tuo Dio, con tutto il cuore e con tutta l’anima.” (dal Libro del Deuteronomio)

COME UNA MADRE

 XIVma Domenica T.O.
Anno C

Ricordo che fece scalpore un’espressione di Papa Giovanni Paolo I che, sorridendo com’era suo solito, sottolineava come Dio fosse Padre, ma anche madre. Ho sintetizzato il concetto per evidenziarlo, perché, a suo tempo, suscitò in me una piacevole constatazione che viene riportata anche nella prima Lettura di oggi: “…voi sarete allattati e portati in braccio, e sulle ginocchia sarete accarezzati. Come una madre consola un figlio, così io vi consolerò.”  (dal Libro del profeta Isaia)
Più chiaro di così! E’ il Dio che per farsi conoscere usa il linguaggio del corpo di una comune madre, di una mamma che solo lei sa come accogliere, custodire, accarezzare, coccolare, consolare il proprio figlio. Ecco, questo nostro Dio è fatto così, per ciascuno di noi: ci chiama alla vita, ci accoglie e ci affida alla nostra mamma perché sa che solo lei saprà come custodirci, come amarci.

LA DOMANDA FONDAMENTALE

Festa dei SANTI

PIETRO E PAOLO APOSTOLI
Anno C

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“…Ma voi chi dite che io sia?” (dal Vangelo secondo Matteo)
Questa domanda supera lo spazio e il tempo, quindi è rivolta anche a ciascuno di noi. Dobbiamo una risposta.
Non siamo al cospetto di Gesù in carne ed ossa, ma una volta almeno nella vita chi non ha sentito nel proprio cuore rivolgersi questa domanda?
Nel corso dei secoli ci sono state risposte molto diversificate tra loro, a cominciare da quella di Pietro, la più significativa e centrata; poi, a cascata, quella di tanti altri: santi, discepoli, semplici fedeli, traditori, indifferenti, persecutori.

INSIEME ALL’ALTARE DI DIO

Santissimo Corpo e Sangue di Cristo 
Distribuzione pani e pesci
Anno C

 

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Quante Eucaristie si celebrano ogni giorno, ogni festa, ogni domenica? Centinaia, migliaia, sicuramente
un numero esorbitante nelle quali, chi vi partecipa, si trova insieme ad altri, in gruppi di pochi o tanti, più o meno come quelli di cui parla il Vangelo:“…Egli disse ai suoi discepoli: “fateli sedere a gruppi di cinquanta circa.” Fecero così e li fecero sedere tutti quanti.” (dal Vangelo secondo Luca)
Allora c’erano a disposizione solo cinque pani e due pesci, oggi, dall’ultima cena in poi, c’è a disposizione il Corpo e il Sangue di Gesù che si offre nella consacrazione del pane e del vino all’altare di Dio. A differenza dei cinquemila uomini del Vangelo, che mangiarono da seduti, gli uomini di oggi dovrebbero stare in ginocchio in segno di umiltà e di sincero ringraziamento per il dono di Amore che avviene all’Altare di Dio.

 

NOVE MESI PER LA VITA

NONO MESE

                                        29 GIUGNO 2025
VOGLIO  LA MAMMA  E IL PAPA’
         UNO SGUARDO CHIARO


Guardo Peter Pan con i miei figli e mentre Wendy canta “Una vera mamma è la cosa più bella che ci sia al mondo” ai bimbi sperduti, Francesco e Michele si accoccolano, come a dire “la mia mamma è qui”, ed io mi commuovo.
Questi figli, capaci di farmi scoppiare il cuore di amore, ma anche di farmi perdere sonno e pazienza! Mi fanno litigare e fare pace con le parti più profonde di me, ogni giorno mi richiamano ad abitare la pienezza della mia maternità: mentre do la vita, sono disposta a morire.

Il Peso della fede

 Santissima Trinità
 
Anno C

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A volte il peso della vita diventa insopportabile. La vita è bella, non lo si discute, ma alzi la mano chi non abbia avuto nel corso dei suoi anni anche momenti difficili. Se di breve durata, si dimenticano e si torna alla consuetudine, se, invece, con esisti persistenti, ecco che allora diventano quel peso che rende la vita, propria e dei familiari, un calvario che solo il Buon Dio può conoscere. A tal proposito, si possono verificare due situazioni: una forma di arrabbiatura nei confronti di Dio, oppure l’affidamento alla sua volontà, con l’accettazione di un altro peso da portare, quello della fede. In questo senso, ne danno conferma le parole del Vangelo di questa solennità:“…molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.” (dal Vangelo secondo Giovanni)

PER NON DIMENTICARE

      Domenica di Pentecoste
 Anno C

Preghiamo lo Spirito santo
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Se il tutto si fosse ridotto ad una storia, quella della vita di Gesù e dei suoi primi discepoli, si sarebbe trattato di una buona biografia e la faccenda, come tante altre, moriva lì. Invece, continuiamo ancora a leggere questo libro, a studiarlo, a seguirne le istruzioni per meglio conoscerlo. Come mai? Perché questa storia non è finita nel dimenticatoio, da riprendere solo per studi filologici o letterari?
La risposta è nel Vangelo di questa domenica di Pentecoste: “…il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.” (Vangelo secondo Giovanni)
Ecco, è lo Spirito Santo colui che non lascia cadere nell’oblio l’evento più clamoroso della storia umana: l’Incarnazione di Dio.

I CONFINI DEL NOSTRO MONDO

 Ascensione del Signore
Anno C

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Oggi, come d’altronde in altre epoche, occorre un invidiabile coraggio, necessario per capire come posizionarsi nelle situazioni di confusione e di pericolo per la fede che stiamo vivendo nella Chiesa, soprattutto in Europa. E’ rimasto inascoltato, infatti, l’appello, a suo tempo, di Giovanni Paolo II che sollecitava: “Cresca l’Europa! Cresca come Europa dello spirito, sulla scia della sua storia migliore, che ha nella santità la sua espressione più alta.” Fu rifiutato e tutt’ora non si intravedono ripensamenti, tant’è che l’ingiustizia dilaga in tutti i suoi confini, esportata, inoltre, in ogni parte del mondo. Si rimane, infine, impotenti davanti a questa realtà, al punto tale che si è costretti a domandarsi quali siano i propri, personali, confini. Ascoltando la Parola di questa solennità, una risposta c’è: “…riceverete la forza dello Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e Samaria e fino ai confini del mondo.” (dagli Atti degli Apostoli).

LA DIMORA DELL’AMORE

 Sesta Domenica di Pasqua
 Anno C

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Si dice che la casa dell’amore trovi spazio nel cuore di ogni persona. Per esprimere questo concetto, infatti, è universalmente utilizzato il disegno, il logo a forma di cuore. In tutte le salse e melense fantasie. Però, l’amore vero, quello che non pone limiti, non ha bisogno dei cioccolatini, lo si scopre nella gioia del dono di sé stessi, sull’esempio di Gesù Cristo. Poi, l’oblatività della propria esistenza può esprimersi in diversi modi: nel vincolo matrimoniale, costruendo una famiglia; nella vocazione sacerdotale, guidando una comunità; nell’offerta di vita religiosa e contemplativa, condividendo il bisogno di fraternità e di alta spiritualità; nel dono del proprio tempo, del proprio lavoro nel volontariato, per l’aiuto al servizio dei poveri e dei più svantaggiati. Non ci sono, quindi, scusanti per giustificare insipienze, indifferenze o scetticismi. Certo, si può cedere, sì può essere traditi, andare incontro a delusioni, a notti dell’anima, ma a tutto questo c’è un antidoto: “…se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.” (dal Vangelo secondo Giovanni)

 LE TRIBOLAZIONI

Quinta Domenica di Pasqua

Anno C

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Nel corso della storia di ogni giorno, pure di questo giorno, ci sono uomini e donne, bambini e vecchi, che trascorrono le loro ore nella paura di non farcela ad arrivare a sera. Si trovano coinvolti in fatti di odio e di guerre che li sovrastano, soprattutto i bambini, senza alcuna colpa. Stentano e le loro tribolazioni rendono la vita infelice e senza futuro. Avviene in Medio Oriente, a Gaza, in Ucraina, in Africa. In altri luoghi, all’insicurezza si aggiunge la persecuzione a causa della propria fede. In Centro America, ancora in Africa, nei paesi Arabi, in Asia, soprattutto per chi si professa cristiano. Lì si sperimenta il martirio, si soffre e si muore a causa del nome di Gesù Cristo. Dicevano i primi cristiani: “il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani”, ed è vero anche oggi, da ogni parte del mondo giungono notizie d’ingiustizie, di vessazioni e proibizioni tali da dover constatare che non è cambiato nulla dai tempi apostolici, come testimoniavano Paolo e Barnaba :“…confermando i discepoli e esortandoli a restare saldi nella fede perché, dicevano: “dobbiamo entrare nel Regno di Dio attraverso molte tribolazioni.” (dagli Atti degli Apostoli)

LA MANO SICURA

 Quarta Domenica di Pasqua
Anno C

 

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In questi giorni di conclave, subissato da dirette televisive condotte da capisquadra da stadio, tutti si sentono capaci d’intervenire su questioni che riguardano la Chiesa pur ritenendosi estranei ad essa o, comunque, miscredenti se non apertamente avversari. Roba da spingere ad immediato cambio di canale o di veloce passaggio ad altri spot. Anche negli ambienti di lavoro, pure fra amici al bar o fra fedeli in parrocchia. Questa è la realtà con cui ci si deve confrontare e spesso cadono le braccia, ma i veri discepoli di Gesù non demordono e, per consolarsi, tengono presente quanto accadde ai tempi dei primi apostoli: “…molti giudei e proseliti credenti in Dio seguirono Paolo e Barnaba ed essi, intrattenendosi con loro cercavano di persuaderli a perseverare nella grazia di Dio.” (dagli Atti degli Apostoli).

LA RETE IN PRESTITO

 Terza Domenica di Pasqua
Anno C

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In chiesa, la mia parrocchia da bambino, fra i tanti affreschi alle pareti, ricordo bene la grande scena in cui Gesù, su una spiaggia, è vicino a Pietro, intento a raccogliere una grossa rete, e lo chiama: “lascia, che ti farò pescatore di uomini. Seguimi!” Fu così che ebbe inizio l’avventura di quell’uomo, dietro al profeta che suo fratello Andrea gli aveva già indicato. La rete, però, non venne gettata e abbandonata, infatti, vediamo che ancora una volta è fra le mani, giustamente, di quel padre di famiglia: “…allora Simon Pietro salì sulla barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatre grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò.” (dal Vangelo secondo Giovanni) 

IN MEZZO A NOI

Seconda Domenica di Pasqua
 Anno C

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Se entri in una chiesa e non vedi al centro della stessa una croce, se non vedi il lumino acceso all’altare principale, davanti al tabernacolo, significa che sei entrato in un auditorium, quando va bene, o in un tempio senza Dio, cioè in un parlamento. Non può stare in piedi una Chiesa che non mette al centro Gesù Cristo, perché fin dai tempi apostolici: “… venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: “Pace a voi!” (dal Vangelo secondo Giovanni).
Gli apostoli erano nel cenacolo, la prima chiesa, stavano a porte chiuse, per paura, poi, con Gesù in mezzo a loro, le cose cambiarono. Non poteva essere diversamente, perché avevano un riferimento ben preciso: il loro Maestro, vivo e risorto, ed ora ricordavano le sue parole. Ora sapevano che con la sua Pace nel cuore potevano affrontare ogni rischio, potevano sentirsi fratelli in fiducia fra di loro e con Gesù.