30 marzo 2019

LA LIBERTA’ DEI FIGLI


Quarta Domenica di Quaresima (Anno C)
Il Padre della famosa parabola del figliol prodigo, com’era detta una volta, riconosce ai suoi figli il diritto alla libertà e non solo a parole, ma nei fatti. Un uomo così ricco e sicuro di sé non avrebbe avuto alcuna difficoltà ad incaricare un suo servo di seguire passo passo il figlio scapestrato, tanto più che ben sapeva della supponenza del figlio minore. Per amore, viene da dire, avrebbe dovuto fare così, se non altro, per proteggerlo, ma era giusto che cominciasse a camminare con le sue gambe. Un po' come per il popolo d’Israele, come ci viene raccontato nel Libro di Giosuè:
“…e a partire dal giorno seguente, come ebbero mangiato i prodotti della terra, la manna cessò.”

9 marzo 2019

LA CESTA DELLE PRIMIZIE


Prima Domenica di Quaresima (Anno C)

Leggendo e ascoltando attentamente la Parola di questa prima domenica di Quaresima emerge con evidenza il ripetersi dell’espressione “Signore, tuo Dio”. Come ad indicare un rapporto personale, quasi preferenziale che siamo invitati a tenere con colui che è il Creatore della vita. Nel momento e nell’ora in cui ci accorgiamo di non essere, ciascuno di noi, un frutto del caso, da quell’istante sentiamo di non essere più soli, cogliamo una presenza potente dentro di noi che ci mette in movimento, che ci fa cercare la sorgente della nostra esistenza. Che ci porta all’ascolto di questa Parola cui rendiamo grazie per la gioia che ci dona, per le prospettive che si aprono davanti a noi: essere figli di Dio, cui tutto dobbiamo. Questa consapevolezza fa sì che ci sforziamo di offrire a nostra volta tutte le nostre primizie:
“…le deporrai davanti al Signore, tuo Dio, e ti prostrerai al Signore, tuo Dio.” (dal Libro del Deuteronomio”

2 marzo 2019

IL FRUTTO DELL’ALBERO


Ottava Domenica T.O.(Anno C)
Dai “quaderni spirituali” del beato Alberto Marvelli traggo lo scritto che spiega come “se un uomo è accecato, è stolto se afferma che non c’è il sole; così se uno non crede, è stolto a dire che Dio non esiste”. Questo pensiero è molto ben supportato dal Salmo: “…Come sono grandi le tue opere, Signore, quanto profondi i tuoi pensieri! L’uomo insensato non li conosce e lo stolto non li capisce.” Mi ha colpito l’inquadramento dell’uomo stolto che siccome non capisce la grandiosità della creazione, non vi riconosce la paternità del Signore. Vive, o meglio, si ostina a vivere come il “buon selvaggio” incurante del come nasce, cresce, si sviluppa la propria esistenza. Tutt’al più tenterà di dissimulare quella condizione con concetti filosofici e pure astrusi principi morali. Per smascherare questa impostazione è sufficiente il breve passaggio tratto dal Siracide: “…Il frutto dimostra come è coltivato l’albero, così la parola rivela i pensieri del cuore.”